Zulù e il nuovo album, 40 chili dopo: «La corsa mi ha cambiato»

Zulù e il nuovo album, 40 chili dopo: «La corsa mi ha cambiato»
di Federico Vacalebre
Giovedì 2 Marzo 2017, 17:26
4 Minuti di Lettura

Ancora e sempre: curre curre guaglio’. Stavolta non in fuga da qualcuno però, ma verso una meta, sia pur metaforica. C’è infatti la corsa (45 minuti e 6-7 km al giorno, sul tapis roulant se piove) dietro la nuova vita di Zulù che pubblica domani in digitale e poi in vinile l’ep solista - senza nessuna ombra sul futuro dei 99 Posse - «Suono questo suono quello», titolo scritto però in modo che possa essere letto anche come «Sono questo sono quello». Sette inediti, una svolta sonica griffata dalla coppia di produttori newpolitani D-Ross & Star-t-Uffo.
 


Iniziamo dal peso, Luca/Zulù?
«Sono a 80 chili, quaranta in meno di quando ho iniziato a correre».

Una scelta dettata da esigenze di salute?
«Anche, ma soprattutto dalla noia. Ho iniziato passeggiando, poi ho accellerato il ritmo per trovare stimolo e ho scoperto dentro di me energie e allegrie che in passato avevo trovato solo nelle droghe, leggere o pesanti che fossero».

La corsa come uno stupefacente?
«È stupefacente come mi possa sentire io con tutta quella ciccia in meno addosso e con tutto questo fiato in più. Anche sul palco, naturalmente».

Cosa c’è dietro questa svolta salutista?
«Tutto è iniziato quando è nato mio figlio Raul, che ora ha quattro anni. Piano piano ho iniziato a rivedere le priorità esistenziali, anche sul fronte compositivo ho compreso che non dovevo ogni volta scrivere a nome di un ipotetico collettivo, anzi: esprimendo me stesso, non certo in chiave introspettiva o da romanticone sfaccendato perché tale non sono, non vengo meno alla mia militanza, ma la riempio della mia vita».

I beat sono un’altra delle novità rilevanti.
«Sono la novità più rilevante: da tempo volevo lavorare con Rosario Castagnola, alias D-Ross, uno dei producer più interessanti che abbiamo in Italia, capace di non imprigionarsi in un solo sound. Il suo contributo è centrale per questo disco, cercavo qualcosa di nuovo per i miei dj set, che in fondo erano fatti di remix di robe mie e dei 99, lui ha trovato quel qualcosa di nuovo».

Insieme a groove figli dei tempi, insieme global e glocal, i testi sono davvero il segnale che Zulù e Luca Persico sanno marciare insieme.
«Sì, dopo aver fatto pace si sono persino alleati. Racconto la mia storia, i miei errori, ma anche la mia improbabile coerenza. “Non lo farò”, “So’ questo so’ quello”, “’E tiemp mije”, “Reo confesso”, ad esempio, parlano di questo, del tempo che passa, della brutta immagine pubblica che ho contribuito ad edificare, della presunta maturità anagrafica che incombe anche su di me».

E l’impegno? Sepolto sotto il privato? 
«Diciamo che il personale è politico, come si usava una volta. E la militanza sta sempre lì, tra “Legalizziamola” e le grandi cause, locali e internazionali, evocate in “Ce magnamm’”».

Che sembra dire: hasta la victoria siempre, ma anche un pareggio di questi tempi non ci sta male.
«Sì, è una sorta di esorcismo, di dichiarazione di intenti: so di dover vincere, per me, per Raul, per i compagni che mi sono più vicini, ma anche perché altrimenti si dichiara impossibile ogni vittoria più ampia, collettiva. Chi corre sogna meglio e lotta meglio, non solo perché, se servisse, scappa - o insegue - più veloce».

Oggi c’è da girare il video del pezzo anti-Salvini inciso con un mucchio selvaggio di artisti napoletani.
«Era nato come reazione alla venuta in città del leader anti-meridionali, ma si è trasformato in un inno dell’altro mondo possibile, quella società colorata e multiculturale di cui i leghisti e i razzisti hanno paura. Si intitolerà “Gente del Sud” o “Tale e quale”, dobbiamo ancora decidere. Siamo in tanti: napoletani di colore come James Senese, M’Barka Ben Taleb, Simona Boo e Djara Akan, veraci quanto me e il resto della Posse, Daniele Sepe, Eugenio Bennato, Valentina Stella, Jovine, Francesco Di Bella, Andrea Tartaglia, Dario Sansone, Tommaso Primo, Oyoshe, Peppoh, Dope One, Speaker Cenzou... In tutto una trentina, tra voci e musicisti».

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