Tricarico torna con il nuovo album: «Ma senza pubblico non è musica»

Tricarico e la copertina dell'album “Amore dillo senza ridere ma non troppo seriamente”
Tricarico e la copertina dell'album “Amore dillo senza ridere ma non troppo seriamente”
di Nunzia Marciano
Venerdì 7 Maggio 2021, 22:23
4 Minuti di Lettura

Un disco che fa parlare di sé già dal titolo: “Amore dillo senza ridere ma non troppo seriamente”, è il nuovo album in uscita oggi di Francesco Tricarico, musicista e pittore milanese ma con origini pugliesi. 

Ottavo disco, nato prima della pandemia, pubblicato quando non ne siamo ancora fuori: questo ha influenzato lo sviluppo del lavoro?
«Più che lo sviluppo, direi che ne ha influenzato l’uscita: sarebbe dovuto uscire un anno fa. Il lavoro in sé non è stato condizionato dalla pandemia ma riflette questo momento in quanto è sospeso, come tutti noi. Mi piace però che non ne parli della pandemia e che esca quasi alla fine (speriamo) di tutto questo: abbiamo vissuto tutto con tante emozioni,compresa la paura ma la vita deve continuare, a prescindere dalla paura. Mi viene in mente una canzone, di Franco Battiato “Stranizza d’amuri”, in cui si racconta la vita nonostante la guerra. Ecco il mio disco parla di relazioni, di amore, di pensieri». 

Per un musicista, 18 mesi di chiusura hanno cambiato il modo di fare musica?
«No, la musica è fatta di pochi ingredienti che non possono cambiare: uno strumento, chi lo suona e chi ascolta.

Se la musica è buona fa muovere il cuore, se è eccezionale muove lo spirito. In superficie tutto cambia ma in realtà tutto resta uguale. Ciò che ho visto è una mancanza di riflessione profonda. Servirebbero menti illuminate, profonde e argute per parlarne in maniera diversa da ciò che sento». 

Il disco è stato anticipato dalla canzone La bella estate, una collaborazione con Jennà Romano dei Letti Sfatti, che ha collaborato anche ad altri brani dell’album: possiamo parlare di una fusione verso Sud?
«Sì, con Jennà c’è grande sintonia e complicità. Il Sud fa parte della mia vita, mio padre era di Gallipoli, le mie estati sono state lì e sono state importanti in tutto, nei miei ricordi e nei miei geni. Da Nord a Sud la musica è sempre contaminazione, unisce le forze, diventa tutto più forte: se i musicisti e i compositori sono eccellenti diventa grande magia, in un linguaggio universale. Il più universale che esista. Se penso alla radio, ad esempio, immagino una musica che valica materialmente i confini “viaggiando” lontano: questa è la musica». 

“Amore dillo senza ridere ma non troppo seriamente”: un titolo impegnativo quello dell’album in un’epoca invece, fatta di acronimi, abbreviazioni e velocità...
«Eh, ma mi piacciono i due versi! Mi hanno detto che erano lunghi ma ho pensato che andasse bene così. Dobbiamo fare le cose che ci piacciono: vedo troppo marketing nell’arte e non va bene. C’è molta confusione nella comunicazione: come se tutti potessero fare tutto. E invece, non è così». 

Che musica è quella suonata senza pubblico?
«Non è musica. Come non è vita questa, semplicemente. La vita è fatta di sorpresa e se manca questa non vale più la pena. Sennò si chiama carcere. Mi auguro che passi questo momento: penso che possa passare. Penso che sia una strada giusta quella intrapresa per uscirne in Italia. Ma è la mia opinione: io sono un artista, scrivo canzoni, ma mi auguro che sia quella giusta. Credo che adesso la priorità sia uscirne: usciamone, non ha senso polemizzare. Nel caso, ne pagheremo il conto: il tempo è galantuomo e saprà dirci se e chi ha commesso errori, chi ne ha approfittato, chi ha fatto cose ingiuste. Ce lo dirà il tempo, per quanto ora sia tutto confuso Ripeto, non sta a me dirlo soprattutto ora ma vedo molti lati poco chiari e di tutta questa vicenda, ci sono tante cose che non capisco». 

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