Riccardo Muti, gli auguri dei santi ma Carlo è sparito

Riccardo Muti, gli auguri dei santi ma Carlo è sparito
di Ruggero Cappuccio
Giovedì 29 Luglio 2021, 18:00 - Ultimo agg. 18:05
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Carissimo Riccardo,

il ventotto luglio sorge il giorno del tuo ottantesimo compleanno. Il genetliaco è un appuntamento rilevante dell’esistenza, perché rappresenta un crocevia della memoria. Quali stelle, quali configurazioni astrali, quali segreti desideri materni e paterni, a partire dal giorno del tuo concepimento, presiedettero alla tua nascita? Misteriosi accordi dovettero stabilirsi tra entità umane e sovrumane affinché vedesse la luce un’anima capace di liberare la purezza originaria del suono resuscitandone la bellezza, come il tuo cammino artistico dimostra.

Per festeggiare questa meravigliosa giornata desidero quest’oggi farti dono di un segreto. In uno degli antichi palazzi della mia famiglia, situato in Cilento e che sfida la decadenza con garbo, esiste una stanza particolare con sette porte. I suoi balconi danno su una valle affollata di ulivi e le fronde, che al tramonto prendono il colore dell’argento, inscenano forme di lambrecchini piumati, come in una ideale araldica della natura.

Fin da quando ero bambino, insieme con i miei cugini, questo salone tappezzato di rossi e di ori, veniva percepito come la camera misteriosa, che le aveva ottenuto in famiglia il nome singolarissimo di stanza “non si sa”. In essa vi campeggiavano le migliaia di libri appartenuti a mio bisnonno che oscillavano tra letterature straniere e botanica, diritto e scienze, architettura ed esoterismo. Il bisnonno, è bene ricordarlo, credeva nelle cose che stanno al di là di noi, non meno di quanto credesse a quelle che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno. Sosteneva che bisogna occuparsi dell’invisibile tanto quanto ci prendiamo cura del visibile. A ridurre il discorso si sarebbe potuta archiviare la sua personalità come quella di un benefico occultista. Una cosa è certa: gli riusciva naturale comunicare con i defunti, o come diceva lui, con gli immortali. Dai suoi appunti segreti è emerso, qualche anno fa, il paradigma di un esperimento: “Si apra al tocco della mezzanotte il balcone a sud della valle. Si lasci la stanza al buio solo servita dalle fiamme di tre candele benedette. Si dispongano sul pavimento novantanove fogli di buona carta bianca. Si prepari un calamaio colmo di inchiostro nero con dentro una penna di fagiano guarnita di pennino affilato. Si porga agli immortali l’interrogativo che ci preme, ripetendolo nove volte a voce alta. Si lasci il salone con fede e serenità”.

Ieri notte, caro Riccardo, ho voluto compiere per te l’esperimento. All’alba, con stupore assoluto, ho ritrovato i fogli vergati da bellissime scritture. Li invio alla tua lettura senza integrarli con alcun commento.

Maestro gentilissimo,

nella mia vita lottai passo per passo, nota per nota. Attesi alla musica con la pazienza del contadino di Roncole, forte ad affrontare le nebbie e gli umidori per cavare dalla terra un qualche frutto. Vi devo un ringraziamento fraterno intonato da tutte le fibre dell’anima, perché voi con pazienza e tenacia, sapeste restituire al mondo il profumo traviato dei fiori cui tenevo di più. Vi dico auguri con la mano sul mio vecchio cuore, che batte meglio ora al tempo della vostra bacchetta.

Giuseppe Verdi

Maestro caro,

voi produceste in me un soave miracolo, ogni qualvolta concertaste la mia musica, mi stillaste nell’animo una sensazione che ha il doppio volto dell’antico e del moderno, come accade quando si rivaga sognando un purissimo amore della nostra adolescenza. Auguri dunque e tornate presto a carezzare le mie partiture.

Giacomo Puccini

Adorato Maestro,

qui dove mi trovo si mangia bene e senza risparmio di varietà e di abbondanza. Ma non avrei mai creduto che si potesse godere del privilegio di bere dalle orecchie. Questo mi accade quando dirigete la mia musica con quel fuoco, quella passione e quella sapienza che solo voi possedete. Allora avviene che il mio udito è ristorato da un nettare di suono più saporito del migliore dei vini Taurasi, del più sublime dei Brunelli di Montalcino. In fondo l’ho sempre pensato: la vita è scherzo, tutto mostrar lo può. Io lo pensavo un tempo, ora lo so. Auguri felicissimi.

Gioacchino Rossini

Illustre Maestro,

mi fu trasparente come acqua di fonte, il suono della mia musica quando si ammirò nascere dalla sorgente delle vostre mani. I sensi miei tutti si illanguidirono di dolcezza. Ed è con i segni della più profonda gratitudine che vi faccio formulazione dei miei auguri devoti.

Vincenzo Bellini

Maestro sommo,

foste tambureggiante di gioia per il mio orgoglio e sempre poneste a nuova vita il furore del mio Ivan. Aveste per la mia musica grazia e potenza, leggerezza e possanza. Lasciate che vi raggiungano le campane festose dei miei auguri.

Sergei Prokof’ev

Maestro dolcissimo,

come sapeste dare alla mia musica la gentilezza di luce che sboccia alle albe e nei tramonti. Quel mio caro, vecchio Don Pasquale, tutto rinacque in illusioni di vita grazie a voi. Ed io non ve ne sarò mai abbastanza riconoscente. Vi giungano i miei auguri più vivi.

Gaetano Donizetti

Maestro,

lasciate che vi dica quanta gioia fanciullesca provocaste in me, quando finalmente disegnaste nell’aria con la vostra bacchetta, le misteriose geometrie della mia Armida.

La musica che ne faceste nascere mi ricordò il volo di un’aquila che ammiravo da bambino nelle foreste di Erasbach, sempre lieve, sempre potente, sempre solitaria, sempre tutta la vita guardando dall’alto.

Cristoph Willibald Gluck

Mio caro Maestro,

non avrei mai posto in immaginazione che un uomo del Sud potesse raggiungere le vette della sublime malinconia che io tentai di affinare nelle mie opere. Come fu possibile? Voi che per genetico dono portate nel sangue un secolo e mezzo di opere buffe? Ma forse all’altezza del mito si arriva meglio prendendo la scorciatoia dell’ironia, di quella altissima che accompagnò il grande Socrate per dire con un sorriso quello che più ci angoscia, ci attrae, ci soggioga. Grazie per aver raccontato al mondo che la mia musica non è solo del mito ma vieppiù dell’umano. Auguri lunghissimi come la mia tetralogia.

Richard Wagner

Maestro,

qui dove mi trovo, dopo la mia vita terrena, ho finalmente riacquistato l’udito. Tante torture musicali dovetti sopportare da quassù a cagione delle note che mi arrivavano da laggiù. Ringraziai l’Altissimo di avermi restituito il dono del sentire, solo quando le mie sinfonie furono dirette da voi. Ve ne rendo merito e gloria. auguri con il cuore.

Ludwig Van Beethoven

Irrinunciabile Maestro,

foste esistito ai tempi dei miei debutti, avreste domato le belve orchestrali di certe mie prime uscite, mi sarei risparmiato così una grandinata di dispiaceri.

Che Nozze di Figaro! Che Don Giovanni! Che Così fan tutte mi avete fatto! Da Ponte, che è qui con me, si protesta pigro, sostenendo di aver troppo scritto in vita sua, e mi implora pertanto di unire i suoi auguri di concerto con i miei. Mi siete caro e molto. Anche perché incarnaste il credo di tutta la mia vita: i corvi volano a schiera. Le aquile volano da sole.

Wolfgang Amadeus Mozart

A lo mastro de li mastre Riccardo Muti, diamante lucente de sapienza sgravato da la sirena Partenope, ca tutte li notte, quanno m’affaccio dalla loggia annariata de lo Paraviso, s’alluma de brillantezza ‘ncopp’a lo mare de Posilleco. Ciento ringraziamenti a giramano pe comme facisteve sunare co perfezione de padreterno crocchie de musicante ca si nun l’avisseve cummannate a bacchetta come sapete fare voi, erano buoni solamente a fare concorrenzia a li demmonie de lo ‘nferno. E grazie n’autra vota pecchè co la musica vosta avite ‘mparato a lo cuorpo quanta belle cose l’anema sape fare.

Giovan Battista Basile

Magister,

pulchra est assaissimo musica vostra et la luna et li astri, et le terre tutte vi tributano plauso. Non li homini soli trovano requiem quando ponete mano a la sinfonia, ma la natura in ogni cosa prende pace, da li alberi agli alati avieri del cielo, dai flumini a li mari. E la mia flebilissima anima si sposa alla loro elevata et salutare armonia. Cerebrum et cordis aveste mio magister. vi giunga da quassù il grecale dolce delle mie augurali parole.

Virgilio

Magistro illuminato,

io che sopra la terra tanto mi adoperai ne lo ‘ngegno di costruire castella nelli disparati promontorî delle italiche genti, fui da voi superato in grandezza per li mille castelli di musica che architettaste. E che merli, che crescendo di torri ci metteste, quale colore di animo, quale freddo dominio di condottiero. Le note vostre volano nella anima mia con la bellezza dei falchi che tanto amai. Vi siano fatti auguri dalla mia persona e tenero mi è assai il pensiero che dimoriate un qualche giorno ai piedi del mio castello del Monte.

Federico II di Svevia

Maestro finissimo,

i corsi e ricorsi storici bene sono simboleggiati dalle passeggiate dei perdigiorno in via Toledo, che sempre li stessi passi moveno nell’andirivieni della storia che da secoli dura. L’unico affacciato alla finestra, che tutto medita e osserva siete voi. Solenni auguri.

Gian Battista Vico

Maestro bello,

chille ca m’hanno acciso, mastro caro, hanno figliato assai; e lu munno è chino de chesta trista discendenza. Ll’uommene a votafaccia e votabannera teneno n’autro nomme ma songo sempe ‘e stesse. Ve manno a dicere grazie pe tutte li cauce ca l’avite stampato a lo commesechiamma, ca addò me trovo mo, lu parlare ha da essere polito. Pe cient’anni ‘a fora ‘e chille ca tenite.

Masaniello

Caro Maestro,

che vaggio ‘a dicere? Ccà ‘ncoppa ll’aneme s’arrefrescano sulamente pe grazia de la musica vosta. Scusate si vaco ‘e pressa ma don Giovanni Paisiello me sta chiammanno e non ve pozzo dicere quanto è assillante. Auguri e a la salute.

Domenico Cimarosa

Maestro nuosto,

io e Mimì Cimarosa sunammo a quatto mane e quatto piede. San Gennaro ‘nce ha miso nome lo Paisiello de la Cima Rosa. L’anno passato ‘mparaviso fuje fatta na bella Fondazione. A lo consiglio de l’amministrazione tenimmo San Ciro, San Francisco, Santa Barbara, Santo Cosma e San Damiano, ca so’ dduje e dice ca nun se ponno spartere. Per presidente ca presiede fuje annummenata Santa Cecilia, ca dice ca ne capisce ‘e musica (va’ a sapè si è overo…). L’orchestra suona bene benissimo e quanno pare pare ca se potesse fare no sciopero, lo Padre Eterno manna na ‘mmasciata pe Sant’Antonio ca deritto deritto con vocazione face la convocazione de li prufessure d’orchestra senza vocazione. Sant’Antonio ambasciatore dice: “Guagliù, arricurdateve ca a saglì ccà ‘ncoppa è difficile, ma a scennere nun ce vo’ niente!” Abbastano sti parole magiche e s’appara tutte cose. Maestro Muti caro, ccà tutte quante vonno sapè se lo San Carlo esiste ancora, pecchè nun se n’avettero cchiù nutizie. E la Scala tene li scalini pe sagliere sempe cchiù ‘ncoppa o pe scennere sempe cchiù abbascio? E la Fenice sona o se ne vulaje? Scrivitece na lettera e auguri assaje. Grazie pe chella Nina Pazza d’Ammore ca nun m’’a scordo cchiù.

Giovanni Paisiello

Dolcissimo Maestro. Ho saputo che l’anima immortale non staziona per sempre nell’alto dell’etere. Io mi tornai una volta in terra quando faceste rinascere l’essenza del mio Stabat.

Giovan Battista Pergolesi

Maestro amatissimo,

tanto nella mia vita ho faticato con le parole, che in questa dimensione così nuova mi appassionai alla musica. Così, da quando sto qua sopra, è vero, grazie alle vostre divine esecuzioni mi sono fatto una certa preparazione in fatto di compositori. Ho provato a sentire anche altri direttori, ma che v’aggia dicere? Nun se ne scenneno proprio. Voi mi scioglieste il cuore e Dio sa se è difficile, perché per sopravvivere me lo dovetti fare duro assai. Caro Maestro, in una sola espressione: mi piacete! Perché siete Uomo e Galantuomo, perché quando acchiappate un’orchestra per le redini fate una Grande Magia.

Ieri mattina abbiamo fatto una riunione che mi sono permesso di chiedere al Padre Eterno. All’ordine del giorno c’era un solo punto. Il Maestro Muti ha da campà n’ati ciento anne ‘a fore e chille già fatte. La mozione è stata votata all’unanimità, con certezza, a scadenza, di ulteriore proroga. Il Padre Eterno, al quale da quando sono venuto qua sopra ho dato lezioni di lingua napoletana, ha detto così: “Avite raggione Eduà! Perché qua, oltre al problema che ha da passà ‘a nuttata, ha da passà pure ‘a jurnata e comme passa bella c’’a museca d’’o maestro nun se pò dicere manco cu ’e parole cchiù perfette”.

In post scriptum vi dico: ho ripreso a fare teatro con mio fratello Peppino e mia sorella Titina. Lei va pazza per quando dirigete Mozart. Lui va pazzo per quando fate Prokof’ev. Chi avrebbe mai detto che mio fratello teneva p’’a capa queste squisitezze. Vi abbraccio con gli auguri miei.

Eduardo

Carissimo Riccardo,

grazie per avermi dato il piacere assoluto che spalanca la gioia della co-creazione. Grazie per essere la prova vivente che l’arte riesce a dimostrare scientificamente fatti mai accaduti.

I miei auguri affettuosissimi

Ruggero

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