Violetta, fenomelogia della telenovela pop

Un momento dello spettacolo al Palapartenope
Un momento dello spettacolo al Palapartenope
di Federico Vacalebre
Martedì 21 Gennaio 2014, 19:37 - Ultimo agg. 22 Gennaio, 13:40
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"Con il cast della serie dal vivo! strilla il programma di sala, e non mente: i protagonisti di Violetta al Palapartenope ci sono tutti, tranne l’italiana Lodovica Comello, tenuta a casa da un malore. Che poi cantino in playback altro discorso, che interessa pochissimo le piccole fans in lacrime. Lacrime d’amore - ieri sera i primi due tutto esaurito (3.800 persone a spettacolo, le prime file costavano 250 euro, il bagarinaggio arrivati a prezzi stratosferici), si replica oggi e domani per altri quattro show.Ma anche lacrime di frustrazione: faceva impressione vedere quante babyfans protestavano con i genitori per l’impossibilit di vedere da vicino, toccare, chiedere l’autografo e, soprattutto la foto insieme con Martina Stoessel, protagonista della telenovela giovanile diventata fenomeno di culto sul Disney Channel. Con Il mondo di Patty, si lamentavano, c’era stata l’occasione del meet and greet a pagamento, questa volta nemmeno quello.

Martina, quasi 17 anni dichiarati che sembrano molti di più, un padre produttore e regista, viene proprio da «Il mondo di Patty», prima produzione argentina riuscita a inserirsi con successo in un circuito che finora aveva sempre privilegiato produzioni e linguaggi angloamericani. E la fenomenologia di Violetta attinge a piene mani al ricatto neoromantico della telenovela in salsa giovanilista, che lo show cita in scenette povere quanto efficaci, chiamando in causa le bimbette innamorate di Jorge Blanco (Lèon), Diego Dominguez Llort (Diego) e Facundo Gambandé (Maxi). Il sentimentalismo latino incontra «Fame» e «Glee», i principi azzurri sono ballerini e cantanti, le principesse litigano per il microfono e il primato sotto i riflettori. «Violetta» sembra un calco di «Il mondo di Patty» con in più l’avvenenza della protagonista, ma cerca un maggior contatto con la realtà, insegue la globalizzazione-colonizzazione dell’immaginario infantile di cui il marchio Disney è sinonimo da decenni.

Megaproduzione di un settore dell’entertainment - quello per famiglie - in fase di espansione anche in Italia, lo show porta sul palco una band, una decina di cantanti e poco più di ballerini, le scenografie sono soprattutto virtuali, le canzoni passano dalla salsa al rock and roll senza pretese: «Alcancemos las estrallas», «Veo veo», «Podemos», «Peligrosamente bellas», «Luzon camera accion», «Yo soy asi» cantano in spagnolo maccheronico mamme e figlie in platea, unite dal bi/sogno romantico.

La Stoessel, come la sua rivale di fiction Ludmilla (Mercedes Rodriguez Lambre, diafana, vestita di nero e sin troppo ammiccante), è uno straniante sex symbol per platee infantili: sempre in minigonna, divise tra romanticismo e voglia di sfondare, sono l’apostrofo rosa tra le parole «ti amo» che bimbette tra i 6 e i 10 anni urlano ai giovanotti loro compagni di serie.

Il mondo di Violetta, e di Ludmilla, e di Leòn, e di Federico (Ruggero Pasquarelli, che le origni napoletane promuovono in presentatore della serata) è un prodotto a tavolino, un cocktail di ingenuità e cinismo, artigianato dello spettacolo e arte del marketing. Una favola rosa su sui non ci si meraviglierebbe vedere accendere prima o poi le luci rosse divenute compagnia abituale di altre ex Disney Channel girl: da Britney Spears a Miley Cyrus.



VIDEO | L'EMOZIONE DELLE PICCOLE AMMIRATRICI (di Emanuela Vernetti)

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