Pietra Montecorvino: «Io, esagerata come la mia città»

Pietra Montecorvino sulla copertina del nuovo album, "Esagerata"
Pietra Montecorvino sulla copertina del nuovo album, "Esagerata"
di Federico Vacalebre
Sabato 5 Luglio 2014, 16:46 - Ultimo agg. 7 Luglio, 16:21
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Difficile trovare un titolo pi adatto a definire Pietra Montecorvino del suo nuovo album, Esagerata (Cni), presentato l’altro pomeriggio con uno showcase alla Feltrinelli, coccolata da Eugenio Bennato e Gino Magurno, inedita coppia autorale di riferimento del disco. Esagerata come lo sono le grandi voci non omologate, come quella di Raiz che non a caso duetta con lei nella ripresa di Sud, primo successo personale della cantante (era nella colonna sonora di F.F.S.S.), continuando il percorso di collaborazione iniziato con Passione. Esagerata come sono state le ugole di Nina Simone, di Mia Martini, di Gabriella Ferri, possibili paragoni più che riferimenti per lei: «Io non ho mai imitato nessuno, tiro solo fuori quello che sento dentro, senza nemmeno sapere com’è arrivato a me», racconta lei, che si confessa «esagerata come la mia città, che a volte è esagerata anche per me».

Il disco suona leggero (arrangiamenti di Magurno) tra reggae e pop, cantautorato e Manu Chao, folk e melodia, lasciando ai fonemi esagerati di Barbara D’Alessandro (così all’anagrafe) il compito di colpire al cuore con versi di amore e disamore, di rabbia e riscatto. La title track parla di una città che «non ci vuol niente a parlarne male/ basta uno slogan, un coro/ e l’ignoranza per ignorare», ed è davvero fatale la coincidenza con il lutto per Ciro Esposito: «La canzone è stata scritta prima, ma finisce per ricordarci i riti tribali di una cosa che non è più sport», confessa Pietra, «ma mi è successo di dividere con la mamma del tifoso napoletano i giorni della paura in ospedale. Io ero in ansia per mia cognata Valeria, vittima di altra folle violenza in Indonesia, lei tremava per suo figlio, che purtroppo non ce l’ha fatta. È una donna straordinaria, anche grazie a lei ho capito come, qualsiasi cosa succeda, sia importante in momenti simili il ruolo della fede: abbiamo pregato insieme, abbiamo cercato insieme appiglio ad una dimensione superiore».

Esagerata anche nell’approdo a una nuova dimensione spirituale e religiosa, Pietra nel disco canta una «terra di giovani che sognano al passato perché il futuro glielo hanno vietato/ terra di padri che violentano la terra/ lasciando ai loro figli/ un nuovo dopoguerra». Canta la terra dei fuochi («Nun me ne piace»), la follia del femminicidio («Uommene») ma anche una sorprendente quanto ironica presa di distanza dalla taranta («Amo il tuo veleno», che l’autore Bennato confessa «scritta per una donna che non si farebbe mai mordere da un ragno»). Ma non dimentica la passione, da «Senza di te», che firma con Enzo Gragnaniello, a «Quando tornerai», traduzione di «Dis quand reviendras-tu?» della collega chanteuse Barbara: «Oltre che un gioco di nomi, è una maniera per guardare al resto del mondo, per ricordare che avere una forte identità ed una tradizione non vuol dire chiudersi, diventare provinciali, smettere di confrontarsi con i suoni e le culture del mondo. Se uno come John Turturro è venuto a Napoli incuriosito dalla nostra canzone, noi abbiamo il diritto-dovere di essere curiosi, di essere cittadini di una Napoli aperta», conclude, non prima di aver sottolineato, da mamma esageratamente orgogliosa, la collaborazione offertale dal figlio Fulvio Bennato, che firma il videoclip di «Sud».
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