Fedez, il caso «censura» al concertone. Rai pronta a fargli causa. Ma Pd e M5S: via i vertici

Fedez, il caso «censura» al concertone. Rai pronta a fargli causa. Ma Pd e M5S: via i vertici
Fedez, il caso «censura» al concertone. Rai pronta a fargli causa. Ma Pd e M5S: via i vertici
di Mario Ajello e Diodato Pirone
Lunedì 3 Maggio 2021, 07:00
4 Minuti di Lettura

In pieno conto alla rovescia per il rinnovo dei vertici Rai, sul palco del concertone del Primo maggio è scoccata la scintilla che ha innescato una polemica violentissima sulla Rai e sul disegno di legge Zan contro l’omofobia che nei prossimi giorni sarà votato in Senato. Protagonista del caso il cantante Fedez che, in poche parole, prima ha attaccato la Lega perché contraria alla legge Zan e poi ha accusato la Rai - emittente che ha trasmesso il concertone - d’aver tentato di censurarlo. L’effetto è stato quello di un gigantesco polverone con la Rai che ipotizza una denuncia contro il cantante ma soprattutto con la politica che, per tutta la giornata, ha bombardato il quartier generale di Viale Mazzini.

Da Giuseppe Conte a Luigi Di Maio, da Enrico Letta a Nicola Zingaretti, da Andrea Orlando a Stefano Patuanelli tutti hanno chiesto nuovi vertici e soprattutto invocato una nuova governance «libera da condizionamenti partitici».

Tanto che in serata Matteo Salvini, dopo aver attaccato Fedez, ha sintetizzato la giornata parlando di «una polemica tutta interna alla sinistra».

 

Tutto inizia sulle prime note del Concertone quando la Lega scrive in una nota che «se Fedez userà a fini personali il concerto del 1 maggio la Rai dovrà impugnare il contratto e far pagare tutto ai sindacati». L’artista prima della sua esibizione risponde su Instagram: «È la prima volta che mi succede di dover sottoporre il testo di un mio intervento ad approvazione politica. Ho dovuto lottare un pochino, ma alla fine mi hanno dato il permesso di esprimermi liberamente». Poi Fedez, dal palco, attacca vari esponenti leghisti citando loro affermazioni contro gli omosessuali. Ma la polemica si fa rovente sulle accuse alla Rai. Dopo che Rai3 respinge al mittente l’accusa di censura preventiva, il cantante pubblica un video nel quale si sente la telefonata con i vertici di Raitre - la vicedirettrice Ilaria Capitani e i suoi collaboratori - gli viene chiesto di «adeguarsi a un sistema». 

La battaglia riprende ieri mattina quando la Rai interviene nuovamente per sottolineare che la direzione di Rai3 «non mai chiesto preventivamente i testi degli artisti, richiesta invece avanzata dalla società che organizza il concerto». Più tardi l’ad Fabrizio Salini, ha spiegato «di non aver mai censurato nessuno e di certo in Rai non esiste nessun sistema, se qualcuno ha usato questa espressione chiedo scusa». Intanto Fedez raccoglie gli applausi di moltissimi artisti fra cui Celentano e Vasco Rossi. La parola passa poi alla politica con Letta che chiede «parole chiare dalla Rai, di scuse e di chiarimento. Poi voglio ringraziare Fedez» e Giuseppe Conte che spiega: «Io sto con Fedez. È ora di riformare la Rai». A fare chiarezza sarà la Commissione di Vigilanza Rai che probabilmente domani o mercoledì ascolterà il direttore di Rai3 Franco Di Mare per avviare un’indagine. Come leggere tutta la vicenda? La Rai intanto sta pensando di fare causa a Fedez. Perché - si fa notare a Viale Mazzini - non si possono registrare le telefonate senza il consenso dell’interlocutore. «Fedez è stato scorrettissimo», è l’umore dei vertici della tivù pubblica. Ma non solo. 

Video

Anche i sindacati sono considerati responsabili di questa vicenda perché spettava a loro garantire il pluralismo politico anche durante il concertone. Perché - ci si chiede al Settimo Piano della Rai - i sindacati, invece di mettersi al seguito degli osanna mainstream per Fedez, non si assumono le proprie responsabilità? Ma intanto il caso Fedez - inteso come una sorta di nuovo Pasolini agli occhi dei dem - è diventato anche il modo per Pd e M5S per chiedere le dimissioni di Salini e Foa. E avviare subito il cambio del comando in Rai previsto a luglio. Entrambi i partiti accelerano perché, nella nuova spartizione della tivvù pubblica, vogliono ridimensionare il potere dell’altro partner di governo, la Lega, che gode ancora di poltrone risalenti al tempo dell’esecutivo gialloverde. Ridimensionare la Lega anche a costo di favorire Fratelli d’Italia, che rivendica spazi in Rai sia a livello di guida di telegiornali sia nelle reti sia per la presidenza dell’azienda. Che, tranne in rari casi, è sempre stata appannaggio dell’opposizione. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA