Contro Rula & Rita: stupidario bipartisan aspettando Sanremo

Contro Rula & Rita: stupidario bipartisan aspettando Sanremo
di Federico Vacalebre
Mercoledì 8 Gennaio 2020, 12:00
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Rula Jebreal ci sarà, ma la polemica non si placa. Rita Pavone ci sarà, e si apre un nuovo fronte. Perché Sanremo è Sanremo, perché nella terra dei cachi la polemica è il sale della vita e magari anche perché il conducator Amadeus deve ancora capire come approcciare i mass media alla vigilia del suo Sanremo. In questo strano Festival maschilista (sette su 24 le cantanti in gara tra i big, due i posti riservati tra i giovani) che si vorrebbe spacciare per femminista grazie alle dieci spalle - due per sera - del conduttore-direttore artistico, ci si divide sulle donne. Un colpo a destra e uno a sinistra, ammesso che le si riesca a distinguere ancora.

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Il confronto di ieri mattina tra Amadeus, l'ad di Viale Mazzini Fabrizio Salini e la direttrice di Raiuno Teresa De Santis ha sbloccato la situazione sulla Jebreal, dopo il no dei giorni scorsi: potrebbe essere all'Ariston nella prima serata, il 4 febbraio con un monologo sulla violenza sulle donne. Nello sciocchezzaio presanremese la consigliera del presidente francese Macron per il gender gap, analista di politica estera, autrice di romanzi, impegnata in campagne sui diritti umani, vista ad «Annozero» di Santoro come alla Leopolda, era stata invitata a fare un passo indietro perché la sua posizione sul razzismo dell'Italia non piace al blocco sovranista. Dopo lo scandalo («In Rai c'è un brutto clima, e gli attacchi sono partiti da persone vicine a Matteo Salvini» ha denunciato lei), il dietrofront che non ha spento la querelle con il partito pro-Rula (l'ex ministra Valeria Fedeli, Gianfranco Librandi di Italia Viva e la sottosegretaria Lorenza Bonaccorsi) e quello contro (Lucio Malan di Forza Italia) a sprecare parole sul web.
 


Dove ormai tiene banco un'altra serissima questione: quella della presenza della «sovranista» Rita Pavone, criticatissima dal popolo dei cinguettii, abituati ai suoi interventi ben poco politicamente corretti. Ora, che le uscite su Twitter della cantante siano più che discutibili, è cosa acclarata, soprattutto da quando se l'è presa con la Thunberg (una ragazzina da «film horror», l'ha definita) o quando si è meritata un «who the fuck is Rita Pavone?» dai Pearl Jam, rei a suo dire di sostenere la stessa Greta. Ma è anche evidente che sarà a Sanremo per celebrare la sua pur lontana, quanto gloriosissima carriera. Per una volta è buona la battuta di Salvini, sempre via social network: «Oggi il nuovo nemico della sinistra è Rita Pavone. Non ci sono più i comunisti, seri, di una volta».

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«Ho scoperto di essere in gara all'Ariston solo lo scorso venerdì» - ha raccontato ieri l'eterna Pel di Carota impegnata con i suoi rivali nella rituale foto di gruppo del cast - «quando mi ha chiamato Amadeus per dirmi che lunedì mi sarei dovuta presentare a Roma per la trasmissione. Tosca ha pensato a uno scherzo di Fiorello, io invece ho iniziato a preoccuparmi del vestito e del parrucchiere. Sono contenta, lo prendo come un bel regalo di Natale, anzi della Befana». Ma sui social monta la protesta per le sue posizioni «sovraniste» e di destra, tra like a profili mussoliniani ed appoggi salviniani soprattutto in tema di immigrazione: «È un rischio che sapevo di correre, ma come diceva Charlie Chaplin, preoccupati più della tua coscienza che della reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è un problema loro», risponde lei, ancor più indifferente a chi la accusa perché, alla sua età, si rimette in gara. «Ho 74 anni, ma la mia voce non l'ha ancora capito. Se non mi guardo allo specchio non me lo ricordo neanche io. E dato che il tempo non si è accorto dell'errore, io vado avanti per la mia strada. L'età anagrafica è solo per la carta d'identità: quello che si ha dentro non sempre rispecchia quello che si è fuori. Tutti hanno il diritto di dimostrare le loro capacità. La modestia non deve essere ipocrisia e io so di avere ancora una gran bella voce». Poche donne in gara? «Siamo in 7, ma non voglio vederci niente di strano. Magari le canzoni più belle le hanno presentate gli uomini, tutto qui». Troppi giovani? Sarà una sfilata di bella musica, con tanti ragazzi che difendono i propri sogni e un po' mi rivedo in loro. Qualcuno, come Rancore, non lo conosco ma sono curiosa». Il suo pezzo, «Niente (Resilienza 74)»? L'ha scritto Giorgio Merk, figlio suo e di Teddy Reno: «Non ho la presunzione di andare lì per vincere, vado piuttosto per far scoprire una Rita Pavone che non è più quella del Geghegè, ma che sa dare ancora tanta energia».

Tra hater ci si intende così, dopo le accuse per Rula ecco quelle per Rita, magari mettendo impietosamente a confronto le foto delle due, quasi che la giovane età fosse un merito tout court.

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