Vasco Rossi punk a San Siro: «Qui si fa la storia»

Vasco Rossi punk a San Siro: «Qui si fa la storia»
di Andrea Spinelli
Domenica 2 Giugno 2019, 14:00
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La storia siamo noi. Quando ci ritroviamo, quando viviamo, quando sincronizziamo i sentimenti nell'attimo fragile di una canzone con la comunità che abbiamo attorno come accaduto alla Vasco Nation riunita ieri a San Siro sotto un palco immenso e hi-tech. Un'intenzione declinata dal «Non stop live 2019» del signor Rossi da quel manifesto che è «Qui si fa la storia», eseguita in avvio per rendere chiaro che questo è un altro show rispetto a quello portato un anno fa a Torino, Padova, Roma, Bari e Messina.

Se lo scorso anno era stato lui, Rossi, a cercare i fans cantando ai quattro angoli del Paese, stavolta li porta a casa fermando la faraonica carovana di 50 tir al Meazza fino al 12 giugno (sei show in tutto) per poi proseguire, in nave (d'altronde è Komandante, no), alla volta di Cagliari per l'attesissima appendice in Fiera del 18 e 19 luglio. «Dimenticatevi la scaletta dello scorso anno» aveva detto alla vigilia, preannunciando uno suono proto-punk. E la maratona milanese ha confermato le aspettative, tagliando senza troppi complimenti i medley usati nei tour precedenti per offrire una visione a tutto tondo dell'universo vaschiano. Una metallica essenzialità cercando subito recupero di cose come «Qui si fa la storia», «Mi si escludeva», «Buoni o cattivi», più «La verità», ultimo affondo arrivato sul mercato per far crescere l'attesa attorno a questi sei show destinati a portare a 29 le repliche del maudit di Zocca a San Siro in 29 anni, consegnando alla storia un'impresa mai compiuta da altri.
 
Fra le novità rispetto al 2018 pure «Quante volte», «Cosa vuoi da me», «Vivere o niente» graffiate dalla chitarra di Vince Pastano, direttore artistico dello show, e Stef Burns che, nell'interludio trova modo pure di accennare alla sua «Echo lake». Rispetto ad un anno fa, via le concessioni alla nostalgia di cose come «Brava», «L'uomo più semplice», «Ti prendo e ti porto via», «Dimentichiamoci questa città», per privilegiare i muscoli del repertorio più adrenalitico. La barra a dritta di una carriera al di là di ogni aspettativa la tengono le sempiterne «Gli spari sopra», «C'è chi dice no», «Rewind», «Vivere», «Senza parole», «Sally», «Siamo solo noi», «Vita spericolata», l'irrinunciabile «Canzone» dedicata a Massimo Riva scomparso giusto vent'anni fa. O quella «Albachiara» cantata dallo stadio all'unisono.
 
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