Sanremo 2023, Gianni Morandi, Al Bano e Massimo Ranieri alla conquista dell'Ariston

Nella prima classifica parziale a 28 Mengoni guida davanti a Colapesce-Dimartino e Madame

Gianni Morandi, Al Bano e Massimo Ranieri a Sanremo
Gianni Morandi, Al Bano e Massimo Ranieri a Sanremo
di Federico Vacalebre
Giovedì 9 Febbraio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 18:00
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Di sana e robusta Costituzione, il Festival dei record va. Gli ascolti sono stellari, i più alti dal 1995 (conduceva Baudo, Morandi era in gara, vinceva Giorgia): 25 anni, 10.757.000 spettatori pari al 62.4% di share per la prima serata, forte anche della presenza di Mattarella e di un Benigni ispirato nel celebrare i 75 anni della nostra Carta, partendo dagli articoli 11 (il ripudio della guerra) e 21 (la libertà d'espressione) con inevitabile teatrino di polemichette politiche (il più duro, in fondo, è Salvini, per cui il Presidente «ha diritto a svagarsi, ma la Costituzione non va difesa all'Ariston»). AmaDeus, nuovo padre-padrone di una tv generalista che sfonda anche sul fronte del pubblico giovane, di quello laureato, della piattaforma RaiPlay, sui social, non se ne preoccupa più di tanto: «Sono quattro anni che ci attacca, basta non guardarci».

Nella seconda serata Francesca Fagnani dà il cambio a Chiara Ferragni ma il suo nude look è reale, e non per questo più volgare, anzi, e la sua spigliatezza maggiore, come coconduttrice, ma anche come monologante, dando voce ai ragazzi che ha incontrato nel carcere minorile di Nisida, che ha intervistato non sentendosi belva (e nemmeno agnello) tra le belve, ma privilegiata tra scugnizzi nati dalla parte sbagliata della barricata: un appello ad una scuola capace di recuperare, all'accesso al lavoro, ad uno «Stato più sexy della criminalità». Un discorso su un destino che non è irreversibile, che non dovrebbe essere irreversibile, sui diritti dei detenuti, sul fatto che è «un fallimento per tutti» ogni volta che un minorenne rientra in un carcere. E domani arriveranno i protagonisti di «Mare fuori», a riprendere il discorso. 

Sul fronte dello spettacolo protagonista assoluto della serata è il supertrio inossidabile: Al Bano (79 anni, ma quattro torte per annunciare gli 80 che compirà il 20 maggio), Gianni Morandi (78) e Massimo Ranieri (71).

Amici, rivali, stakanovisti del palcoscenico, sciorinano canzoni di mezzo secolo fa, le dividono tra di loro, le condividono con il pubblico, le sparano al cielo. «In ginocchio da te», «Vent'anni», «Nel sole», «Andavo a cento all'ora», «Se bruciasse la città», «Rose rosse» («forse le rose in amore non si usano più», ma Blanco non c'entra), «Scende la pioggia», «Felicità», «Perdere l'amore» (l'ex scugnizzo del Pallonetto si commuove), «Uno su mille» (l'ex ragazzo di Monghidoro si commuove), «È la mia vita» completano il Festival sacrosantamente rinnovato da Amadeus, con il contributo pesante dei veterani-highlander, di canzoni diventate dna comune, tessuto connettivo, con la storia di tre figli di nessuno diventati qualcuno. Perfetti anche nella scelta del brano finale, i magnifici tre: «Il nostro concerto», capolavoro di Umberto Bindi, gigante della canzone italiana che ha pagato con l'ostracismo la sua omosessualità. Vedremo se ne verrà mai fuori qualcosa di più: un disco, un tour, uno spettacolo televisivo, di sicuro, dopo il Presidente, il secondo colpaccio dell'Amatissimo che fa benissimo allo share.

 

La gara, già la gara, difficile ritrovarne il filo dopo uno show così orgogliosamente e gramscianamente nazionalpopolare. Will, i Modà, Sethu non colpiscono certo al cuore, bisogna aspettare gli Articolo 31 («Un bel viaggio») almeno per un po' di brio, per un amarcord sentimental-spaghetti funky. Lazza («Cenere») si conferma campioncino di quella nuova generazione che sta cambiando la faccia della canzone italiana, proprio come Madame («Il bene nel male»). Giorgia cesella una «Parole dette male» che ipoteca il podio: il brano non sarà un capolavoro, ma dentro si sente la voglia di concedersi una direzione più black oriented e lei domina il canto senza dover per forza usare virtuosismi, usa respiri, legati, incisi con note larghe. E nella chiusa finale strappa applausi. Colapesce-Dimartino con «Splash» portano in scena una grande pezzo, ancora musica leggerissima ma non da tormentone, che guarda alla lezione di Battisti e di Carella, di Modugno e di Tenco, persino di Dino Campana. Una storia d'amore boicottata dall'interno, il logorio della vita postmoderna, forse persino un suicidio sono nascosti nella prova di maturità del duo cantautorale siciliano. Si continua con Shari, con Levante e la sua «Vivo», con il Tananai neoclassico di «Tango», con la provocazione fluida di Rosa Chemical («Made in Italy»). Lda, il più giovane e l'unico partenopeo della gara («Se poi domani», dirige l'orchestra Kekko D'Alessio) precede il tunz tunz da villaggio turistico in ritardo di Paola e Chiara. A dare un po' di sapore verace ci pensa Mario Di Leva, 10 anni, figlio d'arte (il papà è l'attore Francesco), coprotagonista con Francesco Arca della fiction «Resta con me» (dalla canzone di Pino Daniele usata come sigla): Raiuno la trasmetterà da domenica 19, è un poliziesco ambientato a Napoli. Lui regala una maglia della capolista ad Ama, che replica: «Io tifo Inter e siamo gli unici che vi hanno battuto». Il bambino lo fulmina: «Ma fa freddo a -13?».

Pegah Moshir Pour, attivista italoiraniana per i diritti civili, spalleggiata da Drusilla Foer, ricorda la libertà negata a Teheran, le violenze sulle donne, gli omosessuali, i musicisti. «Per la libertà, per la libertà, per la libertà», ripetono ieratiche dopo aver declamato i versi di «Baraye», l'inno delle proteste in Iran che ha appena vinto il primo Grammy per la canzone che ispira cambiamenti sociali nel mondo. Il suo autore, Shervin Hajipour, 25 anni, è libero su cauzione, il brano nello scorso settembre è diventato virale, collezionando oltre 40 milioni di click sul web in 48 ore.

Renga e Nek si esibiscono sul palco esterno, Fedez sulla nave, con un freestyle rap che se la prende con il Codacons e con il viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami travestito da Hitler, «per carnevale», spiegò lui. Il cantante mostra la foto in questione e la strappa. Un nuovo caso? «Ricordando l'articolo 21 della Costituzione celebrato da Benigni mi prendo le responsabilità di quanto detto, la Rai non ha visionato questo testo», assicura lui. Angelo Duro con la sua boriosetta stand up comedy senza peli sulla lingua (Ama avverte: «I moralisti cambino canale») e i Black Eyed Peas sono altre spezie per aggiungere sapore alla serata.

Che finisce con il secondo verdetto dettato dalla sala stampa, tra il rumoreggiare dell'Ariston: primi di manche Colapesce-Dimartino, davanti a Madame, Tananai, Lazza e Giorgia. Nella prima classifica parziale a 28 Mengoni guida inseguito da Colapesce-Dimartino, Madame, Tananai, Elodie. Giorgia è solo ottava, Ultimo è solo decimo, Lda è ventiquattresimo, ultimo Sethu. Non lasciatevi suggestionare: oggi decidono il televoto e la giuria demoscopica. 

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