Arbore e i 45 anni di «L'altra domenica»:
«Il successo di esordienti senza copione»

Arbore e i 45 anni di «L'altra domenica»: «Il successo di esordienti senza copione»
di Luciano Giannini
Domenica 28 Marzo 2021, 15:33 - Ultimo agg. 30 Marzo, 09:12
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«Fu la prima trasmissione tv fatta senza copione. Misi a frutto la lezione di Alto gradimento e Bandiera gialla, dove l'improvvisazione era di casa. Pochi conoscono l'aneddoto che è all'origine dell' Altra domenica. Glielo racconto. Siamo nel 1976. Massimo Fichera, direttore di Raidue, mi chiama: Renzo, hai qualche idea?. Risposta: Si, ce l'ho già. E gli proposi lo stesso format che avevo presentato all'esame scritto per entrare in Rai...».


Promosso?
«No. Bocciato, questo è il bello... Era l'idea di un telegiornalone di spettacolo, in cui io avrei preso il posto dei mezzibusti d'epoca per gestire corrispondenti dall'Italia e dal mondo in un'atmosfera di impegno e disimpegno, per un pubblico scetato, disposto a seguire il nostro slogan: Occorre razzolare nell'inconsueto».


E oggi, 45 anni dopo, nello stesso giorno del suo debutto, Raistoria (canale 54) dedica un omaggio di 10 ore alla sua creatura. Dalle 14 alle 24 ne vedremo il meglio, sotto la guida della coppia Arbore-Dario Salvatori, pronti a recuperare fatti e misfatti del format che rivoluzionò la tv del belpaese. Renzo, che cosa propose di tanto diverso?
«Con la preziosa collaborazione del fido Ugo Porcelli, al posto dell'orchestra piazzai due artisti di strada come Otto & Barnelli; al posto delle vallette mute, il muto Andy Luotto; le vallette, invece, divennero ragazze parlanti e giornaliste: Silvia Annichiarico, la napoletana Patrizia Schisa... che seguì per noi, pensi, anche la Tombola dei femminielli nei Quartieri spagnoli... poi, Isabella Rossellini, Fiorella Gentile, Milly Carlucci. Inventammo il gruppo en travesti delle Sorelle Bandiera, che scalarono le classifiche con Fatti più in là, composta da me e Adriano Fabi. E facemmo le prime interviste sui set... Fellini, Salce, Loy...»


Non dimentichiamo la musica.
«Tantissima. E dal vivo, in tempi di playback. Andammo ai concerti di Lucio Dalla, battezzammo Pino Daniele, con Na tazzulella e cafè, e Vasco Rossi, con (Per quello che so fare) faccio il militare, che ora fa faville sul mio canale web renzoarborechannel.tv. Ancora, Paolo Conte, De André, Pierangelo Bertoli, gli Skiantos, Edoardo Bennato... e Murolo, che all'epoca era dimenticato.

Lo rilanciai organizzando una festa casalinga al ragù, in cui finalmente cantò per una vasta platea televisiva. Lo stesso feci per Giulietta Sacco, scegliendole anche il titolo della canzone, la mia preferita, Serenata napulitana. E la musica internazionale, vogliamo ricordarla?... Michael Jackson, Harry Belafonte, Quincy Jones, David Bowie...».


Altra novità furono i quiz.
«Il primo da dove chiama?, ahimé, fu il mio. E mi beccai il primo vaffa...».


Nella politica la vostra audacia toccò il limite.
«Soltanto Noschese imitava i potenti. Noi, con Guido Manuli e Nichetti, ideammo dei cartoni animati, i Gasad, acronimo di Gruppi a sinistra dell'Altra domenica, dove Papa Wojtyla vinceva a tennis con Panatta grazie all'intervento dello Spirito Santo; e Craxi-Berlinguer-Forlani, travestiti da Sorelle Bandiera, intonavano Fatti più in là, dandosi le gomitate».


«L'altra domenica» fu anche quella dei primi nudi.
«Dal Lido di Parigi».


E lanciò Benigni.
«Improbabile critico cinematografico pop, ma anche interprete dell'Inno del corpo sciolto, che provocò scandalo e polemiche».


Perché la fine, dopo tre anni e mezzo di successi?
«La volli io. Come poi per Indietro tutta e Quelli della notte. Meglio andar via prima di rompere l'incantesimo».


Mossa vincente: una giuria di esperti e giornalisti votò il programma il migliore della tv italiana di tutti i tempi assieme a «Il fatto» di Biagi.
«Perciò mi chiesero di fare un film. Io assoldai Luciano De Crescenzo e partorimmo Il pap'occhio».


Parliamo d'altro: il programma su Carosone?
«Lo farò, ma aspetto di avere il pubblico in studio. Renato ha fatto canzoni eterne, come oggi non sono».


A proposito, le è piaciuto Sanremo?
«Appunto! Mancavano gli standard, gli evergreen; troppi brani cuciti addosso ai loro interpreti, motivi usa e getta. Oggi forse hit, domani, forse, nulla».

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