Alessandro Siani al teatro Diana di Napoli: «Ho ancora lo sguardo di venticinque anni fa»

«Il presente è triste, perciò il cabaret sta seguendo il sentiero della grande commedia all'italiana»

Alessandro Siani
Alessandro Siani
di Luciano Giannini
Martedì 20 Dicembre 2022, 12:00
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Il 14 febbraio uscirà nelle sale il suo nuovo film: «Finora ho trattato di felicità, miracoli, differenze tra Nord e Sud, ricchi e poveri; ora è il momento dell'amicizia, che è diventata virtuale, si esprime attraverso i like, mentre dovremmo guardarci di più negli occhi e riuscire a seminarla intorno a noi. Tramite amicizia, però, farà riflettere anche su un altro suo aspetto». E quale? «In questo Paese si fa tutto solo... con le amicizie».

Alessandro Siani torna domani sera al Diana come mattatore del Natale in «Extra felicità live tour» e resterà nella sala vomerese fino al 15 gennaio.

Il 26 dicembre è previsto un triplo spettacolo, alle 18, alle 21 e un terzo a mezzanotte, ospite il rapper Rocco Hunt con le sue canzoni. Per arricchire lo show, poi, ogni sera con Siani sarà un vecchio amico, Francesco Albanese... «e spesso ci farà visita anche Tony Figo, nei panni di un carabiniere che avrà il compito di controllare se il pubblico segue il protocollo Covid. Perché qui ogni giorno esce una notizia diversa... ma sta mascherina dobbiamo metterla o no?».

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Siani, ricorda i tempi di «Festa», del 2003-2004, proprio qui al Diana?
«E certo! Nel 2023 saranno giusto 20 anni. Celebrerò l'anniversario con uno nuovo spettacolo. Per rievocare quei tempi. Fu un gran successo».

E questo «Extra felicità live tour»?
«Oggi ragiono sulla guerra, le tasse, le bollette, la politica, il presepe. Ci mancano solo gli Ufo, ma non verranno. Perché guardando la Terra penseranno: Nun simmo arrivate fin'a mo', chisto nun è o mumento. Tuttalpiù ce ne andiamo a Praia a Marte. Intanto, il virus si è trasformato, perché il vaiolo veniva dalle scimmie, il Covid dai pipistrelli e ora sta girando l'influenza del cammello... l'ho letto due, tre giorni fa. Tanto che mio zio aveva una Panda e se l'è venduta. Mi ha detto: Non si può mai sapere. Ma il disastro è il gas. Mettersi la canna in bocca è diventato un lusso. E la luce? Nelle scuole non si insegnerà più l'Illuminismo! A parte gli scherzi...».

A parte gli scherzi?
«Il presente è triste, perciò il cabaret sta seguendo il sentiero della grande commedia all'italiana, che prendeva spunto dal dolore per creare comicità... Totò, Sordi, Risi, Monicelli... C'è un profondo cambiamento in atto; c'è voglia di buonumore e come si ride a teatro non si ride da nessun'altra parte. La gente lo ha capito e affolla le sale».

Parliamo di politica.
«La destra è al governo. E per forza! I programmi dei concorrenti non erano competitivi. Calenda ha assoldato tutti, la Gelmini ha abbandonato Berlusconi e lui... vieni con me; la Carfagna, idem. Poi ha tentato con Ilary Blasy e lei gli ha risposto: Il tuo movimento si chiama Azione, ma se di azione si tratta, preferisco Totti. E Letta? Ci ha provato con chiunque, tanto che Rocco Siffredi non ce l'ha fatta più: Ma che zuzzimmerie staje cumbinanno?».

E il presepe?
«Senza pastori. Tutti a casa col reddito di cittadinanza».

La guerra.
«Argomento complesso. Ho letto che Toto Cutugno, Albano e Pupo potrebbero essere spie al soldo di Putin. Ma dico io... Pupo, tutt'al più, potrebbe fare la microspia».

Perché ha voluto il tour de force del 26 dicembre?
«A Natale tornano gli emigranti per riabbracciare le famiglie. Volevo andare loro incontro. L'unica data possibile era quella, ma restano solo cento biglietti per la replica di mezzanotte. Dovrò aprirne altre, a gennaio».

E Rocco Hunt?
«Lo spettacolo di mezzanotte lo immagino pieno di ragazzi. Ci voleva un loro beniamino».

Con questo show celebra i 25 anni di carriera.
«Ricordo che il primo spettacolo s'intitolava A Napoli quando piove si aprono più strade che ombrelli».

È cambiato Siani in 25 anni?
«Tanto, ma non lo sguardo di un ragazzo che si affacciava alla finestra di casa immaginando un mondo diverso. Oggi spero di far qualcosa che possa restare e avere un senso. Voltandomi indietro, so di aver ricevuto più di quanto meritassi. Mi sento in obbligo. Per esempio, ho preso a cuore la situazione della Whirlpool e non solo con il documentario di Pannone. Ecco, attraverso la sua storia se ne possono raccontare tante altre. È ciò che intendo fare. Oggi voglio stare accanto a chi merita attenzione; a chi ha bisogno di mantenere alta la dignità». 

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