«Oltraggio, non omaggio»: il web contro il premio a Pino Daniele senza canzoni

«Oltraggio, non omaggio»: il web contro il premio a Pino Daniele senza canzoni
di Federico Vacalebre
Venerdì 8 Febbraio 2019, 08:00
3 Minuti di Lettura
C'è chi ha visto Sanremo solo perché aspettava quel momento, chi non voleva credere che si potesse liquidare l'Uomo in Blues così con solo due parole, chi sperava che da un momento all'altro sarebbe successo ancora qualcosa. E qualcosa è successo, su Raiuno sono arrivati Ghemon e Anna Foglietta che cantavano, con rispetto, «Anna verrà», ma era il DopoFestival, il Festival vero non aveva avuto spazio, o voglia, per le canzoni di Pino Daniele, a cui pure ha consegnato il premio alla carriera del 2019. Premio alla memoria, a quattro anni dalla scomparsa, consegnato all'una di notte, poco prima della fine della seconda serata, a Cristina e Sara Daniele, figlie del cantautore napoletano. Bisio ha recitato la motivazione leggendo dal gobbo, Baglioni ha salutato Sofia e Francesco Daniele, in platea con la mamma Fabiola Sciabbarrasi, e l'altro figlio-manager, Alex, invece assente. Poi, ricordando di aver diviso con il Nero a Metà un'amicizia e un pezzo come «Io dal mare», ha aggiunto: «Veniamo tutti dal mare. Pino si è avvantaggiato, poi lo seguiremo ed andremo a nuotare anche noi nella più belle delle acque, nel più bello dei cieli». Parola a Sara («Papà sarebbe veramente onorato di questo premio. È un grande onore anche per noi figli») e Cristina («Grazie anche al pubblico, ai fan che ci sostengono e vivono attraverso il suo immenso patrimonio artistico») e... amen.
 
Fatto? Già fatto! Nemmeno una nota, nemmeno una canzone, c'era da lasciare spazio a due giganti della comicità come Pio e Amedeo, alla promozione del musicarello battistiano «Un'avventura», alla maratona di spot, a sketch alla formaldeide, come si poteva sperare che qualcuno cantasse o suonasse «Napule è», «Quando», «Chi tene o mare»...? E, poi, chi le avrebbe dovute cantare? Mica c'erano a disposizione un Baglioni, una Fiorella Mannoia, un Riccardo Cocciante, un Marco Mengoni, un'orchestra intera?

Insomma, un omaggio stentato e svogliato, a dir poco, per il popolo del web semplicemente un oltraggio, come testimoniano le centinaia di post che hanno invaso ieri la rete.

Mentre Sara, emozionate e commossa, scriveva su Instagram rivolgendosi al padre («C'era tristezza perché non eri sul palco al nostro posto. Ma c'erano anche tanto orgoglio ed amore, che per un uomo come te avremo fino all'infinito»), in rete si scatenava il putiferio: una cantante come Monica Sarnelli bocciava il siparietto come «vergognoso», un manager delle sette note come Geppino Afeltra parlava di «inutile rappresentazione umiliante», un chitarrista verace e raffinato come Mauro Di Domenico - che al repertorio danieliano ha dedicato il suo ultimo album - sbottava su Facebook: «Ho tirato una scarpa al televisore... Non possono liquidare in meno di due minuti la carriera di Pino con una farsa ignobile, senza una nota del suo repertorio, un brano cantato... Incolpevoli le figlie che hanno ritirato la statuetta all'una di notte, sono convinto che il padre avrebbe tirato la chitarra nel televisore».

Un'occasione persa, che attira su Raiuno nuove critiche dopo quelle causate dal concertone al San Paolo del 7 giugno scorso: ma quello, almeno fu un vero evento; il premio alla carriera di martedì è stato solo una parentesi, mal sopportata. «Per paura della lingua napoletana?», si domandano in tanti su internet, cercando una lettura politica dell'accaduto, ricordando il bluesman che cantava «Questa Lega è una vergogna» e che insultava, proprio dai camerini dell'Ariston, Bossi. Possibile? Probabilmente no, ma davvero Pino Daniele meritava molto di più di quella cerimonietta senz'anima.
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