La Rappresentante di Lista: «Noi generazione fluida»

La Rappresentante di Lista
La Rappresentante di Lista
di Federico Vacalebre
Venerdì 26 Febbraio 2021, 15:12 - Ultimo agg. 15:17
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Non fermatevi al titolo sanremese: «Amare» (come il brano con cui vinse nel 1979 il poi desaparecido Mino Vergnaghi) raccoglie più di quanto promette, parte come una Pausini digitale con l'onnipresente tocco di Dardust, poi la voce di Veronica Lucchesi vola, entra un flauto elettronico e il ritmo si fa pressante, perfetto da ballare, da ascoltare in radio, in piattaforma, nella rete. Accanto alla cantante toscana c'è il polistrumentista siciliano Dario Mangiaracina: sono La Rappresentante di Lista, per molti è strano vederli tra i 26 big di Sanremo, dopo averli ascoltati non sarà più così.
 

Perché definirvi «un collettivo queer»?
Lucchesi: «Perché al tempo della sessualità fluida anche i suoni diventano tali. Saremo gli alieni del Festival: non rap, non trap, non cantautorato classico. Conti e Baglioni in passato ci hanno bocciato, stavolta siamo passati».
«Alieno» è il singolo che anticipa il vostro quinto album, «My mamma». Nonostante l'unico ascolto finora, riesco già a canticchiare la vostra canzone: «Amare senza avere tanto/ urlare dopo avere pianto, parlare senza avere niente da dire», con l'ultimo verso che sembra la migliore recensione possibile ai testi della terra dei cachi.
Lucchesi: «Noi parliamo per noi, anche se ci sentiamo parte di una scena generazionale nuova: con molti dei nostri presunti rivali ci conosciamo da tempo e ci stimiamo. Amadeus ha scommesso su un rinnovamento che qualcuno non vuole vedere: bisogna dargliene atto».
Parliamo di voi.
Lucchesi: «Dietro noi due c'è un collettivo, sonoro e teatrale, fatto di musicisti, designer, registi...».
Veniamo all'album. Sin dal titolo, e ancor più in un pezzo come «Oh ma oh pa», c'è un discorso su cosa ci lasciano i genitori.
Mangiaracina: «È una questione di eredità. Che mondo ci hanno preparato? Che mondo prepareremo noi a chi verrà dopo, figli o meno? Siamo diventati quello che siamo perché i nostri genitori... O no? È un discorso sulla maternità, sulla paternità, sul femminile, sul maschile...».
E visto che parliamo di fluidità anche di genitore 1 e di genitore 2. Altri temi forti di un disco pop, elettronico, melodico, barock digitalromantico, fluido insomma, sono la questione femminile e quella ecologica.
Lucchesi: «Mi sembrano i due tavoli su cui la mia generazione, aliena, precaria, fluida, si gioca il suo futuro».
«Mai mamma» è un manifesto femminista.
Lucchesi: «Per lungo tempo non ci siamo sentiti rappresentati dai testi delle canzoni che ci giravano intorno. Con un coro, più da corteo che da tragedia greca, di amiche, mamme e non, abbiamo messo in musica, per dirla, con un verso del pezzo, il sogno di una vera lotta».
Torniamo ai genitori: ne avete, musicalmente parlando?
Lucchesi: «Innanzitutto c'è miss Rettore, come vuole essere chiamata, che avremo l'onore di avere al nostro fianco il 4 marzo, nella serata delle cover, per rileggere Splendido splendente: capolavoro di coraggio e diversità, suono non omologato che noi porteremo nel nostro mondo, nei nostri giorni, con una teatralità cara a lei ancor prima che alle nostre performance mai classiche».
Mangiaracina: «Aggiungerei altre madri putative come Mia Martini e Loredana Berté».
Tutte figure eretiche della canzone italiana.
Lucchesi: «Sottoscrivo, soprattutto Mimì. E aggiungo dei padri: i Cccp e i Csi, che pure qualcuno porta nella serata delle cover. Non solo per parità di genere, cosa sempre difficile da realizzare, mettiamo anche loro nel nostro pantheon formativo».
A proposito di parità: ma voi due come fate se non siete d'accordo su qualcosa. Chi decide? Tirate la monetina in aria?
Lucchesi: «Fortunatamente ci siamo incontrati scoprendoci l'uno estensione e proseguimento dell'altro. Se io inizio una frase so che Dario può finirla perfettamente, e viceversa».
Mangiaracina: «E, poi, se proprio non troviamo il punto di sintesi tra due visioni diverse c'è sempre il nostro collettivo a risolvere i problemi».
In copertina del disco, pubblicato dalla Numero Uno, l'etichetta che fu di Lucio Battisti, rileggete «L'origine del mondo» di Courbet.
Lucchesi: «Ma la vagina diventa uno stargate come in una rivisitazione psichedelica del quadro, opera della palermitana Manuela Di Pisa».
L'origine del mondo era anche al centro del video di «Questo corpo», del 2018, dove Veronica, nuda, si sfiorava, con uno specchio a coprire il paradiso spogliato da Courbet.
Lucchesi: «Queer pop, appunto.

La parola viene dall'America, dove un tempo voleva dire finocchio. Oggi è sinonimo di fluidità, di sesso, e nel nostro caso di suoni, senza barriere». 

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