Elisabetta Serio e Rita Marcotulli, due pianoforti per Pino Daniele

Rita Marcotulli ed Elisabetta Serio
Rita Marcotulli ed Elisabetta Serio
di Federico Vacalebre
Venerdì 11 Settembre 2020, 12:19 - Ultimo agg. 13:17
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Il compianto Joe Amoruso e Ernesto Vitolo hanno segnato, al pianoforte e alle tastiere, il suono del neapolitan power. Ma, nella seconda parte della carriera di Pino Daniele, per scelta o per caso, il Lazzaro felice ha usato spesso, su disco e dal vivo, delle pianiste: Rachel Z, Rita Marcotulli ed Elisabetta Serio. Le ultime due hanno deciso di fare ditta insieme e, per la prima volta, si ritroveranno domani sera, nell’ambito di «Piano city Napoli 2020», nella basilica di San Paolo maggiore, già sold out per quello che il distanziamento sociale permette.

Rita, da signora del jazz italiano, ricorda quando ha conosciuto il Nero a Metà?
«Credo che fosse il 1992 o 1993, ero andata a fargli sentire le mie cose con una napoletana doc, Maria Pia De Vito, con cui ho lavorato spesso e che lui adorava. Pino era curioso, musicalmente onnivoro, passava dal jazz ai madrigali, dal blues all’Africa senza mai dimenticare la sua città. Dieci giorni dopo quel primo incontro mi volle con lui a suonare. E ci sono rimasta a lungo, tra dischi e tournée, da “Non calpestare i fiori nel deserto” in poi».

Elisabetta, e voi? Quando vi siete incontrati?
«Aveva sentito parlare bene di me, aveva ascoltato delle cose, aveva chiamato degli amici di cui si fidava per sapere che cosa ne pensava. Poi... mi aveva chiamato, lui a me! Ho avuto l’onore di accompagnarlo negli ultimi tour, dal 2012 al 2015».

Che cosa suonerete?
Serio: «Materiali originali di Rita e miei, poi un omaggio al Jammone ci vuole, credo che faremo “Terra mia”».
Marcotulli: «Siamo agli inizi di una collaborazione stimolante, faremo qualcosa insieme con due pianoforti e poi sceglieremo tra i rispettivi album i materiali più adatti».

Cosa vi accomuna?
Serio: «Ero una fan di Rita, essendo più giovane ho guardato a lei come a un punto di riferimento. Ci unisce un tocco melodico, nordeuropeo».
Marcotulli: «L’apertura mentale, il rispetto per la musica e il nostro mestiere, Pino... Elisabetta veniva davvero ai miei concerti, è nata una simpatia che è diventata stima e ora... eccoci insieme».

Vi unisce la militanza al fianco di Daniele, appunto. Ma come mai questa sua preferenza per le pianiste?
Marcotulli: «Credo che non esista altro artista meno interessato di lui al “genere” di un musicista. Potevi essere maschio, femmina o qualsiasi altra cosa, per lui contava se sapevi suonare e avevi feeling. Non era solo un grande cantautore, era un suonautore, un chitarrista che si era tolto lo sfizio di suonare alla pari con Eric Clapton, Pat Metheny, Chick Corea, Wayne Shorter, per dirne solo qualcuno. Certo, ci fu l’esperimento della band tutta al femminile del 2001: Miriam Sullivan al contrabbasso, Allison Miller alla batteria, Mia Cooper alla voce e Rachel Z. alle tastiere, che io sostituii in qualche data».
Serio: «Quella era una trovata, una maniera di proporsi con un suono differente, più “gentile”. Gli piaceva essere coccolato da un pugno di musiciste così brave. Ma ha ragione, anche in questo, Rita: per Pino il sesso di chi suonava con lui non contava davvero».

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