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La «Cavalleria» del San Carlo tra i Sassi di Matera: ok, la scommessa è giusta

di Donatella Longobardi
Articolo riservato agli abbonati
Venerdì 2 Agosto 2019, 09:14 - Ultimo agg. : 3 Agosto, 12:14
4 Minuti di Lettura

Sulle rocce a picco di San Pietro Caveoso scorrono le immagini in presa diretta del dramma di Turiddu, Alfio, Santuzza e Lola mentre una pedana porta i cantanti dal palcoscenico in mezzo al pubblico, quasi si toccano.
In un filmato Alfio guida un camioncino che trasporta bidoni di rifiuti tossici, un trattore attraversa i campi e compaiono uomini in tuta gialla e quella natura intatta diventa la terra dei fuochi. C'è il triangolo di gelosia, amore e morte ma c'è anche tanta contemporaneità nella «Cavalleria rusticana» che il San Carlo presenta nei Sassi di Matera, regia di Giorgio Barberio Corsetti, direzione musicale di Juraj Valcuha, nel cast Veronica Simeoni, Roberto Aronica, George Gagnidze, Agostina Smimmero, Leyla Martinucci. «Perché», nota il regista, «sono materia viva i tanti fenomeni di violenza causati dalla gelosia e perché l'opera di Mascagni è ricca di riferimenti ai peccati d'oggi e il pubblico ne trova echi durante tutto lo spettacolo, accidia, superbia, avarizia, lussuria, gola, invidia, ira». Una sfida tecnica e organizzativa che sembrava impossibile fino a qualche giorno fa diventa realtà. Lo spettacolo dalla città capitale europea della cultura, con un prologo itinerante sui sette vizi capitali/stici, si vedrà in tv in mezzo mondo.

 

La Rai lo trasmette in diretta domani dalle 20.45 su Rai5. Arté, l'emittente culturale europeista nata dal tandem franco-tedesco, inserisce l'opera di Mascagni all'interno di uno speciale in onda dalle 20 che si vedrà anche in Svizzera, Austria,Belgio e Lussemburgo. Giappone Ungheria Slovenia e Grecia vedranno tutto a metà agosto. L'anno prossimo l'evento sarà anche distribuito nei cinema in Europa, Stati Uniti, Corea e America Latina. E naturalmente da tutto il progetto sarà tratto un dvd.
«Ma noi ci abbiamo sempre creduto», racconta la sovrintendente Rosanna Purchia a Matera a capo di una tournée che coinvolge più di duecento sancarliani, professori d'orchestra, coristi e tecnici che porteranno in scena lo spettacolo stasera e domani quando sono attesi molti ospiti vip, imprenditori, sostenitori del teatro napoletano, con il sindaco de Magistris e il ministro Tria.
Tutti seguiranno prologo e opera rigorosamente in piedi tra il pubblico e i turisti, tanti stranieri, che affollano i Sassi. Perché qui tutti sono protagonisti, a partire dalla gente del posto che ha seguito i laboratori di Corsetti e si presta a cantare antiche canzoni popolari nel lungo prologo, una sorta di viaggio, una Via Crucis dentro l'anima della città guidato da due marionette giganti, un angelo e un demonio, che poi è un angelo nero.
«Le stesse marionette entreranno poi a far parte dell'opera, ogni stazione del viaggio racconterà un peccato tra i quadri in movimento e canti popolari fatti dello stesso tufo delle pareti e delle case», nota il regista che ha messo al centro il nostro pianeta, «in crisi permanente, avvelenato da mari di plastica, una crisi che si esprime attraverso forme di sopraffazione».
Ed è così che la morte scontata di compare Turiddu arriva alla fine di un percorso iniziatico in cui anche i protagonisti sono marionette e immagini dilatate sulle pareti dei Sassi, un mondo antico e immobile che diventa vivo e palpitante. «Perché Matera non vuole essere solo un palcoscenico, uno sfondo dove si svolgono film e fiction», sottolinea il direttore della fondazione Matera2019 Paolo Verri. «Matera vuole essere territorio di produzione e sperimentazione».
Come in questa «Cavalleria» del San Carlo, uno dei progetti cardine della candidatura della città a capitale della cultura già nel 2009 con il titolo emblematico di «Abitare l'opera», in cui la città-palcoscenico si mischia con la rappresentazione. Il resto sono anni di lavoro paziente, nascosto. «Credo che questa operazione sia l'esempio di come la gente del Sud creda nei progetti anche quando sono impossibili, alle spalle c'è un grande lavoro di squadra, tante professionalità eccellenti che unite a quelle della Rai, hanno permesso la realizzazione», osserva la Purchia confidando di aver più volte temuto che questo o quel cantante desse forfait a causa della difficoltà di cantare live all'aria aperta lontano dall'orchestra e dal direttore, con tanto di microfoni e amplificatori, un tabù per chi fa lirica.
«Ma proporre Cavalleria rusticana in spazi così ampi», nota Valcuha, «consente di esaltare e sfruttare la ricchezza espressiva cercata da Mascagni che mostra, con suggestivi effetti fuori campo, la volontà di arricchire le fonti sonore del teatro».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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