Paolo Conte fa «Zazzaràz»:
volevo essere un piccolo Carosone

Paolo Conte
Paolo Conte
di Federico Vacalebre
Domenica 29 Ottobre 2017, 18:12
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Un languido sirtaki dedicato a una donna dal «sedere a mandolino, carino, carino» che merita l’omaggio di «tutte le musiche del mondo». «Per te» è la delikatessen inedita con cui Paolo Conte ha impreziosito «Zazzarazàz – Uno spettacolo d’arte varia», cofanetto che raccoglie in 4 cd (8 nella versione supedeluxe) quasi cinquant’anni dell’avvocato-cantautore.
Il titolo ruba le parole a due delle sue canzoni più celebri, «Bartali» e «Via con me». Ma davvero la sua carriera è stata uno «spettacolo d’arte varia»?
«Quella frase l’ho scritta in senso stretto per descrivere un uomo innamorato, io potrei definirmi un uomo innamorato della musica».
«Per te» arriva sui lidi ellenici, ancora non frequentati dalle sue reverie sonore.
«È vero, c’è un sirtaki nascosto nelle cadenze della musica come nelle movenze del testo».
Come ci si sente da soggetto di un’antologia così voluminosa?
«L’ho scritto anche nel libretto del cofanetto: “Fa un certo quale effetto per un compositore vedere tutte (o quasi) le proprie canzoni riunite insieme. A me non appaiono lontane quelle più antiche né vicine quelle più recenti. Le più vecchie in ordine di tempo erano figlie di una fantasia più vergine. Io stesso, componendole, ricordo di aver provato la sensazione di stupirmene. Saranno capite? Era la domanda che qualche volta rivolgevo a me stesso».
Sono state capite? Quale è stato il suo brano più compreso dagli ascoltatori? E quale, se c’è, quello più incompreso?
«E chi lo saprà mai? È così soggettiva la percezione degli ascoltatori. Ognuno fa il suo viaggio con la sua fantasia e la sua esperienza. “Genova per noi”, ad esempio, era così intimamente impastata di Piemonte e di Liguria, dell’incontro di gente di terra e di gente di mare: mi rincuorai quando a Napoli mi accorsi che era stata completamente compresa».
A proposito: a Napoli si dice che ogni scarrafone è bello ‘a mamma soja. Qual’è il pezzo preferito della sua produzione?
«Il mio scarrafone preferito credo rimarrà sempre “Azzurro”».
Il brano che le diede il primo, importante, successo, sia pure in fase autorale, grazie al lancio di Celentano. Ma quand’è, invece, che ha capito di avercela fatta come cantautore?
«La vera conferma forse è stato il successo all’estero».
Lei ha avuto interpreti prestigiosissimi, testimoniati anche dal cofanetto, ma ce n’è qualcuno che più di altri è arrivato al cuore delle sue parole, delle sue musiche?
«Diciamo Miriam Makeba e Enzo Jannacci».
La prima intonò «Don’t break my heart», che in italiano si intitolava «Spaccami il cuore» e che a Sanremo non vollero nell’interpretazione di Mia Martini. Il secondo cesellò «Messico e nuvole», «Bartali», «Sudamerica»... Ma, a proposito di canzoni: lei ha scritto anche in napoletano, e non solo la deliziosa «Spassiunatamente».
«Sempre sono stato attratto dalla canzone napoletana, un repertorio di straordinari capolavori. Impossibile scegliere, tra le decine di titoli che mi vengono in mente, un brano preferito, però potrei citare almeno un grandissimo autore non abbastanza celebrato: E.A.Mario».
«Sotto le stelle del jazz», dice un altro dei suoi cavalli di battagfglia. Quali le stelle del jazz più brillanti?
« Louis Armstrong e con Jelly Roll Morton. Che cosa sarebbe il firmamento privato di due astri così grandi e scintillanti»?.
Nel libretto del box c’è una foto che la ritrae con il suo storico impresario, Renzo Fantini. Chi altro deve ringraziare per la sua carriera?
«Oltre al grande Renzo, non posso non ricordare Lilli Greco, il leggendario produttore della Rca».
Tra Catalogna e Spagna dove va il suo cuore?
«Ogni patria dev’essere sentita grande come un mondo e insieme anche piccola come un cuccia».
Tra i suoi fans c’era Renato Carosone, che sognava un giorno di potersi esibire con lei.
«Ecco, le dico un mio sogno: mi basterebbe essere presentato un giorno come un Carosone (e un Nisa, l’autore dei suoi formidabili testi) in formato mignon».
E a questo punto, dopo aver fatto «Zazzarazàz» per 50 anni che cosa farà: ancora tour, un disco di inediti?
«Si vedrà, al momento sono in pausa».
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