Festival di Sanremo, Esposito e Boccia: «In canzone l'amore di Orietta Berti per Osvaldo»

Tommy Esposito e Francesco Boccia
Tommy Esposito e Francesco Boccia
di Federico Vacalebre
Lunedì 21 Dicembre 2020, 11:15 - Ultimo agg. 11:19
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«Grande amore» 2, la vendetta: che sembri una promessa di successo o una minaccia è quanto promettono Francesco Boccia e Tommy Esposito, già autori, appunto, del brano con cui Il Volo trionfò al Sanremo 2015: per la prossima edizione, annunciata - pandemia permettendo - dal 2 al 6 marzo 2021, hanno affidato la loro «Quando ti sei innamorato» alla voce di Orietta Berti, 77 anni e tanta voglia di fare pace con un Festival dov'è stata già 11 volte: 55 anni fa la prima («Io ti darò di più»), 29 l'ultima («Rumba di tango» con Giorgio Faletti), ma, soprattutto, 54 anni fa Luigi Tenco si suicidò lasciando un biglietto che, a suo modo, sembrava chiamarla in causa: «Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt'altro), ma come atto di protesta contro un pubblico che manda in finale una canzone come Io tu e le rose e una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi».

Il «Grande amore» messo in musica dai due napoletani è quello di Orietta per Osvaldo: «Quando abbiamo saputo che avrebbe cantato lei il nostro pezzo abbiamo declinato il testo sulla sua love story con il marito, Paterlini: si sono sposati nel 1967, anche i nomi dei loro figli, Omar e Otis, e della nipote, Olivia, iniziano per la O», racconta Esposito, batterista del Giardino dei Semplici.

Gli fa eco Boccia, reduce dalla finale di «X Factor» Romania con i Super4, in cui milita accanto ad Aurelio Fierro jr, Greg Rega e Sabba: «Il brano era destinato ad un cofanetto celebrativo che la Berti sta realizzando per celebrare i suoi 55 anni di carriera, poi Pasquale Mammaro è riuscita a riportarla all'Ariston proprio con la nostra canzone ed è stato bello adattare la nostra ballata alla sua storia, con l'aiuto di un terzo autore, Marco Rettani».

Orietta, che ebbe Francesco come partner della «Domenica in» del 1996, intanto, si sta riprendendo dal Covid-19: «L'abbiamo vista giovedì nel collegamento con Amadeus, sembrava sciupata ma in via di guarigione, oltre che preoccupata per il marito, lui ha sofferto di più l'attacco del virus, anche per questo è bello raccontare come un esorcismo la storia del loro grande amore, eterno amore». 

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Enzo Campagnoli ha vestito il pezzo e dirigerà l'orchestra al Festival: «È la prima volta che lavoro con lui, pur avendolo incontrato dietro centinaia di palchi, e mi ha sorpreso per la qualità del suo lavoro, la dedizione, la capacità di far suonare gli archi, l'ispirarsi al percorso di maestri veraci come Tonino Esposito, ma senza dover per forza suonare napoletano», racconta Esposito. 

L'avventura rumena, intanto, ha aperto nuove prospettive per Boccia, che pure a Sanremo era arrivato terzo tra i giovani nel 2001 (con Giada Caliendo e «Turuturu», tormentino-scoglilingua): «L'altra sera abbiamo sfiorato la vittoria, abbiamo avuto una standing ovation pazzesca, è piaciuto il nostro sfoggio vocale, l'attenzione per la melodia italiana, che nasce partenopea, ma anche per il suono internazionale, il rock, Stevie Wonder. Ci siamo presentati come un gruppo di artisti veraci che si erano messi insieme dopo aver avuto ognuno il proprio percorso e siamo stati letteralmente adottati dal pubblico, non solo locale, visto che oggi con le piattaforme si fa presto a fare il giro del mondo. Così le nostre esibizioni hanno raccolto milioni di visualizzazioni e noi aspettiamo solo che questo maledetto virus finisca di fare danni per andare a cantare in Romania: il pubblico ci vuole sentire dal vivo e molti artisti ci chiedono delle collaborazioni, dalla vincitrice dell'X Factor 2018 Bella Santiago a Florin Ristei, che era il nostro coach, a Raluka, con cui abbiamo già duettato nel programma».

La Romania, però, può attendere: prima c'è Sanremo e la Berti, che ha per le mani anche un secondo pezzo griffato Boccia & Esposito.

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