Sanremo 2020, ecco le prime pagelle: Anastasio e Tosca i migliori, Junior Cally attacca Salvini e Renzi

Sanremo 2020, ecco le prime pagelle: Anastasio e Tosca i migliori, Junior Cally attacca Salvini e Renzi
di Federico Vacalebre
Venerdì 17 Gennaio 2020, 17:00 - Ultimo agg. 4 Febbraio, 12:21
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Ventiquattro canzoni, una dopo l'altra, nell'impossibile esercizio di restare concentrati, di penetrare al primo ascolto nelle pieghe del testo, delle sonorità, degli arrangiamenti, delle prove vocali, che dal vivo potrebbero farci cambiare idea o peggiorare la situazione. È il rito presanremese degli «ascolti», mistero buffo celebrato questa volta da Amadeus nell'auditorium milanese di viale Sempione, con il neodirettore di Raiuno Stefano Coletta a dare ufficialità al tutto.

Come sarà questo Festival 2020? Al primo ascolto, una cosa appare evidente: rottamata la melodia che un tempo si diceva sanremese, vince il suono urban, in un'uniformità di ritmi spezzati, radiofonici e veloci, che potrebbe creare anche un effetto soporifero uguale e contrario a quello di quando imperava la proposta più tradizione, la canzonetta ancient regime. Ma non dite che non siamo mai contenti, perché Sanremo e Sanremo e anche quest'anno, nonostante testi di evidente malessere generazionale, vince l'amore, più familiare che sessuale però: per la mamma, per la figlia, per il nipote... Per fortuna Anastasio, Rancore e anche Junior Cally, che se la prende con Salvini e con Renzi, escono dal mucchio, Irene Grandi ha la grinta sua (e di Vasco), Elodie spacca e Tosca cesella una canzone-canzone, mentre Elettra Lamborghini baila el reggaeton della musicofila (?), per cui tutto il resto è noia, non ha detto gioia, che all'Ariston in fondo è parola quasi sconosciuta. Parolaccia dell'anno è, invece, «stronzo», declinata due volte al maschile (Pavone e Masini) e una al femminile (Elodie).
 


Achille Lauro: «Me ne frego»
Un passo indietro rispetto a «Rolls Royce», dance più che rock, vita in rosa più che spericolata, anche se «st'amore è panna montata al veleno» (Nannini docet). Voto: 4

Anastasio: «Rosso di rabbia»
L'urlo di un ventunenne che si sente come una bomba ad orologeria disinnescata, chitarrone southern rock per un flow esposivo. Voto: 8

Giordana Angi: «Come mia madre»
Son tutte belle le mamme del mondo, la sua di più, bene solo la prova vocale. Voto: 4

Bugo e Morgan: «Sincero»
L'electropop (Human League, Heaven 17, Visage ma anche Battiato) degli incendiari che scoprono di essere diventato pompieri per amore. Voto: 6

Diodato: «Fai rumore»
Una canzone d'amore obliqua, curiosa, irregolare eppure tradizionale, alla Diodato insomma. Voto 6

Elodie: «Andromeda»
Mahmood e Faini/Dardust per autori: Ok l'urban sound è giusto e cita pure Nina Simone, che comunque è un merito. Voto: 7

Francesco Gabbani: «Viceversa»
Dopo il ballo della scimmia difficile cavarsela con una filastrocca alla rovescia. Voto: 5

Irene Grandi: «Finalmente io»
Vasco e Curreri «pittano» la toscanaccia che non vuole crescere, rock ma non troppo, arrabbiata ma non troppo. Voto: 7

Raphael Gualazzi: «Carioca»
Latin urban, con saudade e brio danzereccio, senza pretese, ma almeno al primo ascolto. Voto: 6

Paolo Jannacci: «Voglio parlarti adesso»
I cantautori, si sa, cedono al richiamo della canzone per i figli, della ninna nanna emozionale. Ma un Jannacci può dare di più. Voto: 6

Junior Cally: «No grazie»
Rap rock antipopulista, con stoccate per Salvini e Renzi. Di impatto, comunque vada farà parlare. Voto: 7

Elettra Lamborghini: «Musica (e il resto scompare)»
Reggaeton un po' gypsy griffato Petrella e Canova, ma se il resto (abiti compresi) scompare che musica rimane? Rumore di fondo. Voto: 4

Levante: «Tiki bom bom»
Quattro lettere ad amici incompresi, «diversi». Un ritmo - quello del titolo - da ignorare. Ma con le radio da accontentare. Insomma, idee non chiarissime per la chanteuse sicula. Voto: 6

Marco Masini: «Il confronto»
Un uomo alla specchio, con la sincerità di sempre, ma senza guizzi.Voto: 5

Enrico Nigiotti: «Baciami adesso»
Canzone d'amore senza identità: «sei l'unica stanza che mi salva dal disordine». Voto: 3

Rita Pavone: «Niente (Resilienza '74)»
Pel di Carota sfida la generazione liquida e la contemporaneità, il pezzo è del figlio, lei ci mette la grinta di sempre e un po' di rock in più. Voto: 7

Piero Pelù: «Gigante»
«El diablo» non brilla, folgorato sulla via di Damasco dal nipotino, cantato come il suo «Gesù, la luce sul nulla, il mio piccolo Buddha». Voto: 6

Pinguini Tattici Nucleari: «Ringo Starr»
In un mondo di Lennon e McCartney loro si accontenterebbero di essere Ringo Starr in chiave danzereccia. Ma pure Pete Best è lontano. Voto: 5

Rancore: «Eden»
L'elettronica pianistica di Dardust veste, inseguendo la storia di una mela, un flusso di coscienza sul paradiso terrestre che non c'è. Voto: 7

Riki: «Lo sappiamo entrambi»
È l'ultimo trottolino amoroso sopravvissuto alla rottamazione urban sanremese. Voto: 3

Tosca: «Ho amato tutto»
Una grande canzone d'amore («tu sei l'unica messa a cui sono andata»), persino classica, per una grande interprete. Voto: 8

Alberto Urso: «Il sole a Est»
Un tenorino, ma pop, ancora alla ricerca della sua personalità. Voto: 4

Le Vibrazioni: «Dov'è»
Incolori, fedeli alle prove più recenti, dicono «Dov'è» 50 volte, o quasi, difficilmente avranno risposta. Voto: 5

Michele Zarrillo: «Nell'estasi o nel fango»
Con un testo non linearissimo, anche lui accetta la sfida del tempo, accelera il ritmo e mira a un falsetto che ricorda Mango. Voto: 5

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