Ciro Petrone, la seconda vita di Pisellino: «Da Gomorra ad agente sportivo»

Ciro Petrone, la seconda vita di Pisellino: «Da Gomorra ad agente sportivo»
di Bruno Majorano
Domenica 31 Gennaio 2021, 15:00
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Quella faccia e quella voce se la ricordano molti. Perché Ciro Petrone - 33 anni - è per sempre Pisellino, personaggio clou di «Gomorra - Il film» (2008) di Matteo Garrone. Il cinema, però, non è l'unico amore dell'attore napoletano, che proprio in questi giorni ha fatto il suo esordio in un mondo diverso, seppur anch'esso fatto di telecamere e riflettori: il calcio. Non leggeremo dietro la maglia di nessuna squadra la scritta Petrone, perché Ciro non ha iniziato a fare il calciatore, bensì l'agente sportivo, ovvero quella figura che si occupa dei trasferimenti degli atleti da una squadra all'altra. 

Come è nata questa nuova avventura?
«Il calcio è sempre stata la mia passione più grande.

E senza presunzione sono anche molto competente». 

E poi è arrivata l'occasione di diventare agente...
«Conosco i fratelli De Marco da anni, Eugenio e Francesco. Quest'ultimo è un avvocato e da anni è anche un ottimo procuratore sportivo. Mi hanno coinvolto nel loro progetto finalizzato alla creazione di un'agenzia e fin da subito ho sentito che mi volevano a tutti i costi a bordo. Facciamo un grande acquisto con lui, ha ripetuto più volte Eugenio a suo fratello. Ammetto che non mi aspettavo di poter arrivare a coronare questo sogno. Era una cosa che desideravo da tanto tempo».

Lei di cosa si occupa?
«Mi hanno nominato collaboratore e responsabile scouting in Campania. Praticamente mi devo occupare dei giovani talenti della nostra regione. Chi decide di farsi seguire dal duo Petrone-De Marco, decide di entrare a far parte di una vera e propria famiglia. Proprio in questi giorni ho concluso il mio primo trasferimento: Antonio Natalucci: un terzino destro che ho portato alla Cavese».

Sarà un lavoro molto duro e impegnativo: come riesce a coniugarlo con il cinema?
«Dedico tutta la giornata alla ricerca dei talenti. Inizio alle 8 del mattino e finisco dopo mezzanotte. Per fortuna utilizzo alcune piattaforme specializzate, che mi aiutano a monitorare tutto dal pc. Ovviamente cerco sempre di andare il più spesso possibile al campo per veder giocare dal vivo i ragazzi, ma in questo momento non è facile».

Questo vuol dire che ha abbandonato il cinema per il calcio?
«Assolutamente no. Continuo a lavorare anche sui set. Proprio di recente ho concluso le riprese di una miniserie in Spagna che uscirà a breve, Veneno di Javier Calvo e Javier Ambrossi. Mi hanno dato una bella parte».

Insomma: non lascia il grande schermo per il prato?
«Non ci penso proprio. Ci tengo a far presente che la mia nuova avventura non è dettata dal fatto che nel cinema ci sono difficoltà. Anche perché il calcio non se la passa tanto meglio».

E allora ritorniamo al calcio: essere stato il «Pisellino» di «Gomorra-Il film» le è di aiuto in questa nuova avventura?
«Certo. Mi riconoscono praticamente tutti. Non nascondo che un pizzico di fiducia in più l'ho conquistata anche grazie alla mia notorietà come attore. Il rapporto personale con i ragazzi è fondamentale, con i miei assistiti mi sento tutti i giorni e non posso certo negare che per tanti sono rimasto ancora l'attore del film tratto dal best seller di Saviano, prima che arrivasse la serie tv».

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