Nelle satire Orazio scrive una frase quanto mai adatta all'occasione: «Ridentem dicere verum, quid vetat?», «che cosa impedisce di dire la verità ridendo?». «Me la farei tatuare su un braccio», esclama con il suo spumeggiante, comunicativo sorriso Caterina Balivo. Splendida quarantenne, napoletana doc, ex modella e, poi, annunciatrice, per una ventina d'anni volto familiare al pubblico televisivo, la Balivo torna a fare radio dopo giusto un decennio di assenza (dai tempi di «Signorini show» e «Christmas Nightfly» su Radio Monte Carlo). Dal lunedì prossimo, infatti, assieme al «guastatore» Saverio Raimondo, sarà nella sala C della sede di via Asiago per condurre ogni giorno, dalle 16 alle 17, «Cattivissim*» su Rai Radio 2 e, in epoca di visual radio, in onda anche su Rai Play, per chi volesse aggiungere le immagini all'ascolto. Tra gli ospiti delle prime puntate ci saranno Pietro Castellitto, Cristiana Capotondi, Elena Santarelli.
Cos'è quell'asterisco al posto della vocale che rende l'aggettivo maschile o femminile?
«La cattiveria non ha genere, è trasversale».
Ma come, signora Balivo, la cattiveria a Natale?
«E certo! Proprio a Natale. Fin da bambina ho odiato retorica, fronzoli e comportamenti perbenisti. Chi mi conosce e mi ha seguito in tv, sa che alla gente mi presento così come sono, senza sovrastrutture. Sono gioviale, accogliente, ma non affettata... e, poi, chi ha stabilito che durante le feste si debba essere per forza buoni?».
Da questa intuizione in controtendenza è nata l'idea della trasmissione?
«Sì. Io amo il Natale, ma la coercizione al buonismo non la sopporto».
Racconti il programma.
«Sarà ironico e controcorrente, tra musica e parole. Per l'anno nuovo, invece di fare buon propositi, noi ne facciamo di cattivi. Agli ospiti che accettano di stare al gioco chiederemo di essere altrettanto maligni, perché la cattiveria, vista come grinta e determinazione, serve a tutti. Ricorderanno le perfidie subite e quelle fatte e chi, tra le loro conoscenze, inseriscono tra i cattivi e i buoni; compileranno le loro black list, insomma».
E Raimondo?
«Saverio sarà una sorta di dark side personale, incarnerà il mio lato oscuro, e farà di tutto per farlo emergere».
La radio è un media attraverso cui si esprime bene quanto in tv?
«È sempre affascinante, ha meno filtri. In studio siamo io e il microfono. Mi sento come a casa, ma mi ascoltano in tanti. Sì, oggi c'è la visual radio, ma è comunque tutt'altra cosa. Le telecamere non hanno il primato come la voce. Mi sento più libera. E già soltanto il pensiero di giocare alle cattive e non alle buone intenzioni mi dà il buonumore».
Napoli le resta nel cuore?
«Ecco, questa è una domanda che ha retorica».
E perché?
«Ma sì! Perché parliamo di una città unica, che resta impressa anche nell'anima del turista di passaggio. Quando frequentavo l'Università Orientale, mi guardavo intorno e dicevo a me stessa: quanto sono fortunata a vivere qui. Il film di Sorrentino, a parte l'eccellenza del regista, piace anche all'estero perché la protagonista è Napoli, la diversa. Non accadrebbe lo stesso se fossero Parigi, Venezia o Firenze. È stata la mano di Dio è la cartolina bella di Napoli, contro ogni Gomorra».
Un pensiero, una previsione per il 2022?
«Sognavo un Natale più divertente e ricco di speranza e un virus sconfitto definitivamente dai vaccini. Mi sono cadute le braccia quando ho letto che dovremo aspettarci un nuovo picco a febbraio. E allora, puntiamo al Capodanno prossimo e navighiamo a vista, che è meglio».
Le manca la televisione?
«Cerco un programma che si adatti a quel che sono io oggi. Dopo 20 anni di tv quotidiana, bellissima ma massacrante, la mia vita è cambiata. Non tornerei indietro. Io non ho ripreso possesso del mio tempo. Ho conquistato il tempo».