Addio a Bruno Arena, la metà dei Fichi d'India

Addio a Bruno Arena, la metà dei Fichi d'India
di Paolo Travisi
Giovedì 29 Settembre 2022, 06:00
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Quella frase era diventata un tormentone, nel momento stesso in cui venne lanciata dal palcoscenico di Zelig, probabilmente già sperimentata anni prima nei villaggi turistici, dove I Fichi d’India hanno iniziato il loro viaggio nel cabaret. “Amici ahrarara” è divenuto quasi all’istante il marchio di fabbrica della risata per Bruno Arena e Max Cavallari. Amici per la pelle, ancor prima che colleghi comici. E anche ora che la metà della coppia comica, Bruno, se n’è andato all’età di 65 anni. «Hai preso la valigia e le parrucche? Adesso farai ridere i grandi lassù… È solo un arrivederci. Ti amerò per sempre», scrive Cavallari sui social. Una dichiarazione d’amore fraterno, forte quanto quella del figlio Gianluca Arena, che ha scelto la stessa strada del padre: «Il mio super eroe... <USDEFAULT>Ha affrontato il male da guerriero. Fino all’ultimo», scrive Gianluca, che dal padre ha ereditato l’autoironia. «Ho fatto Colorado, ma nemmeno mamma mi ha visto», è il messaggio d’apertura dell’account.
Bruno Arena, dopo un brutto incidente d’auto che gli ha fatto perdere la vista a un occhio, nel 1998 ha conosciuto il suo sodale, e sono nati I Fichi d’India, che li hanno spinti verso il grande successo popolare. È stata Mediaset a portarli nelle case di milioni di italiani con La Sai l’ultima?, Zelig, Colorado, con i loro sketch e quella canzone-parodia dei Neri per caso, “Tichi Tichi” un altro tormentone che spalancò loro le porte del cinema negli anni degli incassi milionari. Lavorarono in diversi cinepanettoni con Boldi e De Sica, che ora lo saluta su Instagram, e persino nel Pinocchio di Benigni che affidò loro il ruolo del gatto e della volpe. Poi nel 2013, un grave malore, un aneurisma, lo costrinse al ritiro dalle scene, ma il suo amico Max Cavallari non lo ha dimenticato. Anzi, è sempre stato al suo fianco, pubblicando foto e video di loro due vicini, anche nei momenti di dolore. Ma se YouTube è oggi il termometro della popolarità, che nei primi anni Duemila era invece la televisione, basta guardare i milioni di visualizzazioni che hanno i loro sketch, per capire quanto siano amati ancora oggi i Fichi d’India.