Torna «Efestoval» di Mimmo Borrelli: «Senza Campi Flegrei Procida si è isolata»

Torna «Efestoval» di Mimmo Borrelli: «Senza Campi Flegrei Procida si è isolata»
di Luciano Giannini
Mercoledì 13 Luglio 2022, 09:04
3 Minuti di Lettura

Mimmo Borrelli è una fucina come quella del suo amato Efesto. E lo diventa anche l'incontro stampa per presentare il ritorno, dopo due anni, della rassegna da lui ideata e diretta, «Efestoval», che prende il nome dal dio greco della metallurgia. È il festival dei vulcani, e quindi dei Campi Flegrei, che hanno generato Borrelli animandolo con la loro energia ardente. In vita dal 2015 al 2018, sempre autofinanziata, tranne la prima edizione che ricevette un contributo ministeriale, la manifestazione fu sospesa prima del Covid. «Ora risorge grazie a sponsor privati, che hanno messo a disposizione 45.000 euro. Gli altri cinque, che mancano per pareggiare le spese, proveremo a recuperarli dalla vendita dei biglietti», chiarisce l'attore-poeta di Torregaveta, oggi tra i più importanti drammaturghi italiani.

Il programma: cinque saranno gli spettacoli previsti dal 9 al 19 settembre in altrettanti teatri-non teatri. Il primo, in scena l'11, è «U ciclopu», di e con Mario Incudine, alle Cantine Astroni che producono vino su un cratere della caldera flegrea.

Là l'artista di Enna divagherà su Ciclope, Odisseo, viaggio e vino; è anche previsto un percorso di degustazione, aperto a 25 persone. Lo stesso Incudine aprirà il festival il 9 con uno dei due workshop previsti (l'altro sarà guidato, dal 12 al 16, da Danio Manfredini).

Gli altri titoli: «Overload, di Teatro Sotterraneo, il 16 settembre a Città della Scienza, proporrà una riflessione sulla multimedialità. «Il 17», spiega Borrelli, «avremmo dovuto avere Manfredini in Giorni felici di Beckett, ma pochi giorni fa i detentori dei diritti delle sue opere hanno negato il permesso, perché un maschio non può interpretare un ruolo femminile. Il rifiuto non ha giustificazioni in un'epoca di generi sempre più fluidi. Lo sostituirò io, al Purgatorio ad Arco, riproponendo Il gelo, sui personaggi purgatoriali di Eduardo. Il giorno dopo, nella stessa chiesa, Nunzia Schiano terrà un reading, Mater Purgatorii, tratto anche da testi miei. Chiuderà Davide Enia, il 19, con Marzo1943, ispirato a un bombardamento subito da Palermo in quell'anno. Non a caso il palcoscenico sarà il Nabilah, a Torregaveta, dove la villa romana di Servilio Vatia durante la guerra fu adibita a polveriera». Al Purgatorio ad Arco esporrà, dal 12 al 18, Jude Papaloko Tegenus, autore di opere fisico-digitali che evocano il wudù e, dunque, il culto delle anime pezzentelle.

Con Borrelli si finisce per discutere (e polemizzare) su più ampie questioni: «La funzione della cultura, per esempio». E qui entra in gioco Procida, «che appartiene come Ischia ai Campi flegrei». La capitale italiana della cultura 2022 «non ha creato legami con i Comuni limitrofi, è rimasta isola; anzi, lo è più che mai. Gli investimenti sono calati dall'alto e sembrano più che altro il frutto di speculazioni ministeriali. I primi scontenti sono i procidani stessi. La cultura deve lasciare qualcosa al territorio, perché i fondi da cui nasce sono pubblici».

© RIPRODUZIONE RISERVATA