«Città segrete», Corrado Augias sotto accusa: «Basta vittimismo, su di me meschino provincialismo»

«Città segrete», Corrado Augias sotto accusa: «Basta vittimismo, su di me meschino provincialismo»
di Valentino Di Giacomo
Lunedì 19 Aprile 2021, 11:30 - Ultimo agg. 20 Aprile, 09:36
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«Santo Cielo, ma non ho mica parlato solo di Maradona e di Cutolo! Penso di aver fatto vedere tante cose belle di Napoli, non capisco perché si siano scatenate tutte queste polemiche». Corrado Augias, il giorno dopo la messa in onda del suo discusso approfondimento sulla città, è solo un po' irritato, ma non ritiene di doversi scusare. Anzi, il decano dei giornalisti italiani contrattacca.

Augias, ma era proprio necessario dare tutto quello spazio a Raffaele Cutolo per raccontare una città che ha oltre 2mila anni di storia? Era così essenziale per il suo documentario napoletano?
«Ma smettetela con questa suscettibilità esagerata, ma perché non ci si accorge che se si vogliono superare determinati problemi bisogna affrontarli? In mezzo a tante bellezze credo fosse giusto raccontare anche una pagina di Napoli come quella di Cutolo che per anni è stato il padrone di una parte della città.

Tutti questi strali polemici sono frutto di un provincialismo un po' meschino».

Addirittura. Mi scusi, ma per raccontare Roma allora deve affrontare il tema della banda della Magliana o per parlare di Milano degli scandali corruttivi che da anni sconquassano la cosiddetta capitale morale d'Italia. Non trova?
«Con Roma lo abbiamo fatto, ma se oggi dico che la capitale è un disastro non penso di togliere qualcosa alla magnifica sacralità di Roma. I romani se ne fanno una ragione».

Lei dice che bisogna mettere in luce anche i problemi per affrontarli, ma perché su Napoli deve esserci sempre questa cappa della malavita, come se senza di essa non la si potesse raccontare? Eppure, oggi, i principali clan della camorra sono stati smantellati e tutte le statistiche indicano che i tassi di criminalità non sono così dissimili ad altre grandi città. Insomma, passi avanti sono stati fatti, non crede?
«Ma per parlare di Napoli non bisogna parlare solo della malavita, ma pure del vivace temperamento dei suoi abitanti».

Un po' un luogo comune, non trova?
«Ma no, io ho cercato di parlare di tante bellezze di Napoli. Prima del mio speciale, nel programma di Gramellini, ho anche detto che non venivo a Napoli da tempo e l'ho trovata una città pulitissima, senza neppure una cicca a terra, almeno in centro, a differenza di Roma. Non sono prevenuto».

Se ci sono state tante levate di scudi contro il suo programma non crede di aver comunque sbagliato in qualcosa?
«Mi dolgo solo di una cosa: essere riuscito a parlare di Eduardo e non di quel menestrello incantevole di Totò».

Intanto contro di lei è stato chiesto anche l'intervenuto della commissione di Vigilanza Rai. Troppo?
«Se mi convocano ci vado anche domattina».

Anche su Maradona era necessario ricordarlo accostandolo ancora una volta al boss Giuliano?
«Ma in quale posto del mondo c'è un calciatore che assurge a simbolo di una città intera? È un fenomeno unico che esiste soltanto a Napoli, era giusto ricordarlo senza omettere nulla». 

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