Nino D'Angelo al San Paolo: «Festa per il cuore di Napoli»

Nino D'Angelo al San Paolo: «Festa per il cuore di Napoli»
di Federico Vacalebre
Sabato 24 Giugno 2017, 09:53
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La vita è così. L'altra sera Nino D'Angelo è stato uno degli ospiti d'onore della festa per le nozze d'argento di Sal Da Vinci. Stasera la voce di «C'era una volta... Scugnizzi» gli renderà il piacere salendo sul palco del San Paolo, tra i ragazzi della curva B, per festeggiare i sessant'anni dell'ex ragazzo in jeans e maglietta, che li ha compiuti mercoledì, ma non vede l'ora di festeggiare «tra la mia gente, con le mie canzoni», ripete come in un mantra verace.

Sal Da Vinci ricorda: «Io sono stato al matrimonio di Nino, mi portò papà Mario. Quando non facevo ancora il cantante ho scritto un pezzo per lui, Chi. Più recentemente, ne abbiamo scritto un altro insieme, pensando al nostro percorso di uomini, di mariti, di padri: Eternamente nuje. Appena possibile lo metterò su disco: sarà fuori moda la centralità della coppia e della famiglia, ma mi piace sentirci vicini umanamente, oltre che artisticamente, pensare che sia siamo credibili quando cantiamo l'amore perché ci crediamo ancora, davvero». Stasera, anzi stanotte, perché sarà lunga, per i quindicimila che non aspettano altro che intonare «Napoli, Napoli, Napoli», Da Vinci duetterà con D'Angelo «Voglio pensa' a te».

In scena ci sarà anche Raiz: «Nino sta ai napoletani come Marvin Gaye agli afroamericani», rilancia il figlio di Annibale, che con gli Almamegretta ha fatto sua «Ciucculatina d''a Ferrovia», trasformandola in un dub della città porosa: «Senza quella canzone non avrei scritto Nun te scurda'. Adorato dal popolo e snobbato in un primo momento dall'intellighentia, lui è il cantante popolare per antonomasia: per il mio modo di cantare è stato un'ispirazione imprenscindibile».

Enzo Gragnaniello, atteso per un trietto con James Senese sulla note di «E io te credo», rilancia: «D'Angelo è l'unico artista popolaresco che supera i codici dei vicoli senza rinnegarli, che dimostra di saper cogliere il disagio della città, non solo assecondarlo».

Tra quelli che ci saranno, Monica Sarnelli azzarda: «È l'uomo, non solo l'artista, che avrei voluto essere». Anche per Maria Nazionale è «un punto di grande riferimento, personale e musicale, un faro, un rinnovatore della canzone partenopea, insieme tradizionale e moderno». «È la parte più vera di me, che ho imparato solo col tempo ad accettare e ad amare», confessa Daniele Sanzone degli A67. Per Serena Autieri stasera si celebra «un pezzo di cuore della nostra città, una bella fetta di musica, costume e cultura della nostra gente, uno scugnizzo che ha saputo diventare maestro di strada. E un mio, luminoso, amico». In sintonia Franco Ricciardi: «Rappresenta la speranza del nostro popolo, è quello che ce l'ha fatta partendo dal nulla. È il simbolo dell'arte che vince ogni cosa, compresa la povertà, l'ignoranza e il pregiudizio».

Rocco Hunt e Clementino ricordano la prima volta che si sono trovati insieme con il «maestro D'Angelo», come lo chiamano con orgoglio d'appartenenza: «Era ai funerali di Pino Daniele, io ero scoppiato in lacrime, lui ci abbracciò come avrebbe fatto con i suoi nipoti», rammenta il ragazzo di «Nu juorno buono». Conferma l'amico: «E noi suoi nipoti ci sentiamo. Veniamo dal basso, dalla gente semplice come lui. La canzone napoletana moderna inizia con Carosone e passa poi per Peppino Di Capri e per il sommo Pino Daniele e la stagione del neapolitan power. Ma senza di Nino, senza La discoteca, senza il ragazzo che ha trovto nuove parole e suoni per cantare l'amore e l'orgoglio di sentirsi napoletani quel filo rosso si sarebbe interrotto. Se noi siamo qui è anche merito suo».

E i complimenti, le parole d'amore e stima, ma anche i ricordi potrebbero andare avanti a lungo, perché in scena, insieme, a gruppi, da soli, saliranno anche Brunella Selo, Luche', Gigi Finizio, Fortunato Cerlino...

L'uomo senza giacca e cravatta è pronto a divertirsi con loro e i «15.000 ragazzi della curva B. Per una notte almeno, tifiamo tutti per la stessa squadra e la stessa città, abbiamo tutti la stessa canzone nel cuore». Sarà retorica, ma sembra aver contagiato davvero tutti: uno striscione stasera dirà: «Siamo qui, Napoli, Napoli, Napoli». E in cielo sventolerà «'na bandiera tutt'azzurra/ c'arrassumiglia o cielo/ e o mare e sta città». È retorica, ma come insegnava il maestrone Guccini parlando di «La locomotiva», ci sono narrazioni popolari che hanno bisogno dell'enfasi della retorica. «Forza Napoli», diceva la canzone. Forza Nino, aggiungeranno i 15.000 eterni ragazzi della curva b in una tenera notte di inizio estate.
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