Enrica Bonaccorti senza filtri su Memo Remigi. In una intervista rilasciata al quotidiano La Stampa, Bonaccorti ha parlato della bufera che ha travolto a Oggi è un altro giorno il cantante, che ha palpeggiato Jessica Morlacchi. I media e i social, dopo che l’episodio è diventato virale, si sono scagliati contro il musicista. Ma la Bonaccorti prende le distanze da tutto e, in parte, difende Memo, seppur condanna il suo gesto. «Andrò in tv a difendere Remigi, di certo mi massacreranno sui social» ha detto la conduttrice savonese.
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Dopo, Enrica si addentra nella vicenda, ricordando che anche a lei è capitato un episodio simile. Erano però altri tempi, un’epoca in cui determinati atteggiamenti erano tollerati per non dire avallati dalla società: «A me capitò a teatro che due attori mi dessero pacche sul sedere, ma era 50 anni fa ed eravamo figli di un’epoca che finalmente si sta sgretolando».
Il pensiero su Remigi
Bonaccorti, che conosce Remigi, ha assicurato che non è un uomo “libidinoso”, come è stato detto e sostenuto da molti: «Di sicuro è un brutto gesto, ma lasciargli questo marchio di libidinoso a 84 anni». Bonaccorti non ha usato mezzi termini e ha parlato di gesto maschilista e inopportuno. Dall’altro lato ha sottolineato che non ha alcuna intenzione di buttargli addosso fango: «Il gesto di Memo è stato inopportuno e maschilista. Aggiungo che io mi sono sempre definita orgogliosamente femminista e che sono stata guardata male per questo da tutti gli uomini e purtroppo anche da tante donne. Eppure oggi non mi scaglio contro Memo, anche se lo rimprovero sia per il gesto che per le giustificazioni, arrampicate sugli specchi».
La difesa
Bonaccorti ha ribadito di conoscere bene Memo, dipingendolo come un uomo gentile, seppur incline a fare battute evitabili: «Ha 84 anni, fa scherzi in continuazione, e battute che oggi non si dovrebbero più fare, ma non è un vecchio libidinoso come lo stanno descrivendo. Anzi, è un vecchio signore gentile che non merita di essere ricordato per questo, ma per “Innamorati a Milano”». E sull'ambiente di lavoro aggiunge: «In realtà – ha spiegato – era peggio prima, perché non c’era consapevolezza e non c’era da ambo le parti, uomini e donne, dunque non c’era vera condanna, soprattutto nei paesi latini. Ma il vero discrimine secondo me è da chi parte la molestia verbale o fisica: se la fa chi ha potere su di te, sul tuo lavoro, questo è un vero crimine. E non è certo questo il caso di Memo».