«Tempi nuovi» nella sua città, Roberto De Francesco a Caserta

«Tempi nuovi» nella sua città, Roberto De Francesco a Caserta
di Enzo Battarra
Martedì 15 Gennaio 2019, 17:36
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A volte ritornano e la città è sempre pronta ad accoglierli con il proprio calore. Oggi alle ore 20,45 Roberto De Francesco sarà il protagonista al teatro comunale Parravano di Caserta di «Tempi nuovi», scritto e diretto da Cristina Comencini. L’attore casertano, classe 1964, si è formato nella compagnia Teatro Studio di Toni Servillo, ma è noto anche per la partecipazione a importanti produzioni cinematografiche e a fiction televisive. Condividerà il palco con Iaia Forte, un tempo sua partner anche nella vita.

MAGICI SETTANTA
L’appuntamento con il «ritornante» Roberto De Francesco è un’occasione per riflettere sul paradosso di una città come Caserta che, pur essendo capoluogo di una provincia sempre agli ultimi posti per consumo culturale, ha prodotto e produce talenti. E questo rende ragione a quanto ha scritto Francesco de Core, che fa una similitudine con la temperatura: «L’immagine percepita di Caserta non corrisponde a quella reale». Ma su questo pesa anche essere la città degli ex, come l’ha definita Antonio Pascale.
Se di Caserta si è parlato come della «piccola Atene» è perché sono esistiti gli anni Settanta con la loro produzione innovativa. Straordinari i Seventies vissuti all’ombra della Reggia. In quel decennio la ricerca artistica in Terra di Lavoro rappresentava veramente un’avanguardia nazionale. Quegli anni non sono stati magici solo per le arti visive, ma hanno costituito il percorso formativo di una nuova generazione di intellettuali casertani, come attori, registi, musicisti, scrittori, artisti, architetti, che sono saliti poi alla ribalta successivamente in ambiti di gran rilievo. In questo contesto si formano Toni e Peppe Servillo, ma anche un’altra coppia di fratelli, Gianni e Peppe D’Argenzio, si formano gli altri musicisti degli Avion Travel, oltre al jazzista Pietro Condorelli, all’antropologo Augusto Ferraiuolo, ai critici d’arte Domenico Papa e Giulio Ciavoliello, al filosofo Lucio Saviani, allo scrittore Francesco Piccolo, al fotografo Antonio Biasiucci, agli architetti Raffaele Cutillo e Beniamino Servino, allo psichiatra Matteo De Simone.

LA CONSACRAZIONE
I loro nomi troveranno consacrazione a partire dal decennio successivo, gli anni Ottanta, ma tutto è partito nel clima dei Seventies, quando l’arte nel sociale, la post-avanguardia teatrale e poi la nuova spettacolarità hanno trovato in Caserta una cassa di risonanza per certi aspetti unica.
Il nome di Roberto De Francesco compare appunto negli anni Ottanta, che è il decennio in cui, in campo culturale, nasce il «caso Caserta», una piccola realtà comunale che con il suo territorio circostante, pur essendo nella periferia nell’ambito degli scenari italiani, diventa punto di riferimento della ricerca che fa cultura. Nasce un vero e proprio «modello Caserta».
Sarà stato certamente un retroterra storico, fatto di racconti nati dentro e fuori la Reggia, ma anche di tradizioni popolari, a determinare la nascita e la crescita di un capitale umano, di un patrimonio fatto di persone intellettualmente protagoniste. Ma certamente ci sarà stata anche la congiuntura di lune favorevoli, di incontri appropriati, di talenti sbocciati. Caserta custodisce monumenti che sono patrimonio materiale dell’umanità, ma ha assorbito anche una cultura che è patrimonio immateriale. L’unione di questi due filoni è la base di partenza, la piattaforma per uno sviluppo della cultura del territorio che porta a una mappa delle eccellenze e soprattutto delle evidenze, a una cartografia dell’intellettualità.
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