Noemi al Bellini: «Pianoforte e voce, due anime sul palco»

La cantante sold out al Bellini

Noemi al Bellini: «Pianoforte e voce, due anime sul palco»
di Federico Vacalebre
Domenica 4 Dicembre 2022, 09:33 - Ultimo agg. 5 Dicembre, 07:26
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Sold out in prevendita per Noemi, che apre domani a Napoli, teatro Bellini, il suo tour indoor, dopo essersi goduta nella scorsa estate il ritorno sul palco negli spazi all'aperto.

Al centro di tutto, Veronica (così all'anagrafe la quarantenne cantante romana, che di cognome fa Scopelliti), stavolta c'è il tuo pianoforte.
«Sì, la scenografia non distragga dai tasti bianconeri. Sono, anzi siamo, focalizzati sulla musica: il pianoforte è stato il mio primo amore da bambina, anche se avevo pudore, se non paura, di suonarlo in pubblico. Poi è venuta la canzone, la voce... Ecco, stavolta me la canto e me la suono».

Ma non sei da sola sul palco, anzi.
«Ho al mio fianco Riccardo Giovine al violoncello, Alessandro Duccio Luccioli alla batteria, Gabriele Greco al basso, Gianluca Massetti alle tastiere, Marco Rosafio alle chitarre e Simona Farris, una soprano, ai cori».

Scaletta?
«I miei brani che amo di più.

E, naturalmente, i miei brani che il pubblico ama di più. Poco più di una ventina di brani, tra qualche medley, qualche cover e, se me lo chiedono, qualche bis».

Cover?
«Oddio, torniamo al pianoforte, dove mi siedo anche per proporre il Clair de lune di Debussy e Some people want it all di Alicia Keys, sperando non sembri presunzione».

Magari è un altro modo di sorprendere il pubblico, dopo la svolta sonora più «mossa» ed il look più sexy sfoggiato negli ultimi tempi.
«Veronica/Noemi è una donna, e, quindi, il cambiamento è la sua fede. Debussy è la rivelazione concessa alla Veronica ragazzina, la Keys quella intravista dalla Noemi ormai adulta, alla ricerca di esempi possibili».

Che strada ti hanno mostrato questi esempi così distanti tra di loro?
«Quella della varietà, della libertà, della sincerità. Il mio è uno spettacolo acustico, come suggerisce il violoncello, meno elettronico delle mie ultime cose. Pop, ma anche classico, neoclassico, da ascoltare con orecchio attento. Un elogio della musica suonata, dell'incontro della mia ugola con gli strumenti, cosa che di questi tempi, parlo degli strumenti, abbiamo un poco perso di vista».

Il tour va avanti sino al 19 dicembre, con chiusura a Roma. Dopo che fai, un salto a Sanremo?
«No, no, non esageriamo: devo ringraziare Amadeus per avermi voluta per due anni di fila all'Ariston, cosa che non succede così spesso e nel tempo della pandemia avere un palco, quel palco, a disposizione era persino più prezioso del solito. Ma una terza volta consecutiva non ci sta, bisogna lasciare spazio agli altri, soprattutto ai giovani».

E, allora, cosa prevede il tuo ruolino di marcia del 2023?
«Voglio tornare in sala di registrazione, preparare un nuovo disco. Ho avuto il tempo di scrivere, farmi venire idee, ascoltare canzoni, creare collaborazioni. Devo solo portare a casa un po' di adrenalina, accumularla in queste date dal vivo, a partire da quella napoletana, sempre pazzesca per la risposta di pubblico, e poi spenderla nella fase di preproduzione e di produzione».

Torniamo al concerto: apri con «Ti amo non lo so dire» e magari la bissi in chiusura. In mezzo ci sono «Briciole», «La borsa di una donna», «Glicine», «Macumba»... E i cambi d'abito?
«No no, recentemente mi sono fatta più sbarazzina e peperina, ho ritrovato confidenza con il mio corpo e mi diverto a vestirlo, anche non troppo. Ma in questo tour conta la musica, il pianoforte».

Niente attenzione al look, allora?
«Si, ma con un abito, specialissimo, per sera. Uno ed uno solo. Da cambiare in ogni città».

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