Sanremo rainbow: gli accenti e le icone queer del Festival

Paola & Chiara sono al primo posto nell’entusiasmo della comunità lgbtq+

Sanremo rainbow: gli accenti e le icone queer del Festival
Sanremo rainbow: gli accenti e le icone queer del Festival
di Salvio Parisi
Venerdì 10 Febbraio 2023, 17:03
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Altro che i fiori di Sanremo.

Leather, bling-bling, piercing, manga, glitzy, sartoriale, fetish, tattoo, piume o lurex: tra gossip e polemiche, il carrozzone sanremese produce ogni anno fiumi di opinioni su carta stampata e on line ad ogni ordine e titolo di competenza (e non). Naturalmente il meglio e il peggio non arriva solo dagli addetti ai lavori ma soprattutto dal grande pubblico, che si sa è come il cliente: ha sempre ragione.

Share a parte, queste serate davanti ai monitor tv & pc generano inevitabilmente e fortunatamente uno sciame vorticoso di forum su ogni ingrediente della pietanza: i talenti, la musica, i testi, i generi, le voci, le coreografie, le scenografie o i conduttori, ma ciò che più di tutto sollecita e solletica si chiama “look & outfit”.

Glamour, couture, mega-griffe o esoteric e persino dark underground: l’estetica e la moda sono i grandi argomenti per tutti. 

Se consideriamo l’eclatante orientamento no gender di vari artisti e canzoni, allora è interessante osservare e raccogliere le opinioni che le schiere di fan o di critici d’ogni titolo pubblicano ovunque. 

Le sorelle Iezzi sono senz’altro al primo posto nell’entusiasmo della comunità lgbtq+: Paola & Chiara reloaded, inguainate in due abitini specchio con make up glitter lucido, hanno fatto letteralmente “Furore”.

Ma è Rosa Chemical con un pezzo leggero, esplicito e provocatorio (ma nemmeno poi tanto) il porta bandiera della new genderless generation: accessori nero-rosa strafashion, unghie fuxia a spadino o calzature montard al netto di vari punti metallici e tatuaggi facciali.

Lady Oxa è forse l’icona gay più storica, l’artista più eclettica e attesa dopo lunga assenza dal palco di Sanremo: iconiche per l’appunto le sue performance camaleontiche, tanto amate dai transessuali e i gay over 40. Ma a parte la sua immutata estensione vocale, forse non hanno convinto il suo dark monacale senza orpelli e i suoi capelli estesi e platino.

Magica Elodie, prima in “corvo” Valentino (come in molti l’hanno appellata) e poi in nero vedo-non-vedo e décolleté luccicante: madrina al pride romano 2022, è lei la prossima icona della comunità lgbt.

Marco Mengoni barbuto e vestito leather macho ha sicuramente rievocato i fasti di Gianni Versace anni ’80 e ‘90 con citazioni Village People e Tom of Finland, al netto del brano più votato e apprezzato della kermesse.

 

Madame è uno dei più giovani talenti italiani, sul palco è stata grintosa e romanica in Off White bianco e cobalto, fluida nella vocalità e arcobaleno nell’anima.

Ariete, che ha scritto la sua “Mare di guai” di getto con Calcutta dopo aver rotto con la sua ragazza, ha indossato due austeri tailleur over di Marni decisamente no gender.

Sethu, Levante, Damiano e pure Blanco il furioso non hanno mancano di rendere omaggio a uno style trasversale, ricercato e fluido quanto basta.  

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E se poi il rap invettivo di Fedez o il cinismo anticonformistico di Angelo Duro hanno riportato le opinioni su un piano meno “estetico” e più rigoroso o se il costume di Posaman al Viva Rai2 le spostano ogni notte sul “sanremismo” esilarante di Fiorello, di certo però l’animo e l’essenza della Carrà aleggeranno nelle ultime serate tra le luci sul quel palco con l’auspicio di nuove sorprese eccentriche e queer ma sempre elegantemente made in italy.

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