Amici 19, il vincitore è Gaia Gozzi: «Io, regina in lacrime del coronatalent»

Amici 19, il vincitore è Gaia Gozzi: «Io, regina in lacrime del coronatalent»
di Federico Vacalebre
Domenica 5 Aprile 2020, 09:00
5 Minuti di Lettura

Gaia vince il primo, e speriamo ultimo, coronatalent show della storia d'Italia. La sfida, che sfida non è perché lei è la vincitrice annunciata, va in scena in un silenzio assordante, più potente ed emozionante di tutte le canzoni, le voci, i balletti messi in scena. Maria De Filippi ha fatto buon viso a cattivissimo gioco, ha attraversato i giorni della pandemia rispettando distanze e decreti: l'assenza del pubblico avrebbe potuto svuotare la gara del suo senso, privando cantanti e danzatori di un qualsiasi contatto umano. La «palestra» non era più palcoscenico, si cantava per se stessi, si ballava per se stessi, senza applausi né fischi, incoraggiamenti né buu. Al massimo le cazziate di coach più o meno severi, di giurati più o meno alla ricerca di visibilità.

«Amici» 2020 diventa così un portentoso esperimento televisivo, sociale, sociologico, culturale, antropologico. Alla finale arrivano in quattro, scognomati come si usa da queste parti: l'italobrasiliana Gaia (Gozzi) e la campana Giulia Molino (cantanti), il russo Nicolai (Gorodiski) e il cubano Javier Rojas (ballerini). E vince Gaia, bella e brava, occhi azzurri e voce carnale, ben più padrona dei propri mezzi di quando - nel 2016 - arrivò seconda a «X Factor».

A scegliere la vincitrice il televoto e la giuria, ad attribuire il premio della critica (a Javier, peraltro il secondo classificato, davanti a Giulia) una trentina di giornalisti, compreso chi scrive, in collegamento video, ognuno a casa sua, gli occhi fissi su tablet e schermi, qualcuno confessa di essere rimasto in pigiama, tanto l'inquadratura era da mezzobusto.

Nel silenzio rumoroso della finale Gaia e Giulia, duellanti sin dall'inizio del talent show, si misurano con Aretha Franklin e Bob Dylan, Lucio Dalla e Riccardo Cocciante, senza trovare ancora la giusta misura, spesso sacrificando il testo («Knockin' on heaven's door») e il senso della canzone in nome di un effetto vocale, di un birignao, di un urlo. La prima, comunque, ha personalità da vendere, la seconda grinta ed immediatezza. Entrambe fanno meglio con gli inediti, soprattutto la Gozzi, grazie al sound mainstream di «Coco Chanel» e soprattutto alla saudade di «Chega». I ballerini hanno dalla loro, oltre all'esposizione di corpi scolpiti, le coreografie di Giuliano Peparini, bella davvero quella dedicata a Hopper. Javier giunge sfinito agli ultimi duelli. Al Bano e Romina Power e una gag con Rudy Zerbi sono cornice allo spettacolo dello spettacolo che non c'è, che sembra spettacolo, che ritrova nelle lacrime delle due ragazze l'emozione. «L'emozione non ha voce», canta Gaia guardando lo studio vuoto. Quando le dicono che ha vinto e le consegnano una coppa enorme, Maria resta a distanza, per abbraccio le mostra la mano. La ventunenne piange per quattro-cinque minuti buoni, non riesce nemmeno ad alzare il trofeo, aveva paura di restare fregata ancora una volta «ad un passo dalla meta». L'arena dei leoni è diventata prato verde per gli agnelli sacrificali, le polemiche sono durate un attimo, impossibile prenderle sul serio con quello che succedeva fuori, con quello che non succedeva più dentro.

«Abbiamo dovuto cercare dentro di noi l'energia che di solito ti dà il pubblico», confesserà il giorno dopo Gaia, pronta ad uscire dalla palestra per «rinchiudermi a casa dei miei, a Viadana, nel mantovano, devo solo restare un po' a Roma per gli ultimi obblighi professionali legati ad Amici, poi torno in famiglia». Famiglia che lei aveva lasciato ragazzina per inseguire il sogno della musica, trasferendosi a Milano, ed ha sentito nei giorni scorsi al telefono: «Stanno bene, ma la nostra zona è al confine con Parma, se la sono vista brutta, il contagio è esploso, ora va meglio, mi hanno raccontato di una comunità coesa, capace di rispettare le regole, solidale».

Lei le regole le ha imparate nel primo, e speriamo unico, coronatalent show, dimenticando la ragazza colorata e disinvolta di «X Factor», nascondendo la sua sensualità, anche se in finale si è concessa uno spacco malizioso: «Non rinnego il corpo, non ho paura della fisicità, ma non voglio usarla, non voglio esibirla con eccessi espliciti». Padre italiano mamma brasiliana ha vinto in una serata vincente (share del 20,23%, pari a 4.227.000 spettatori, programma più seguito, naturalmente) e lunghissima.

Maria l'ha respinta ai provini della diciottesima edizione, quest'anno le ha dato via libera, quasi avesse capito che poteva essere il suo momento: «Non volevo ricadere nel limbo, ora non credo di essere arrivata, so che questo è solo un punto di partenza, ma intanto, grazie alla De Filippi ho cantato per milioni di italiani, sono arrivata interprete e mi sento cantautrice». «Genesi», il suo album, è già in classifica, lei parla di «suoni da giungla urbana», che tengono dentro elettronica e bossanova.

Le discese ardite e le risalite l'hanno condotta sino alla vittoria, ai 150.000 euro vinti, alla possibilità di fare sul serio: «Andare a Sanremo l'anno prossimo? Ora mi godo la vittoria, poi capirò che cosa fare». È la genesi della sua rinascita, una narrazione nascosta, in sottrazione. Difficile urlare in questo silenzio, difficile far rumore al tempo del Covid-19. Forse «Amici» non sarà mai più lo stesso: «Dolore benedetto lasciami in pace...», canta la nuova star in «Chega», così sensuale in apparenza, così feroce nei versi che parlano di un'esistenza satura, «senza aspettative nella vita... senza amore e pace». Al tempo del coronavirus nemmeno le canzonette sono innocenti.

© RIPRODUZIONE RISERVATA