Sponz fest dedicato all'acqua: viaggio alla foce Sele con Vinicio Capossela

Vinicio Capossela sul Sele
Vinicio Capossela sul Sele
di Federico Vacalebre
Lunedì 24 Agosto 2020, 19:04 - Ultimo agg. 19:22
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Sembrerà pure un gioco di parole, ma è così: Vinicio Capossela è alla foce del Sele, per lanciare con un’azione ecologista in sintonia con Legambiente l’edizione 2020 del suo «Sponz fest», che quest’anno è dedicato all’acqua - da cui la location - e sconfina per la prima volta dall’Irpinia al salernitano (da cui la location) per un’«edizione limitata, nel senso delle presenze decimate dalle norme anti-coronavirus, che ci farà sognare un’edizione senza limiti», spiega. Appuntamento da domani al 30 agosto, nella Calitri del cantautore, nei comuni limitrofi dell’alta Irpinia, nella Valle del Sele (da cui la location) e verso il mare, dalle sorgenti dell’Ofanto fino alla foce del Sele (da cui la location).

I volontari ripuliscono la zona dell’imbarcadero di Paestum, raccolgono sacchi di rifiuti, bottiglie, cartacce, non sembrano esserci mascherine. Vinicio sfoggia quella con il marchio del suo festival e non la abbassa nemmeno per la conferenza stampa di presentazione. Anzi: «L’anno scorso dedicammo il festival alla peste e alla fine ci presentammo con delle mascherine nere. Ora non vorrei passare per profeta né per menagramo, così meglio dedicare la nuova avventura all’acqua, che tutto purifica, al liquido amniotico in cui nasciamo».

Capitan Bartolo accende il motore per una breve risalita del fiume, doveva essere più lunga, era previsto persino un piccolo corteo di barche, ma oggi il Sele si presenta come un mare verde («ogni riferimento a Sergio Bruni e Milva è puramente casuale, al massimo potrei dire che abbiamo importato il colore della verde Irpinia»). «Sono alghe rischiose per la navigazione, e non solo, l’anno scorso colorarono anche il mare», ricorda la presidentessa di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato, parlando dell’«ecologismo scientifico» messo in campo. Un retino serve a raccogliere qualche bottiglia di plastica che galleggia qua e là durante la breve navigazione, a riva altri volontari hanno raccolto campioni delle acque che saranno utili alla ricerca della Goletta dei fiumi.

Come ogni altra manifestazione, lo «Sponz 2020» è stato a rischio, «ma è stato fortemente voluto dalla Regione Campania, dalla Scabec e dal suo presidente Antonio Bottiglieri», racconta Capossela sbarcato dal Sele: «Avevamo scelto il tema dell’acqua in febbraio, prima di... tutto quello che è successo, anche se non ero certo di voler/poter reggere il carico di questa ottava edizione. Poi, paradossalmente, la pandemia mi ha spinto alla sfida».

E allo sconfinamento: «Acqua come fiume, al centro di tante canzoni, di tanti blues, di tanti film, penso a “Fitzcarraldo”: Herzog poteva venire a girarlo qui». Acqua come «incontro tra i popoli, come muro tra i popoli, come speranza e come dramma, come mare, come sorgente, come ghiacciai che si sciolgono. Per questo iniziamo da qui e sconfiniamo qui, ricordando quel 24 aprile 1915 in cui da Caposele partì l’acqua per la Puglia sitibonda».

L’acqua, come il sudore e il vino rosso, «sponza» bene, ma quest’anno bisognerà stare attenti alle goccioline pericolose: «Faremo tutto a norma, avremo un massimo di 200 persone a spettacolo o evento, ma sul nostro sito cercheremo di dare quanto più streaming e racconto di quello che combineremo». Privata di ospiti internazionali, paradossalmente l’iniziativa appare più definita nel suo intento, più festa (popolare, ma anche intellettuale, e chi l’ha detto che i due termini debbano essere in opposizione) che festival, più incontro tra amici che show con «friends». Sono proprio i fedelissimi della kermesse a garantirne l’ossatura: «Da una parte i volontari che arrivano da tutt’Italia, dall’altra i musicisti che hanno spesso bazzicato i nostri palchi. Sono loro a formare la nostra Rolling sponzing review» di dylaniana derivazione: Victor Herrero, Asso Stefana, Giovannangelo de Gennaro, Peppe Leone, Agostino Cortese e i Cupa cupa di Tricarico, Andrea Lamacchia... Con loro ci saranno Vasco Brondi e Massimo Zamboni (naufraghi su un affluente del Po), Paolo Rumiz (in streaming a raccontarci il sesso dei fiumi), Goffredo Fofi (a raccontarci di Danilo Dolci e dei suoi scritti su acqua e potere), Pietro Bartolo (a raccontarci del mare come cimitero di migranti), Vincenzo Mollica (in streaming a raccontarci di Sergio Leone, perché tra i comuni coinvolti c’è Torella dei Lombardi, patria di suo padre, e di Ennio Morricone, perché non si può evocare il regista degli spaghetti western senza richiamare il compositore appena scomparso), Jimmy Villotti (a raccontarci una sua opera rock, «Giulio Cesare», composta nel 1978)), i Guano Padano e tanti altri.

Il timoniere Vinicio ha preso a bordo «per desiderare l’immunità ma in comunità», «per seminare pensieri, sogni, futuro, buon contagio», artisti, biologi marini, botanici, i prof. della sua Libera Università dei Ripetenti (l’antropologo Vito Teti, il geologo Vincenzo Briuolo, la vulcanologa Rosanna Bonasia e il fisico Piero Martin), geologi, vignaioli, musicisti folk (Tonuccio Bi-Folk, in primis) e non (come la Dr. Jazz & Dirty Bucks Swing Band), teatranti, esperti di terme (si fa tappa anche a Contursi), un pifferaio magico (Andrea Tartaglia). Risuoneranno le parole di Ungaretti per la nascita dell’Acquedotto Pugliese (quello del Sele, insomma), ma anche quelle di Leonard Cohen per «Suzanne». Parole politiche e mitologiche. Parole-suono e parole-pietra.

Si inizia (a Torella dei Lombardi) domani con il tradizionale concerto all’alba. Si chiude (a Capaccio-Paestum) il 30 con un «ammarraggio»-concertone collettivo alla foce del Sele o quasi. Prenotazioni on line, qualche evento è già esaurito. «SponzAcquà», dice il titolo, che con quell’accento finale è anche un gioco di parole, Raiz dovrebbe trasformarlo in un jingle sulla musica di «Fattallà», inno antirazzista dei primissimi Almamegretta: «SponzAcquà, pecchè cca’ nun ce’ po’ sta», perché l’acqua benedetta è quella che unisce e non divide, è l’acqua su cui passano i ponti e le barche di chi soccorrerebbe sempre e chiunque, non l’acqua/muro, non l’acqua/distanza dall’altro. «Anche se dirlo oggi che siamo tutti a distanza di sicurezza può sembrare paradossale», conclude Capossela sul Sele, che quest’anno compie trent’anni di carriera: «All’una e trentacinque circa» è del 1990. Ne è passata di acqua sotto i ponti, Vinicio.
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