La notte di SuperVasco:
«Festa contro la paura»

La notte di SuperVasco: «Festa contro la paura»
di Federico Vacalebre
Sabato 1 Luglio 2017, 08:45 - Ultimo agg. 13:21
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Inviato a Modena

Ora tutti lo vogliono, tutti sono pazzi di lui. Steve Tomasini, 27 anni, neolaureato in giurisprudenza da San Giovanni di Casarsa, Pordenone, che è accampato intorno al Modena Park da un mese, come quelli del Pd, che a Milano hanno dato il via al Forum nazionale dei circoli sulle note di «Un mondo migliore» (seguita da «Fratelli d'Italia»). Antonio, 58 anni da Napoli, che ha visto più di 100 concerti del Komandante, e Patrizia, sedicenne di Rimini, contagiata dai genitori («loro arrivano domani, io sono venuta qui con gli amici e dormiamo sul prato con dei materassini»). 

Lui, Vasco Rossi da Zocca, provincia di Modena, guccinianamente «piccola città, bastardo posto», guarda il luna park kolossal rock che ha messo in piedi con gli occhi azzurri sgranati, come un bambino che l'ha fatta grossa, troppo grossa, e se la gode da matti, sapendo di essere in buona compagnia. Non pensava nemmeno lui, dando il via all'operazione, di star mettendo in piedi il concerto con più spettatori paganti della storia, 220.000, iniziati ad entrare nel recinto già da ieri sera, con i cancelli aperti in anticipo per motivi di ordine pubblico, ha deciso la prefettura.

Dopo Manchester e Torino le norme di sicurezza per gli eventi si sono fatte più rigide, Modena è blindata, ma oggi qui c'è solo lui, il Blasco, rimandati gli esami di maturità, sospese le messe e i funerali. «Questa è una festa contro la paura, non cambieremo le nostre abitudini. Il nemico è la paura e noi non abbiamo paura», ha detto lui l'altra sera provando il concerto davanti ad «appena» diecimila spettatori, fans club e residenti ammessi al soundcheck con la preghiera di non spoilerare troppo scaletta e struttura dello show, anche se su questo concertone celebrativo per i primi 40 anni del sessantacinquenne divo ormai si sa quasi tutto, a partire dalle misure kolossal del palco (made in Napoli: è firmato dalla Italstage di Pasquale Aumenta, su disegno di Giò Forma), alto come un palazzo di otto piani, largo 130 metri, spettatori più lontani. L'area è grande come venti campi di calcio, torri audio appese a due gru e 29 «torri di ritardo» dovrebbero permettere che il suono arrivi nello stesso modo in tutta la zona. «Grizzly barrier», ovvero delle inferriate a prova di orso bruno, sono pronte ad affrontare crisi di panico collettive. 

Per far si che tutta l'Italia vaschiana possa cantare in coro «Vita spericolata» e «Albachiara», opposti estremi(smi) di un canzoniere difficile da irreggimentare, è stata prevista la diretta in 197 cinema, tre palazzetti dello sport, la spiaggia di Rimini. E su Raiuno, «non integrale», si sbraccia a ripetere il conduttore Paolo Bonolis, che potrebbe aver arruolato persino Fiorello accanto a Milena Gabanelli, Marco Materazzi con famiglia, Maddalena Corvaglia, per aggiungere chiacchiere dove/quando non potrà trasmettere canzoni.

Ma nell'autofesteggiarsi, l'uomo che sa dire no ha voluto attorno a sé gli amici di sempre, da Gaetano Curreri ai ritrovati chitarristi Maurizio Soliero e Andrea Braido. Come se fossero tutti ancora davvero al Whisky Bar e non davanti a un oceano di solitudini che prova a fingersi comunità almeno per una notte, la notte di superVasco. Come se stessero strimpellando in una cantina e non provocando l'invasione pacifica di una cittadina da 184.998 abitanti con un evento che vale 12 milioni di incasso (su 10 di investimento dichiarato) per i soli biglietti venduti e sei milioni di indotto per Modena.
 


Se lo show sarà fedele al soundcheck dell'altra sera, la «festa contro la paura» inizierà sulle note di Wagner, «Così parlò Zarathustra», per poi accendere la notte con «Colpa d'Alfredo», la canzone che parla di Modena Park e della ragazza che «è andata via con il negro, la troia». Politicamente scorretto sempre e comunque, «duro, ma tenero», il rocker più amato dagli italiani alternerà passato remoto e prossimo, «Alibi» e «Ogni volta», metterà in medley medaglioni femminili come «Jenny» e «Silvia», si farà surreal horror per «Ieri ho sgozzato mio figlio», citerà «Delusa» e «Sono ancora in coma», farà duettare le chitarre di Maurizio Solieri e Stef Burns, giocherà all'assurdo coro di 220.000 persone che urlano «Siamo soli», ammetterà «Sono innocente ma...», gradirà l'annunciato sventolio di tette in libertà diventato ormai tradizionale come il lancio di reggiseni sulle note di «Rewind», scandirà la preghiera laica di «Liberi liberi», farà garrire la sei corde di Braido, scatenerà un medley acustico con la ritrovata «Ed il tempo crea eroi», «Una canzone per te», «Va bene va bene così», quindi mirerà al sabba conclusivo arroventando le note di «Stupendo», «Gli spari sopra», «Sballi ravvicinati del terzo tipo», «C'è chi dice no», «Un mondo migliore».
I bis? «Sally», «Siamo solo noi» e poi via fino all'apoteosi di «Albachiara». Finché il record non si consumi e il Guinness dei primati convalidi il risultato, mentre il suo popolo inizierà un esodo altrettanto da primato.

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