Muti, che festa al Conservatorio: «Napoli passaporto del mondo»

Muti, che festa al Conservatorio: «Napoli passaporto del mondo»
di Donatella Longobardi
Sabato 31 Luglio 2021, 08:31 - Ultimo agg. 19:36
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«Questo monumento è un mondo,la biblioteca è un patrimonio unico, qui c'è la storia. La mia. Ora che il mio cammino è giunto a sera, come diceva Verdi, non vorreimorire e vedere il centro storico di Napoli imbrattato, mi addolora il mancato rispetto del bello e dell'armonia, dobbiamo riprederci il nostro passato». Riccardo Muti è un fiume in piena. Parla di sé, dei suoi ricordi, parla della Napoli grande capitale di cultura. La sua festa per gli 80 anni, compiuti il 28, al San Pietro a Majella si trasforma in un momento di ricordi, riflessioni e denunce. Accolto festosamente nell'antica scuola musicale, dove si formò nella classe di pianoforte di Vincenzo Vitale, il maestro non si risparmia, stringe mani, sorride a tutti. Nel finale un piccolo incidente tra il caldo e l'emozione: Muti scivola salendo sul palcoscenico mentre gli portavano la torta augurale e cantavano «Tanti auguri a te».

«Ma non riusciranno a farmi fuori facilmente», scherza. Alla serata ci sono i compagni del liceo Vittorio Emanuele e tanti che hanno studiato in conservatorio con lui. Per tutti una parola e un ricordo. Appena arrivato in compagnia della moglie Cristina, ha ricevuto il saluto del direttore Santaniello, del presidente Carbone e di monsignor Vincenzo De Gregorio in veste di presidente dell'associazione ex allievi del conservatorio.

Poi un breve colloquio con il governatore De Luca davanti ai pannelli che mostrano il grande progetto di restauro conservativo dell'edificio. Quasi otto milioni che la Regione ha già stanziato. «E investiremo ancora di più», annuncia De Luca, «dobbiamo recuperare altre risorse per fare di questa zona la città della musica. Quando siamo intervenuti, un paio di anni fa, c'era uno stato di degrado allucinante. E pensare che questa è una delle istituzioni musicali più importati al mondo».

tal senso il feeling tra De Luca e il maestro registra anche un altro siparietto: Muti ha raccontato al governatore che anche la «Marsigliese» è stata creata in Italia, visto che i cugini francesi hanno copiato da un concerto di Giovanni Battista Viotti e il presidente la fa ascoltare sul suo telefonino. Ma è proprio la forza della storia della musica che è passata di qui a dominare tutta la serata. Muti ne parla anche in una conversazione con monsignor De Gregorio, rettore dell'Istituto pontificio di musica sacra, a proposito del libro scritto a quattro mani dal maestro e dal filosofo Massimo Cacciari, Le sette parole di Cristo. Muti fa una vera e propria lezione di musica. Su Haydn, sul brano sugli ultimi momenti della vita di Gesù. Parla della piccola tavola di Masaccio esposta a Capodimonte, quel dipinto che «è in sintonia» con le note del grande compositore tedesco. L'urlo della Maddalena, il dolore composto di Maria, le lacrime di Giovanni. E De Gregorio ricorda tra l'altro di quella volta in cui a San Lorenzo Maggiore il maestro diresse l'opera mentre lui esponeva alcune riflessioni.

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Occasione anche questa per ribadire il senso delle radici, di una scuola che affonda nelle note di Gesualdo da Venosa, di Paisiello, di Donizetti, di Rossini, di Bellini, di Mercadante. Un mondo, dice Muti, «che ha condizionato tutta la mia formazione». E indica ai giovani studenti in sala (ne ha voluti una sessantina) la strada verso il futuro. «Aver studiato qui è un privilegio, un passaporto per il mondo. Napoli è grande perché ha un tesoro nascosto che aspetta di essere riportato alla luce. Le istituzioni culturali cittadine devono mettersi insieme, le devono guidare persone che conoscono la nostra storia. Che non è una storia qualsiasi: bisogna amarla per conoscerla. Non servono dirigenti né star di passaggio».

La serata era stata aperta da una mostra fotografica (curata da Riccardo Canessa) sull'attività del maestro affiancata dall'esposizione dei registri scolastici degli anni un cui Muti studiava al San Pietro a Majella, il diploma con tutti 10 e lode il 20 luglio del 1962. Lui si diverte, li mostra con orgoglio. Poi la consegna del Premio Dorso per il suo impegno meridionalista e, per finire, un concerto diretto da Antonio Florio con le voci soliste di Rosa Feola e Maria Grazia Schiavo. Ancora Settecento napoletano. «Quel Settecento che ho portato per cinque anni a Salisburgo», ricorda lui complimentandosi per l'esecuzione e il rispetto dello stile.

La caduta crea un momento di disagio, ma è sempre il maestro a stemperare la tensione tagliando la torta e mangiandone un pezzo.
Stamane Muti si recherà a Scampia. Farà visita al centro Hurtado, un polo di formazione e legalità. Una realtà di volontariato incredibile dove ci sono anche laboratori di cartotecnica, di legatoria per libri antichi e di sartoria che producono manufatti con il marchio «fatto@Scampia» Poi si sposterà nella vicina chiesa di Santa Maria della Speranza dove lo attendono i ragazzi dell'orchestra Musica Libera Tutti per una lezione sulla Sinfonia 40 di Mozart.
 

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