Alice Bernard: «Il mio burlesque da casa. Il corpo nudo? È come un abito elegante»

Alice Bernard
Alice Bernard
di Leonardo Jattarelli
Domenica 26 Aprile 2020, 21:54 - Ultimo agg. 27 Aprile, 00:18
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Alice ha 27 anni, è di Grosseto. Il suo nome d’arte è Alice Bernard; così è conosciuta nel mondo del burlesque. Un universo difficile da decifrare quanto piacevole da seguire. E anche il burlesque, in questi giorni di quarantena, sta cercando di organizzarsi per poter essere presente, per non staccare la spina e offrire spettacoli online. Alice vive in Puglia dove da qualche anno ha creato un vero e proprio laboratorio in casa: uno studio di registrazione, un locale dove creare i suoi video, un altro dove disegna e cuce i fantastici costumi che indossa durante le sue performance molto seguite sulle varie piattaforme.



Alice, da dove viene questo Bernard?
«Non è il primo nickname che ho inventato. All’inizio ero una tedesca molto trasgressiva e anche un po’cattiva: mi chiamavo Edel von Scharf, dove Edel sta per “nobile” e Scharf per “tagliente”».
Perché poi l’ha cambiato?
«Perchè andava bene per una vendicatrice della notte, ma lo capivo solo io. Quando andai in tournée con i Goblin...»
I celebri Goblin musicisti per Dario Argento? 
«Si sì, la band di Simonetti. Insomma quando andai a New York con loro alcuni mi chiesero l’autografo a fine spettacolo, ma mi rendevo conto che non riuscivano a capire quello che avevo scritto».
Quindi è nato Bernard
«Sì, che poi era la soluzione più semplice: Alice è il mio vero nome e Bernard il cognome di mia nonna friulana». 
Allora Alice, su Facebook impazzano i suoi video con le varie puntate di “Sofa”. Come si è organizzata da casa? E in che modo il burlesque sta sopravvivendo online?
«Mi hanno spronata a pubblicare i video, visto che in precedenza apparivo poco facendo solo spettacoli dal vivo. E’ un modo per cercare nuove ispirazioni, libere. Io ho sempre amato un certo tipo di musica: ho iniziato dal mio mito, Frank Zappa, poi con i Goblin ho creato coreografie in costume e ora, per combattere la fantasia che galoppa, elaboro idee che in tempi normali non metterei in pratica. Uno degli ultimi video è su musica di Ennio Morricone per “Metti una sera a cena”». 


Perché anche il burlesque cambia in tempi di quarantena...
«Si sta riprendendo il concetto di “video voyeur” degli Anni ‘50, un po’ alla Betty Page, quelli dei Peep Show che gli uomini in America compravano sottobanco nei negozi».
Ma come avviene il contatto con il pubblico?
«Ho notato che molti stanno utilizzando diverse piattaforme, Zoom ad esempio o canali di videochiamata diretta. Esistono dei siti pay dove seguire video anche un pò hard che alla fine vanno a sfumare... Paghi con paypal e poi, verificato il pagamento, si accede e si dà vita allo spettacolo»
Ma non è questo il senso, la natura del burlesque...
«Certo che no. Il burlesque è spettacolo dal vivo, è arte costruita anche con il sorriso. Ma noto che online oggi è molto labile il confine tra il vero burlesque e una dimensione più vouyeristica. Si torna un po’ al mercato dei peep show». 
E lei?
«Io ho sempre lavorato essenzialmente con musicisti. Ho molto pubblico legato alla musica, che è jazz, rock, e progressive. Molte giovani donne appassionate mi chiedono di aiutarle a capire il senso del burlesque perché ne rimangono attratte». 
Ecco, qual è la platea del burlesque online?
«Tu mostri quanto vuoi mostrare, per accattivare, per attirare e il riscontro è interessante. Se nelle grandi città il burlesque è un genere conosciuto, nelle piccole realtà della Puglia ad esempio, dove sto lavorando, non è così pubblicizzato. Così i miei video sono soprattutto indirizzati a chi non conosce il genere. Mi scrivono spesso, sia uomini che donne. Anche il pubblico del burlesque è cambiato negli anni. Prima era soprattutto maschile, ora molto più femminile».
Come se lo spiega?
«Semplicemente col fatto che la donna burlesque è risoluta, si mette in gioco. E’ protagonista di se stessa. Insomma, non è una modella che fa quello che le dicono di fare. Io “vesto” il mio spettacolo, lo creo e le donne apprezzano. Agli uomini tutto questo fa un po’ paura». 
Lei è anche costumista...
«Si, creo i miei costumi. Da adolescente pensavo soltanto a suonare la chitarra e intanto disegnavo. Poi a Roma mi sono iscritta ad Architettura. Infine l’incontro col burlesque e la passione. Lascio tutto, mi iscrivo ad un corso in una sartoria, poi imparo la danza del ventre e le arti marziali. Ora sono imprenditrice di me stessa e artigiana design».
Cosa l’attrae del burlesque?
«La possibilità di unire il carattere al corpo ed essere protagonista di me stessa. Noi non siamo attori. Nei miei video penso anche che qualcosa si possa insegnare: mi è sempre piaciuta la forza, l’energia, la giocosità. La gente si sente intrappolata e invece bisognerebbe riappropriarsi della libertà dell’adolescenza, quella che poi facilmente si perde».
E la nudità?
«Io ho la mia idea di nudo e di burlesque: un corpo nudo è l’apoteosi del vestirsi. E’ uno degli strati del vestito. C’è molta “ingegneria” dietro un abito di burlesque. E la nudità è il vestito il più romantico, prima ancora che erotico».







 
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