Il ritorno di Roberto De Simone: «Porto Mozart e De Leva nel bosco di Capodimonte»

Il ritorno di Roberto De Simone: «Porto Mozart e De Leva nel bosco di Capodimonte»
di Donatella Longobardi
Sabato 29 Giugno 2019, 08:00
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Ideando il suo nuovo concerto, Roberto De Simone aveva pensato di portare quattro pianoforti «a spasso» nel bosco di Capodimonte, trasportandoli su pedane di legno. «Volevo ricreare il mondo immaginato da Di Giacomo, quel bosco fatato dove danzavano le più belle donne del Settecento, un luogo perduto della memoria», racconta il maestro che ieri sera a Casamarciano, nell'ambito del Napoli Teatro Festival, ha firmato un concerto di Raffaello Converso, «Canti e suoni della dimenticanza».
 
E che ora è autore di una nuova sfida. Un grande concerto-sinfonico corale con musiche di Mozart, e quelle di De Leva e sue composte recentemente sui versi della digiacomiana «A Capemonte», in programma il sette e otto luglio a Capodimonte tra il rinnovato belvedere e il cortile del museo. Impegnati più di cento musicisti, una ottantina di coristi e la voce solista di Anna Rita Gemmabella con sul podio Alessandro De Simone, docente al San Pietro a Majella, compositore, studioso, nipote del musicologo. I quattro pianoforti previsti nel brano firmato dal maestro, e presentato in prima assoluta, saranno sistemati su un palco allestito in uno dei cortili dell'antico palazzo borbonico. Mentre quattro orchestre saranno sistemate in vari angoli del belvedere per realizzare l'effetto «stereo» immaginato già nel 1777 da Mozart nella sua «Serenade» n.8 K.286 in Re maggiore. E il pubblico si sposterà da un luogo all'altro, liberamente.

«Il concerto è riferito a tre secoli: il Settecento con Mozart, l'Ottocento con De Leva, l'epoca contemporanea con la mia composizione. Da quarant'anni pensavo di realizzare in un posto appropriato e in modo adeguato la geniale composizione di Mozart» ha spiegato De Simone, ricordando come già negli anni Settanta aveva progettato una esecuzione nei giardini di Boboli, a Firenze. Ma la cosa non andò in porto. Ora la possibilità di proporre il brano nel parco di Capodimonte, davanti a un panorama mozzafiato di Napoli e in un luogo che storicamente è stato testimone della diffusione della musica della Scuola napoletana del Settecento. Il maestro ha realizzato la revisione della partitura «affidando, secondo consuetudini d'epoca, la parte di continuo anziché a quattro cembali a quattro liuti o chitarre, tanto che si può affermare che a Capodimonte avvenga la prima esecuzione italiana della originalissima opera mozartiana».

«E a noi non poteva che far piacere inaugurare il Luglio Musicale con questo concerto di Mozart-De Simone», ha detto Sylvain Bellenger, direttore del museo e del real bosco di Capodimonte, nel presentare il programma della manifestazione. Quattro concerti, tutti a ingresso libero, iniziando da quello di De Simone. «Uno sforzo organizzativo importante con il quale ripercorriamo un immaginario poetico unico e irripetibile, alle radici della musica colta e popolare, grazie a De Simone che rappresenta l'anima di Napoli e il testimone della sua cultura» nota Elsa Evangelista, direttore artistico del Luglio che con pazienza ha tessuto i rapporti con il musicologo, riuscendo nell'impresa di far esibire contemporaneamente circa duecento musicisti e predisporre un cartellone che contempla anche un concerto di Chiara Polese e Enrico Terrone (soprano-tenore), uno di Stefano Gargiulo, uno del pianista Yves Henry.

Il resto lo ha fatto la Regione, supportando l'iniziativa per il quarto anno consecutivo nell'ambito di quello che Patrizia Boldoni e Rosanna Romano rispettivamente coordinatrice regionale Arti e Cultura e dirigente della direzione generale per le Politiche Culturali e il Turismo hanno definito «un rapporto privilegiato con il museo che con Bellenger ha trovato nuova linfa: un dovere essere affianco delle nostre eccellenze». L'ente di Santa Lucia è in prima fila, infatti, in tante iniziative di quello che sarà il «progetto integrato» Capodimonte, compreso il «percorso vita» con attrezzi per atleti nel bosco, i corsi di lingua napoletana, la grande mostra di settembre che dovrebbe essere inaugurata da Riccardo Muti dal titolo emblematico«C'era una volta», con l'esposizione di oggetti, porcellane, costumi di stile settecentesco messi a disposizione dalla sartoria del Teatro di San Carlo. «Faremo rivivere i fasti di quell'epoca straordinaria», spiega Bellenger. Un'epoca cui si rifà De Simone nel suo concertone in cui, nota il direttore, «stabilisce un rapporto tra musica popolare e colta che a Napoli non si possono dividere». «Solo Roberto De Simone poteva legare Mozart, De Leva e Salvatore Di Giacomo», insiste Bellenger raccontando le visite al maestro con Elsa Evangelista per realizzare il progetto partito proprio dai versi di Di Giacomo e musicati da Enrico De Leva per un contralto o per un baritono-tenore.

«De Leva era un ottimo musicista, purtroppo oggi poco frequentato. Ai suoi tempi lo dirigeva Toscanini. Ma la profondità del testo digiacomiano, apprezzato e tradotto in italiano da Pasolini, mi ha indotto a musicarlo di nuovo in forma di cantata articolata con maggiore sviluppo, digressioni e citazioni storiche», ha spiegato il maestro ricordando come quei versi erano stati commissionati al poeta in occasione di una visita a Napoli della Regina Margherita. «Ma lui non si presentò all'incontro, non era un nostalgico borbonico, ma in quei versi metteva l'accento su un'epoca felice che i Savoia avevano cancellato, le loro ombre tornavano come fantasmi danzanti. Parliamo di due mondi, da un lato la raffinatezza che veniva da Vienna, dall'altra regnanti piovuti dal Nord con scarsa cultura. Nel Settecento il re e la regina una volta l'anno ballavano in pubblico la tarantella, vera danza nazionale. Maria Carolina indossava maschere bellissime, ancora conservate nella biblioteca del San Pietro a Majella. Un mondo che l'Unità d'Italia aveva messo a tacere per sempre».
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