Sanremo 2023 al via tra Costituzione, finto nude-look e Blanco spaccatutto

Il bilancio della prima serata del festival

Marco Mengoni, Chiara Ferragni e Blanco
Marco Mengoni, Chiara Ferragni e Blanco
di Federico Vacalebre
Mercoledì 8 Febbraio 2023, 07:39 - Ultimo agg. 17:32
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Inviato a Sanremo

L'inizio con «Fratelli d'Italia» non è una captatio benevolentiae meloniana, ma il saluto a Sergio Mattarella, nel palchetto di sinistra con la figlia Laura. Al microfono Gianni Morandi, è la prima volta di un Presidente all'Ariston, un riconoscimento. Tutti in piedi e in coro (il regista Vicario segue il labiale del Presidente) per l'inno di Mameli. Sanremo come la Scala, alzati che sta passando la canzone popolare. Il colpaccio di Amadeus ha radici nella scorsa edizione, quando, in apertura della terza serata, chiese all'orchestra di dedicare «Grande grande grande» proprio a Mattarella, che da giovane professore universitario nel 1978 aveva applaudito l'ultimo concerto di Mina alla Bussola di Viareggio con la moglie Marisa e il fratello Piersanti.

Standing ovation, poi torna Roberto Benigni, ormai costituzionalista riconosciuto e sanremese adottivo: siamo a sette partecipazioni, dal 1980 ad oggi. Nel settantacinquesimo anniversario della nostra Carta inizia rivolgendosi a Mattarella, che ride di gusto: «Presidente, lei è al secondo mandato, ma Amadeus è al quarto, ha già prenotato il quinto e il sesto: è costituzionale?».

Il ricordo del partigiano-fioraio Amilcare Rambaldi, che inventò il Festival (e poi, per farsi perdonare, anche il Premio Tenco), prepara la strada al monologo: l'importanza della musica leggera porta all'importanza della Costituzione-opera d'arte, che «canta la libertà e la dignità dell'uomo», ci ricorda che «un mondo migliore è possibile».

Un sogno fabbricato da uomini svegli, scritto in pochissimo tempo, da 546 persone, «tutte di partiti diversi, divise su tutto, escluso su una cosa, essere uniti per scrivere la Costituzione più bella che si potesse immaginare». Eccoli gli articoli più rilevanti: l'1 certo, il 2, il 4, il 9, l'11, «che è una poesia, L'Italia ripudia la guerra. Pensate se lo avessero adottato le altre nazioni nel mondo».

 

De Gasperi, Marchesi, Pertini, Nilde Iotti, tra gli uomini che fecero l'impresa c'era Bernardo Mattarella: «Allora Presidente, visto che avete lo stesso padre, si può dire che la Costituzione è sua sorella?». Poi l'ode all'articolo 21, quello che recita: «Tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il loro pensiero». «Se l'hanno scritto vuol dire che ce n'era bisogno. È l'architrave di tutte le libertà dell'uomo, durante il ventennio fascista non si sarebbe potuto fare nemmeno Sanremo, si cantava sempre la stessa canzone... viva il Duce. Mentre mangiavate una pizza a casa poteva arrivare qualcuno che vi portava via perché avevate ragionato con la vostra testa. Potevate essere picchiati, potevate sparire... L'articolo 21 ci ha liberati dalla paura. In paesi molto vicini a noi si viene imprigionati solo perché si mostra il volto, perché si canta, perché si balla». Insomma, è come se i padri costituenti avessero scritto: «Mai più». Alla fine, però, la Carta ha una pagina bianca: «È stata scritta, ma va attuata. A noi hanno lasciato una sola cosa: far diventare questo sogno realtà». Standing ovation anche per Benigni, si alza pure il presidente della Repubblica.

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Poi la gara può partire, Anna Oxa con «Sali» è la prima in gara, il pubblico la lascia andare senza particolare calore. Chiara Ferragni, dopo aver postato il selfie storico con Mattarella, si mostra conduttrice spigliata e, in abito finto nude-look, sceglie un tono retorico e commosso per il monologo-lettera a se stessa bambina sul coraggio femminile: «Se ti nascondi sei una suora, se ti mostri sei una troia. Essere una donna non è un limite». Poi dà la parole alle testimonial dell'associazione antiviolenza Di.Re.

Gianmaria e Mr. Rain con coro di bambini mostrano il ringiovanimento del concorso. Morandi passa da «Bella Belinda» a «Il mio canto libero», omaggio a Battisti che avrebbe compiuto 80 anni il 5 marzo. Ci sono Mahmood-Blanco, i Pooh in ricordo di Stefano D'Orazio, Pelù dal palco esterno, Salmo dalla nave, Blanco da solo che distrugge tutto (aveva problemi di ritorno audio), fischiatissimo dall'Ariston. Mengoni («Due vite») è il primo acuto della gara, Ultimo («Alba») il secondo, i Coma_Cose («L'addio») il terzo, Elodie («Due») un brivido sexy in nero trasparente, meno d'impatto Ariete, Leo Gassmann, Olly, i Colla Zio, Mara Sattei. I Cugini di Campagna strappano un sorriso di simpatia, Grignani tiene fede al suo titolo («Quando ti manca il fiato»). E la sala stampa a notte fonda detta la prima classifica parziale, contestata dalla sala: Mengoni primo davanti a Elodie, Coma_Cose, Ultimo, Leo Gassmann. Ultima Anna Oxa.

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