Porte aperte a Palazzo Serra Cassano
ritorna «Eleonora Pimentel Fonseca»

Porte aperte a Palazzo Serra Cassano ritorna «Eleonora Pimentel Fonseca»
Martedì 19 Settembre 2017, 00:06 - Ultimo agg. 20 Settembre, 16:19
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 Il teatro non è il luogo in cui si fa, non vi è dubbio. Ma può accadere che lo spettacolo e il luogo che lo ospita siano così simbioticamente legati da far pensare a un’occasione unica e forse irripetibile: «Eleonora Pimentel Fonseca, con civica espansione di cuore» - per la regia di Riccardo De Luca -, la fortunata pièce che lo scorso anno ottenne grande successo di pubblico e critica, debutta sabato 23, alle ore 21, e domenica 24 settembre, alle ore 19, a Palazzo Serra di Cassano, esattamente lì dove vissero e sognarono i protagonisti della Repubblica e dove Eleonora fittamente discuteva e probabilmente amava Gennaro Serra di Cassano.

«Abbiamo fortemente voluto che lo spettacolo approdasse a Palazzo Serra di Cassano - dichiara il Presidente dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Massimiliano Marotta - perché questo è il luogo di elezione della sua rappresentazione. Lo spettatore, qui, viene immediatamente immerso nell’atmosfera di quei giorni».


 

 

D’altronde se la casa materna è Palazzo Serra certo si può dire che la casa paterna è proprio l'Istituto Italiano, situato nello storico palazzo e continuatore ideale dell'opera dei martiri di quella Repubblica e cuore ancora pulsante di Lénor. Lo spettacolo racconta la vita di una piccola donna grande, del suo arrivo a Napoli da bambina, dei suoi fervori giovanili, dell'amicizia e frequentazioni nobili e reali, con la inizialmente liberale Carolina, con il grottesco re Ferdinando e con i suoi amati amici giacobini nobili rivoluzionari e rivoluzionari nobili.

In una società retrograda, crudele, ignorante, ingiusta, la Pimentel fece degli ideali di Giustizia, di Libertà, di Laicità i punti cardinali della sua vita. Vita tormentata anche per le sue umane contraddizioni, per un amato marito violento, per la tragedia del suo unico figlio perduto, di un altro figlio abortito per la violenza di quel marito. Perseguitata dal regime, di carcere in carcere riuscì a strappare l'alba di una nuova era, dove fu fondatrice e primo direttore donna di giornale della Storia e fautrice dell'unica Rivoluzione mai attuata in Italia. Pagò con la vita quando la repressione borbonica sconfisse e - come spesso insisteva a dire il fondatore e anima dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Gerardo Marotta - decapitò un'intera classe dirigente, formata dalle menti illuminate della Repubblica, una decapitazione da cui il Sud Italia non si è più ripreso.

L'opera teatrale è testualmente basata su un intreccio fecondo di documenti storici tra cui ampi stralci de "Il Monitore Napolitano" e il "Processo di separazione", alcuni saggi di grande rilievo come "Cara Eleonora" di Maria Antonietta Macciocchi, romanzi storici come "Il resto di niente" di Enzo Striano, dialoghi e monologhi originali. Il tutto in una congerie di espressioni teatrali che vanno dalla recitazione al canto alla danza. Una storia drammatica e comica, grottesca e tragica per otto attori tesi a restituire due realtà violentemente contrastanti: da una parte i lazzari, reali e non, i ladri, i predatori e i potenti e dall'altra un gruppo che fece (e che fa) della passione per il civismo, per l'uguaglianza, per la legalità, la sua ragione di vita.

In scena Annalisa Renzulli (nella parte di Eleonora), Riccardo De Luca (autore del testo, della regia e interprete di Re Ferdinando), Francesca Rondinella (la regina Carolina), Gino Grossi (Padre de'Forti), Salvatore Veneruso (Gennaro Serra di Cassano), Lucrezia Delli Veneri (Lady Hamilton), Marianna Barba (Lazzara dei docici figli), Dario Barbato (duca Marullo). Produzione: Stati Teatrali.
(Info e prenotazioni: Stati Teatrali 327 7022940)

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