Gomorra 5, le lettere di Marco D'Amore e Salvatore Esposito a Ciro e Genny

Marco D'Amore in Gomorra
Marco D'Amore in Gomorra
Sabato 18 Dicembre 2021, 13:02
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Con due toccanti lettere appena pubblicate, intrise di compassione e gratitudine, Marco D’Amore e Salvatore Esposito dicono addio a Ciro Di Marzio e a Genny Savastano, i due protagonisti di Gomorra – La serie, il cult Sky Original prodotto da Cattleya di cui ieri hanno debuttato su Sky e NOW gli ultimi due attesissimi episodi, ora disponibili on demand e in streaming. Due puntate esplosive, con #Gomorra5 ieri sera entrato nei trending topic italiani e addirittura nelle rilevazioni globali, per un finale che è la summa di tutta la serie, che chiude una grande era mettendo in scena una vera e propria apocalisse.

La serie giunge a conclusione con un doppio episodio ad alta tensione e dall'elevatissimo carico simbolico, che ha messo un punto a una saga da record, una guerra per il potere con le tinte fosche di un dramma elisabettiano: un’epopea durata ben otto anni che ha portato la serialità italiana dove finora mai si era spinta, facendo il giro del mondo, ricevendo apprezzamenti in tutti i 190 territori in cui è distribuita da Beta Film e costringendo così l’intero mondo dell’audiovisivo italiano a rivedere al rialzo le sue ambizioni e le sue possibilità. «Sette anni fa ero solo un ragazzo della periferia che sognava di fare l’attore.

E per realizzare quel sogno ti ho dato il mio corpo, la mia voce, la mia anima.

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Ti ho dato tutto me stesso. Il tuo dramma è stato il mio dramma, le tue ferite hanno segnato anche me. Abbiamo vissuto ciascuno la vita dell’altro», scrive Esposito al figlio di Don Pietro Savastano, personaggio che gli ha regalato la ribalta internazionale e che ora dovrà abbandonare per sempre. Quasi un ultimo, tenero dialogo fra Ciro Di Marzio e Marco D’Amore è quello che immagina invece l’attore casertano, cui l’Immortale ha segnato in maniera indelebile vita e carriera: «Vorrei dirti tante cose, abbracciarti forse. Ma so che non posso nulla. Sei tu il protagonista. Il tuo sguardo è duro, come se mi rimproverassi qualcosa. Poi d’improvviso sorridi, come poche volte hai fatto. Mi dai due piccoli buffetti sul volto. “Fa’o bravo” dici. Poi cammini fino alla porta, la apri e te la chiudi alle spalle senza voltarti. Addio Cirù.», il commiato di D’Amore all’Immortale.

Girati fra Napoli, Riga e Roma, i dieci nuovi episodi della serie nata da un’idea di Roberto Saviano e tratta dal suo omonimo romanzo sono scritti dagli head writer Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, che firmano anche il soggetto di serie con Roberto Saviano. Completano il team di scrittura Valerio Cilio e Gianluca Leoncini. I primi 5 episodi e il nono sono diretti da Marco D’Amore, già regista di due episodi di Gomorra 4 e del film L’Immortale, grande successo targato Cattleya e Vision distribution che fa da ponte narrativo fra la quarta e la quinta stagione, mentre gli episodi 6, 7, 8 e 10 sono diretti da Claudio Cupellini, al timone fin dagli esordi della serie. Entrambi sono anche supervisori artistici. Alla colonna sonora anche di questi ultimi dieci episodi i Mokadelic.

L’addio di Marco D’Amore a Ciro Di Marzio

«La stanza è buia, una luce tenue filtra dal lucernario.  C’è odore di sigarette, spente e accese mille volte. Stai seduto in un angolo, mi dai le spalle. Io in piedi a pochi metri.  Silenzio.  Ti passi una mano sul cranio lucido. Poi come fai tu, ti volti appena, mi guardi e i tuoi occhi brillano di una luce violenta. Vieni vicino. Riduci la distanza con quel modo che hai di arrivare ad un centimetro dal volto, il collo proteso in avanti. Vorrei dirti tante cose, abbracciarti forse. Ma so che non posso nulla. Sei tu il protagonista. Il tuo sguardo è duro, come se mi rimproverassi qualcosa. Poi d’improvviso sorridi, come poche volte hai fatto. Mi dai due piccoli buffetti sul volto. “Fa’o bravo” dici. Poi cammini fino alla porta, la apri e te la chiudi alle spalle senza voltarti. Addio Cirù».

L’addio di Salvatore Esposito a Genny Savastano

«Caro Genny, sette anni fa ero solo un ragazzo della periferia che sognava di fare l’attore. E per realizzare quel sogno ti ho dato il mio corpo, la mia voce, la mia anima. Ti ho dato tutto me stesso. Il tuo dramma è stato il mio dramma, le tue ferite hanno segnato anche me. Abbiamo vissuto ciascuno la vita dell’altro. Lo stesso amore per Azzurra e il piccolo Pietro, lo stesso preciso dolore per la morte di Ciro. Così mi hai reso un attore migliore, certamente un uomo migliore. Ora però tutto quello che abbiamo tenuto stretto dobbiamo lasciarlo andare. Domani realizzeremo che non ritorna mai più niente, ma forse è questa la nostra più grande conquista. Forse ci mancheremo, forse ci rivedremo. Intanto quel ragazzo che inseguiva il suo sogno è diventato l’uomo che lo ha realizzato. Amico mio oggi dobbiamo lasciarci, ma io e te non ci perderemo mai. Addio Genna’».

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