«Domina», Kasia Smutniak è Livia Drusilla: «Sesso, potere e diritti nella Roma di Augusto»

«Domina», Kasia Smutniak è Livia Drusilla: «Sesso, potere e diritti nella Roma di Augusto»
di Titta Fiore
Martedì 11 Maggio 2021, 12:00
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La storia dell'antica Roma vista da una donna. E che donna. Livia Drusilla, moglie di Augusto, al suo fianco nel momento cruciale del passaggio dalla Repubblica all'Impero. «Per me è la prima vera femminista» dice Kasia Smutniak che l'ha interpretata in «Domina», la nuova serie Sky Original in onda su Sky e Now dal 14 maggio con tutti gli otto episodi e ogni venerdì su Sky Atlantic. «Ha lottato per l'affido dei figli in caso di divorzio e varato leggi per assicurare alle donne il diritto all'eredità dei beni, è stata fondamentale per la sua epoca, eppure la conosciamo pochissimo. La storia scritta dagli uomini non le ha reso giustizia. Lo abbiamo fatto noi, rileggendo quei fatti attraverso il suo sguardo».

Figlia del nobile repubblicano Livio caduto da eroe a Filippi (Liam Cunningham del «Trono di spade»), bella intelligente e fiera, Livia finì per sposare il futuro imperatore che le aveva confiscato tutto pur di riconquistare il proprio status e proteggere i figli Tiberio e Druso.

In cambio, gli portò in dote il prestigio del suo casato e una sapienza politica fuori del comune. Restarono insieme per 51 anni, fino alla morte di lui, legati da interessi strategici e da una grande passione. Simon Burke, lo sceneggiatore e showrunner inglese innamorato dell'Italia: «Cercavo una donna di potere, mi sono imbattuto in Livia e nelle sue contraddizioni di repubblicana moglie di un tiranno e da qui ho sviluppato il doppio binario del conflitto, immaginando che fosse lei il genio politico alle spalle di Augusto e che covasse il segreto proposito di ripristinare la vecchia forma di governo dell'Urbe». A chi piacerà «Domina»? «In questo racconto c'è tutto: il sangue, la violenza, il sesso, la politica. Temi che non passano mai di moda. Augusto e Livia orchestrarono con astuzia la graduale distruzione della democrazia a Roma; se penso a come negli Stati Uniti i repubblicani stessero cercando di smantellare la democrazia dal suo interno, mi vengono i brividi». 

Girata a Cinecittà da un team di registi guidato da Claire McCarthy, realizzata con il supporto tecnico di grandi eccellenze italiane, dal premio Oscar Gabriella Pescucci per i costumi a Luca Tranchino per le scene, e prodotta da Sky Studios, Fifty Fathoms e Tiger Aspect Productions, «Domina» si rivolge a un pubblico internazionale e ribalta la prospettiva della storiografia ufficiale. «Invece di inanellare protagonisti e date cerchiamo di capire perché e come sono accaduti i fatti» spiega Burke. «Mostriamo la violenza, ma in modo diverso rispetto alle altre serie in costume. Nella nostra ricostruzione la politica si fa in camera da letto, parliamo di donne che usano i loro uomini per controllare gli eventi». Quali sono le armi di questo potere al femminile, Kasia? «Ho capito che Livia usa il potere per sopravvivere, per il resto non sa che farsene. Non desidera ori e gioielli, vuole tenersi i figli accanto e decidere del loro futuro. In un'epoca in cui le donne venivano considerate strumenti di procreazione, lotta per i propri diritti, è un personaggio molto contemporaneo. Tante donne, nel mondo, potranno riconoscersi nelle sue battaglie. La storia ci insegna che i diritti duramente conquistati si possono anche perdere. La serie è come un campanello d'allarme, ci segnala il pericolo di fare passi indietro».

Nel cast, Gaio Ottaviano Augusto è interpretato da Matthew McNulty, sua sorella Ottavia è Claire Forlani, la sua prima moglie Scribonia, nemica acerrima di Livia, Christine Bottomley, Colette Dalal Tchantcho la più fedele alleata della Domina, mentre Isabella Rossellini compare nel piccolo e incisivo ruolo di una tenutaria di lupanare. Per la regista Claire McCarthy la sfida è stata «costruire un mondo epico senza sbavature assicurando, allo stesso tempo, un collegamento empatico con le vite interiori di personaggi così complessi». Ma Kasia Smutniak quali tratti della personalità di Livia pensa di avere? «La consapevolezza, che arriva con il tempo. Mi piacerebbe essere forte e determinata come lei, ma non sono abbastanza ambiziosa. In ogni caso, calarmi nei suoi panni è stato un enorme piacere». E cosa ha imparato da questa esperienza? «Sono appassionata di storia, soprattutto quella della Seconda guerra mondiale perché il mio paese, la Polonia, ne porta ancora i segni. Conoscere è importante, perché gli uomini tendono a rifare gli stessi errori. Senza il passato non può esserci futuro».

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