Samuel: «Quelle notti brave con Morgan al Cocoricò»

Samuel
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di Federico Vacalebre
Domenica 24 Gennaio 2021, 16:22 - Ultimo agg. 18:03
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Quattro anni fa Samuel aveva aggiunto la carriera solista a quella, principale, con i Subsonica, e al «side project» con i Motel Connection. «Il codice della bellezza» era stato il suo tentativo di sfidare il pop, Sanremo compreso, con un produttore come Michele Canova e un piccolo aiuto da Jovanotti. Quattro anni dopo «Brigatabianca», suo secondo album da solista, in uscita domani, sfoggia una vena più cantautorale, senza rinunciare all'elettronica, «ma con la consapevolezza che non è tempo di musica per assembramenti», spiega il quarantottenne che all'anagrafe risponde al nome completo di Samuel Umberto Romano. Un disco inquieto e inquietante, moderno (nei suoni, che potevano fare a meno dell'autotune, ma lui dice di usarlo «per stonarmi, dicono tutti che sono troppo intonato») più che modernista a tutti i costi, capace di scatti nei testi, frutto (anche) di collaborazioni mai forzate: Colapesce, Fulminacci, Willie Peyote (tutti e tre in gara a Sanremo), Ensi, Johnny Marsiglia, Roy Paci e un pugno di produttori: Ale Bavo, Dade, Mace & Venerus, Machweo, Michele Canova, Federico Nardelli e Strage. Lavoro solista, ma anche collettivo insomma, come suggerisce il titolo. La bandiera bianca e il colbacco indossato in copertina e nelle foto di accompagnamento guardano a Battiato, modello di un altro post-pop possibile e illuminato.
«Negli ultimi due anni la mia vita è deflagrata. Il lavoro tirava, era uscito 8 dei Subsonica, avevo fatto da giudice a X Factor, ma sul fronte personale mi ero immerso nel peggio di me. Una tragedia interiore da cui sono uscito grazie anche a queste canzoni, che sono la base della mia vita futura». Anche quando parlano del passato, come il singolo «Cocoricò», «storia di una notte brava come non se ne fanno più, e non solo per la pandemia. Con i Bluvertigo ci eravamo esibiti al Velvet, una tana rock di Riccione. In quel periodo capitava spesso di dividere il palco, e le notti, e quella volta decidemmo di continuare, facendo un salto al Cocoricò. Noi avevamo un'attitudine rock, indie, alternativa, ma la scena house ci prendeva in pieno. Entrammo dall'ingresso secondario, marciammo verso la console dove ci accolsero come celebrità. Tra luci verdi e scene sessualmente esplicite in cui non fummo coinvolti perdemmo il senso del tempo, come succedeva in discoteca». «Ero lì le torri cadevano e crollavo anch'io/ che tenerezza fra dischi e caffè/ mentre Morgan saltava da un balcone all'altro», dice il testo.
«Tornammo in albergo dopo la lunga serata. Mi buttai sul letto, sfinito. All'improvviso sentii bussare alla finestra. Misi la testa fuori, ma non c'era nessuno. Mi voltai e vidi Morgan che saltava da un balcone all'altro bussando a tutte le finestre. Forse lui non se lo ricorda nemmeno», spiega divertito Samuel, che presenta il disco via Zoom, dal suo studio di registrazione torinese, il Golfo Mistico, regalando un assaggio di live: «Il pubblico dei Subsonica aspetta ancora il tour».
Sono canzoni d'amore e sesso, di illusione e disillusione: «un altro inferno da dimenticare/ «Ischia Capri e poi il Salento/ tutto svanito in un momento», canta in «Gira la testa»; «Non riesco a non guardarti il culo ogni volta che ti alzi/ dimmi tu che senso avrebbe addormentarsi/ Questa vita è come una serie a puntate/ e in una notte abbiamo visto tutta una stagione/ Non voglio spoilerare se le prossime non le hai ancora guardate/ ma purtroppo io so già la conclusione/ È il tempo di dirsi addio/ lanciarsi da un altro pendio») in «Giochi pericolosi»; «Dove sarò tra un anno/ mi chiedo sempre dove sarò tra un anno/ cosa farò tra un anno» in «Tra un anno». In «Veramente» si chiede cosa, invece, vogliamo davvero tutti noi, dietro le nostre ipocrisie: «La musica si compra come un accendino/ Scopare ormai lo faccio col telefonino/ Certo posso bere tutto quello che voglio/ tanto poi domani non ricordo./ Un terremoto che faceva ridere/ ha reso la mia casa un rudere/ l'hanno costruita i tre porcellini/ ed ora loro ridono come bambini./ Il costruttore lesina per guadagnare/ il pescatore butta cicche in mezzo al mare/ ma è quello che vogliamo veramente/ è quello che vogliamo veramente?».
E bravo Samuel, che nel lockdown ha inciso un disco che parla anche per noi, che ha incubi e interrogativi da condividere.
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