In riferimento alle notizie sulla conclusione delle indagini preliminari con l’ipotesi del reato di rissa aggravata su un aliscafo nei confronti del cantautore Sal Da Vinci, il figlio e la moglie, e di Fatima Trotta, l’artista napoletano ribadisce: «Trovo assurdo che mi si contesti la rissa e l’interruzione di pubblico servizio. Io sono intervenuto unicamente a difesa di Fatima, che è stata inizialmente vittima di una violenza verbale ingiustificata per un motivo futile, richiamando il signor Giacchetti (la controparte nel procedimento, ndr) ad un linguaggio più appropriato nei riguardi di una donna. Lui, senza pensarci un attimo, mi ha sferrato un pugno sulla mandibola per il solo motivo di avergli detto che si deve portar rispetto alle donne. A quel punto ho schivato un secondo pugno, che ha colpito mio figlio, il quale in modo istintivo si è difeso».
«Con questo non giustifico mio figlio che, in qualche modo, essendo giovane ha reagito all’aggressione, e neanche la violenza - prosegue Sal Da Vinci - non vi é assolutamente un’interruzione del pubblico servizio e questo lo dimostreremo al pm quando avrò il piacere di essere ascoltato.