Valerio Lundini a San Leucio: «La mia comicità surreale è uno show rock and roll»

Valerio Lundini a San Leucio: «La mia comicità surreale è uno show rock and roll»
di Stefano Prestisimone
Lunedì 25 Luglio 2022, 08:00
5 Minuti di Lettura

«Lundini? È riduttivo definirlo un comico. Ha un suo stile. Lui sì che è una cosa nuova in tv». E ancora: «Nuovi comici? Mi spiace solo di non essere stato io a scovare Valerio Lundini». Così Renzo Arbore ha descritto in questi ultimi tempi il suo apprezzamento per il conduttore/autore/comico romano, 36 anni, che mercoledì 27 luglio al Belvedere di San Leucio arriverà in versione pianista rock'n'roll per uno show assieme a i VazzaNikki, la sua band storica il cui nome è tutto un programma, con cui si appena esibito sul palco di Marina di Cerveteri, ospite di una tappa del «Jova beach party». Perché anche l'ex ragazzo fortunato è uno dei suoi fan eccellenti.

Tutto è iniziato, almeno a livello di consenso mainstream, perché altrimenti la storia comincerebbe ben indietro nel tempo, con «Una pezza di Lundini», show nonsense andato in onda su Raidue in seconda serata dal 2020 alla scorsa primavera, con Emanuela Fanelli come spalla, i VazzaNikki e lui nel ruolo del conduttore imbarazzato, lanciato sul palco senza preavviso, alle prese con interviste impossibili per mettere la «pezza» del titolo nel palinsesto.

Video

Valerio, partiamo dal suo spettacolo live, intitolato «Il primo tour dopo il drammatico scioglimento». Come lo si può definire? È un concerto? È uno show comico? È stand up comedy?
«È sicuramente uno show sicuramente musicale, sicuramente comico.

E poi direi surreale, visto che molte cose hanno poco senso fuori dal palco. Quindi comico-surreal-musicale potrebbe una buona definizione».

Ok, la definizione c'è, ma che cosa vedrà, o sentirà, il pubblico?
«Siamo sei persone che suoniamo assieme da lustri. Con me ci sono Andrea Angelucci, voce e chitarra acustica; Carmelo Avanzato, basso e voce; Flavio Denovellis, chitarra elettrica; Gianluca Sassaroli, batteria; Olimpio Riccardi, sax. In occasione di questo show abbiamo addirittura fatto delle prove. In tutti questi anni di carriera, o gavetta, che dir si voglia, abbiamo spesso inventato delle canzoni sul momento mentre facevamo concerti in giro. Ora lo show è strutturato ma comunque c'è un 80% di improvvisazione che rende il tutto più divertente sia per noi che siamo sul palco che, a quanto pare, per chi ci guarda. Diciamo che a differenza del mio show da solo a teatro (Il mansplaining spiegato a mia figlia, ndr) in questo spettacolo l'imprevisto o il problema tecnico non è un disastro così grande».

Come e quando è nata la sua passione per la musica e dove ha imparato a suonare il piano?
«Suono da anni ma non potrei mai fare il turnista, mi diverto a suonare soprattutto rock'n'roll anni '50. Su quello sono abbastanza ferrato, mi è sempre piaciuto da matti Jerry Lee Lewis e ho lavorato per imparare a suonare quasi come lui. Sugli altri stili mi districo abbastanza così da non far notare i limiti di chi non ha fatto il conservatorio. Ho iniziato a suonare il piano grazie una pianolina che mi fu portata da Babbo Natale quando ero in tenera età. E non l'ho mai più abbandonato».

Ma dove e come è cominciato tutto per Valerio Lundini?
«Stare sul palco è una cosa che ho imparato a fare suonando, prima con la band del liceo e poi, per anni, con gli stessi VazzaNikki. In parallelo scrivevo varie cose, racconti, poesie, altre cose assurde che saltuariamente leggevo dal vivo in contesti seriosi dove sembravo un pesce fuor d'acqua. Era divertente. Poi ho scritto per la radio, ho partecipato a programmi radiofonici andando in voce con materiale mio. Mi chiamò Nino Frassica a fare Programmone su Radiodue Rai, programma capolavoro che purtroppo non c'è più. E poi 610 con Lillo e Greg che tuttora faccio».

Chi sono i suoi maestri per questo stile nonsense?
«Credo che il gusto per un certo tipo di stile nasca dalla visione di film come Una pallottola spuntata e l'opera omnia di Mel Brooks».

Paga un tributo anche a Renzo Arbore?
«Con le cassette di Arbore ci sono cresciuto. Ho sempre avuto stima per chiunque anteponesse il proprio divertimento e la propria libertà alle fantomatiche esigenze del pubblico. Il più delle volte queste persone sono state premiate. Di Arbore si ha sempre la sensazione che ami quello che fa».

Ora assieme a Giovanni Benincasa, suo co-autore, farà «Conferenza stampa» su Rai Play.
È un programma di cui in realtà so poco ancora. È firmato da Giovanni Benincasa, io farò qualcosa da un punto di vista meramente autorale. Non ci sarà la mia faccia, non è una prosecuzione di Una pezza di Lundini in alcun modo, anche se ai palinsesti Rai è stato annunciato così ed è sembrato che la conducessi io. Ma speriamo innanzitutto che possa essere bello».

Riprenderà «Una pezza di Lundini»?
«Boh, magari si, ma non quest'anno perlomeno perché dovevo mettere un pochino in pausa la creatività, dopo 52 puntate penso di aver finito tutte le idee. Ora faccio il tour con i VazzaNikki, poi finisco di scrivere il secondo libro di racconti, poi farò qualcosina qualcosa qua e là e quindi vedrò se mi vengono in mente contenuti per almeno 20 nuove puntate. A parte gli scherzi, non volevo farlo diventare un programma normale, una cosa di routine di quelle che ci fai l'abitudine, che metti Raidue e dici ah, ci sta la pezza. Vorrei che sia sempre Ah! Ci sta la pezza!». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA