Trent'anni fa “The Wall”, il concerto di Roger Waters a Berlino per celebrare la caduta del muro

Trent'anni fa “The Wall”, il concerto di Roger Waters a Berlino per celebrare la caduta del muro
Trent'anni fa “The Wall”, il concerto di Roger Waters a Berlino per celebrare la caduta del muro
di Mattia Marzi
Martedì 21 Luglio 2020, 10:43 - Ultimo agg. 11:27
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Da un lato un muro immaginario: quello con il quale Pink, il protagonista del concept album pubblicato dalla leggendaria rock band britannica nel 1979, cerca riparo dopo alcuni tragici avvenimenti, chiudendosi in sé stesso. Dall'altro un muro reale: quello che dall'agosto del 1961 al novembre del 1989, per ventotto anni, divise in due Berlino e l'Europa più in generale. Il 21 luglio del 1990, trent'anni fa, la storia del rock incontra la Storia con la "s" maiuscola: Roger Waters porta in scena l'opera rock "The Wall" nella capitale tedesca, fino a pochi mesi prima divisa dalla cortina di ferro. Cinque anni dopo il suo addio ai Pink Floyd, che aveva guidato dall'uscita di scena di Syd Barrett al 1985, il chitarrista chiamò a raccolta diverse star del rock e del pop internazionale per far vivere sul palco uno degli album più amati tra quelli registrati insieme a David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright e celebrare così la caduta del Muro. Nessuno dei tre ex compagni di band fu convocato a Berlino: l'addio di Waters ai Pink Floyd, dopo l'album "The final cut" del 1983, non passò certo inosservato, anche perché il chitarrista trascinò Gilmour, Mason e Wright - intenzionati ad andare avanti anche senza di lui - in tribunale per impedire al resto del gruppo di poter continuare a utilizzare il nome Pink Floyd (ma la sentenza diede torto a Waters). Sul palco salirono però artisti del calibro di Bryan Adams, The Band, la musa dei Rolling Stones Marianne Faithfull, Cyndi Lauper, Joni Mitchell, Van Morrison, Sinéad O'Connor e gli Scorpions. Il concerto-evento si tenne in Potsdamer Platz, che negli anni del Muro aveva rappresentato una sorta di frontiera tra Berlino Est e Berlino Ovest, una landa desolata.





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LO SHOW
Furono 350mila gli spettatori che acquistarono il biglietto per assistere allo show, ma la folla a Potsdamer Platz superò in realtà le aspettative di Waters e degli organizzatori: poco prima dell'inizio della performance si decise di far entrare anche chi non era riuscito ad acquistare i tagliandi e si era comunque presentato ai cancelli, facendo pressing affinché venissero aperti - gli spettatori furono più di 450mila. Il concerto non ebbe niente a che vedere con quelli del tour che tra il 1980 e il 1981 avevano visto i Pink Floyd suonare dal vivo "The Wall": strutturato come un vero e proprio spettacolo teatrale, vide Waters raccontare la storia del problematico protagonista dell'opera non solo attraverso le canzoni dell'album uscito una decina di anni prima, ma anche con trovate di forte impatto scenico, tra un'imponente scenografia (con un grande muro alle spalle del palco), spettacoli pirotecnici e proiezioni. Nella produzione ebbe un ruolo fondamentale l'architetto Mark Fisher, che aveva già collaborato con Waters per il "The Wall tour" originale dei Pink Floyd (prima di essere arruolato dai Rolling Stones e dunque da Tina Turner, U2, Peter Gabriel e - in tempi più recenti - anche da Madonna e Lady Gaga, curando anche le cerimonie di apertura e di chiusura delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 e quelle di Pechino 2008): ideò un palco lungo 170 metri e alto 82.

 

 



IN TV
L'evento fu trasmesso in tv da 52 paesi (in Italia andò in onda su Canale 5: per turbare il meno possibile la messa in onda con gli spot pubblicitari, Fininvest - che acquistò i diritti per la trasmissione - dispose le fasce pubblicitarie in corrispondenza delle pause previste dal copione). Dall'apertura con "In the Flesh?", affidata agli Scorpions (che a Berlino giocavano praticamente in casa, essendo tedeschi) fino alla chiusura con "Outside the Wall", suonata dallo stesso Roger Waters: lo show (della durata di due ore), attraverso una trentina di canzoni interpretate dai vari ospiti chiamati dal chitarrista, vide materializzarsi sul palco i drammi psicologici di Pink e il suo percorso di redenzione. La morte del padre in guerra quando era appena un bambino (una delle tante affinità con la storia personale di Roger Waters, che aveva appena cinque mesi quando suo papà Eric, ufficiale britannico durante la Seconda guerra mondiale, morì nel '44 durante lo Sbarco di Anzio), la disumanizzante spersonalizzazione della scuola ("Hey, teachers! Leave those kids alone", "Hey maestri, lasciate stare quei bambini", urlò nel ritornello di "Another brick in the wall" Cyndi Lauper, la cui carriera era già in fase discendente dopo i grandi successi di "Girls just want to have fun", "Time after time" e "True colors"), l'iperprotettività della madre, l'alienante vita da rockstar, la fine del matrimonio con la moglie, le liti con i produttori, l'overdose dalla quale riuscì a salvarsi: un viaggio all'inferno andata e ritorno, fino alla rinascita con "Outside the wall", "fuori dal muro". Quello alle spalle del palco si sgretolò pian piano nel corso dello show, fino ad essere abbattuto a colpi di sano rock. Roger Waters, che negli anni non ha mai rinunciato all'impegno politico (celebri i suoi attacchi in musica - e anche nelle interviste - a personaggi come Margaret Thatcher, George Bush, Tony Blair e in tempi più recenti Donald Trump, che è arrivato pure a definire "un maiale"), nel 2017 disse di essere intenzionato a portare la musica di "The Wall" lungo la frontiera tra Messico e Stati Uniti, rispondendo all'intenzione di Trump di costruire lì un muro per impedire il passaggio di migranti dal Sud America agli Usa: "La musica è il luogo legittimo in cui esprimere la propria protesta: i musicisti hanno il diritto e il dovere di aprire le loro bocche e prendere posizione". Ad oggi il progetto non si è ancora concretizzato. 

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