Riccardo Muti ai piedi del Partenone: «Con la cultura si salvano i giovani e la democrazia»

Riccardo Muti ai piedi del Partenone: «Con la cultura si salvano i giovani e la democrazia»
di Donatella Longobardi
Giovedì 11 Luglio 2019, 12:00 - Ultimo agg. 12:21
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«L'Europa? Senza la Grecia non ha senso, ma pure senza l'Italia. Le radici della cultura occidentale sono qui, qui è nata la democrazia». Ad Atene, dove ha diretto il tradizionale Concerto dell'Amicizia del Ravenna Festival nella magica cornice del teatro di Erode Attico, ai piedi del Partenone, Riccardo Muti torna ai temi che gli sono cari. La cultura, i giovani, la musica, l'integrazione. Lo spunto lo fornisce ancora una volta il testo musicale, la Nona Sinfonia di Beethoven, il coro finale su versi di Schiller che inneggia alla fratellanza universale, coro scelto dall'Europa Unita come suo inno.
 
Il pubblico che gremisce le antiche gradinate scavate sui contrafforti dell'Acropoli, si commuove e applaude il maestro che lancia il suo messaggio. Lui sul podio divide il trionfo con più di duecento musicisti, provenienti da tre cori e sei orchestre greche diverse cui si è aggiunto il gruppo della Giovanile Cherubini, la «sua» orchestra italiana attesa domenica a Ravello. Il canto delle cicale si accompagna a Beethoven, uno spicchio di luna contribuisce a rendere unica l'atmosfera, i marmi trasudano calore e storia. In prima fila la moglie del presidente della repubblica Sissy Paulopulos, il ministro uscente della cultura Lydia Koniordou e l'ambasciatore italiano Efisio Luigi Marras, che con il ministero della Cultura e quello degli Esteri ha sostenuto il progetto; tra i tanti ospiti una bimba greca ha scritto un messaggio di ringraziamento a Muti e glielo legge personalmente: «You are the best conductor in the world». Il teatro è sold out, 5.000 quelli riusciti ad accaparrarsi un biglietto del Festival di Epidauro che ha incluso l'evento nel suo cartellone e si stringono in una morsa di affetto sulle note dell'«Inno alla gioia». Per la Grecia sembra un segno tangibile di solidarietà dopo le difficoltà del passato e del voto di domenica che ha sancito il primato del centrodestra di Nuova Democrazia col crollo di Tsipras che aveva condotto il Paese fuori dalla crisi.

«Ma non fatemi parlare di politica, sono temi che non mi appartengono, non è il caso di tornare a dire Europa sì o Europa no. Il nostro concerto è un segnale politico nel senso più nobile del termine, di polis, di civiltà. Noi siamo venuti qui per dire al mondo: ricordate che siamo fratelli, che il concetto di democrazia ha origine in questi luoghi, che senza la Grecia l'albero dell'Europa non sarebbe cresciuto», insiste Muti che si descrive uomo della Magna Grecia per la nascita napoletana e la giovinezza in Puglia. Al suo fianco la moglie Cristina, presidente del Festival di Ravenna che festeggia la trentesima edizione ospitando stasera lo stesso concerto di Atene in un cartellone dal tema forte e attualissimo tratto da un verso di Dante, «Per l'alto mare aperto». «Un verso che si presta a molte letture: dall'attitudine al sogno e alla visionarietà all'attenzione per la realtà che il presente ci pone», osserva la signora che 23 anni fa ideò il Concerto dell'Amicizia portando la grande musica tra le mura distrutte di Saraievo, al di là dell'Adriatico. Un'esperienza ripetuta poi in luoghi simbolo dei mali del tempo, da Beirut a Damasco, da Teheran a Kiev, puntando sull'unica lingua capace di essere compresa senza infingimenti: la musica.

«Anche qui ad Atene, come nelle passate edizioni, abbiamo messo insieme musicisti italiani con compagini del posto, insieme, seduti allo stesso leggio non si conoscono, ma si capiscono e fanno amicizia accomunati dall'armonia delle note», spiega Muti. Inutile parlargli della Scala, del nuovo sovrintendente Meyer che subentrerà a Pereira, di cosa succederà al San Carlo dove la sovrintendente Purchia è pure in scadenza e dove il maestro ha in programma per la prossima stagione due appuntamenti. Il primo il 19 gennaio 2020 con la Chicago Symphony, la sua grande orchestra americana, il secondo in novembre alla guida dell'orchestra di casa. «Avevo promesso che sarei tornato a dirigere dopo il Così fan tutte, le promesse le mantengo», chiosa il direttore che il 30 agosto è atteso ad Anacapri per presentare il suo ultimo libro, L'infinito tra le note. Perché Muti non manca mai di confermare il suo rapporto privilegiato con il territorio, il teatro e le origini della sua famiglia divisa tra un padre pugliese e una madre profondamente legata a Napoli dove volle che i figli nascessero e, una volta adulti, studiassero.

«I problemi economici dei vari Paesi europei non li capisco», insiste il maestro, «democrazia diventa parola utopica quando ci sono pochi che confondono il popolo. Per realizzarla basta volerlo, ci sono però tanti interessi ed elementi in gioco. Tra qualche giorno a Rimini incontrerò il presidente Mattarella, ho in mente di parlargliene. Dobbiamo mettere la cultura al primo posto. Come italiani da anni abbiamo abdicato al nostro dovere, è necessario un segnale forte perché la musica faccia parte della formazione obbligatoria dei nostri giovani. Anche Benedetto XVI, dopo un concerto in Vaticano, fece un forte richiamo alle nostre responsabilità culturali. Spero ci sia un ministro che appoggi certe idee, ammesso che abbia la cultura necessaria per farlo. Negli ultimi tempi Franceschini si è molto adoperato, ma un uomo solo non basta. I popoli dell'Est lo hanno capito, i cinesi lo hanno capito, la comunicazione e l'integrazione si fanno con la cultura non mettendo centinaia di persone stipate nei centri. La scuola deve parlare delle necessità dello spirito non solo di quelle materiali. Solo così si possono proteggere i giovani dalla criminalità e da altre forme di degrado mortali, lo diceva già Sant'Agostino: Cantare amantis est».

Il concerto sarà trasmesso su Raiuno il 5 agosto in seconda serata.
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