Gomorra, il saluto di Cristiana Dell’Anna: «Ho chiesto io di far morire Patrizia dopo il mio matrimonio»

Gomorra, il saluto di Cristiana Dell’Anna: «Ho chiesto io di far morire Patrizia dopo il mio matrimonio»
di Diego Del Pozzo
Domenica 5 Maggio 2019, 13:00 - Ultimo agg. 17:39
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Il principale colpo di scena che ha concluso la quarta stagione di “Gomorra – La serie” è stato certamente l’omicidio a sangue freddo della Patrizia di Cristiana Dell’Anna da parte di Genny Savastano. Esce dalla serie, così, uno tra i personaggi più amati dagli appassionati, come hanno confermato i tantissimi messaggi social che hanno inondato il web il giorno dopo la messa in onda degli episodi conclusivi.

Cristiana, come ha vissuto l’uscita di scena del suo personaggio?
«In realtà, la richiesta di far morire Patrizia è arrivata proprio da me, perché all’inizio non era previsto nella sceneggiatura dell’ultimo episodio. Quest’anno, infatti, mi sono sposata e un po’ di cose sono cambiate nella mia vita privata. Così, ho maturato l’esigenza di una svolta anche in campo professionale, anche perché una serie come “Gomorra” è un impegno continuativo che porta via mesi e mesi. Ho comunicato la mia decisione alla produzione nello scorso mese di settembre e per loro è stata una vera e propria bomba. Anche perché gli autori stavano già immaginando gli sviluppi futuri del mio personaggio e hanno dovuto riscrivere tutto».

Com’è andata sul set con Salvatore Esposito durante la sequenza del suo omicidio?
«Naturalmente, è stato emozionante, perché sapevo che in quel momento stavo uscendo dalla serie. Però, io di solito affronto queste cose in modo strano e decisamente razionale, forse perché nella mia vita ho sempre dovuto dire tanti addii e partire molte volte per nuove mete. Sul set, dunque, mi sono concentrata molto sul lavoro, con grande compostezza e rigore. Poi, però, una volta tornata a casa, quando mio marito m’ha abbracciata ho realizzato ciò che era successo e mi sono sciolta in lacrime».

Le reazioni degli appassionati sul web sono state di enorme affetto, verso di lei e verso il suo personaggio…
«E sono davvero molto felice del feedback positivo da parte dei fans, perché a differenza della follia che si può scatenare nei confronti di personaggi dirompenti come quelli di Genny o di Ciro, nel mio caso la cosa più piacevole è stata che quasi tutte le reazioni che mi sono arrivate erano rivolte al lavoro che avevo svolto e al corretto sviluppo dell’arco narrativo del mio personaggio».

Tra Patrizia e Secondigliano c’è sempre stato un rapporto strettissimo. Lei come lo descriverebbe?
«Il rapporto morboso che esiste tra Patrizia e Secondigliano è lo stesso che esiste tra una madre e i suoi figli a Napoli: un rapporto viscerale, che dà grande forza sentimentale, ma è anche un limite, poiché ti fa sentire protetto ma è un ostacolo che può impedire di emanciparsi. Tutti i personaggi della serie, comunque, incarnano un radicamento col territorio, dal quale non riescono a staccarsi. L’amore contorto che prova Patrizia è proprio ciò che la distrugge. Lei vorrebbe sinceramente migliorare il territorio che ama, ma è una persona debole e assetata di potere, che si lascia travolgere dalle logiche criminali. Se fosse una persona normale cercherebbe di fare del bene, ma Patrizia è una persona malata e contorta, che tenta di sopravvivere e che è vittima di una sete di potere derivante dalle peggiori forme di capitalismo».

Proprio mentre la serie si concludeva, tra le strade di Napoli si sparava di nuovo…
«Ma in queste cose la serie non c’entra nulla. Fin dall’inizio, polemiche di questo tipo intorno a “Gomorra” per me non hanno avuto ragione di esistere. D’altra parte, non è che con la chiusura di “Gomorra” le sparatorie cesserebbero. Se fosse così, la chiuderemmo domani e avremmo risolto il problema. Purtroppo, invece, queste dinamiche criminali sono il risultato matematico di un modello sociale fallimentare, che non offre alternative in termini di risorse, di crescita, di istruzione. Questi ragazzi che sparano a bordo dei loro scooter, così come in generale la camorra, sono espressione del capitalismo più feroce, sono mostri creati da una società che propone loro come status symbol l’ultimo telefonino alla moda, invece di ben altre alternative in termini di istruzione e formazione. Non è un caso che nelle aree più povere e abbandonate del Paese prosperino questi modelli deteriori. Sono le stesse aree a maggior tasso di analfabetismo funzionale, dove troppi giovani sanno a stento leggere e scrivere, ma non riescono a mettere assieme i pezzi e a decodificare fino in fondo ciò che li circonda».

Che cosa la attende professionalmente dopo l’uscita da “Gomorra – La serie”?
«Nei prossimi mesi, arriverà nei cinema un film che ho interpretato e al quale tengo molto. Il titolo provvisorio è “Tensione superficiale” ed è il primo lungometraggio di un giovane regista già apprezzato autore di cortometraggi, Giovanni Aloi. Abbiamo girato in Tirolo, la storia di una donna che mostra il suo valore anche attraverso la scoperta del proprio corpo. Si tratta di un personaggio molto diverso da Patrizia, per il quale ho dovuto recitare anche con inflessione milanese. Continuo, inoltre, a praticare la scrittura. Ho pronti due soggetti, che mi piacerebbe far realizzare da qualche autrice, perché sono fermamente convinta che servano sempre più donne nella scrittura e nella regia, poiché ancora oggi sono troppo poche. In tal senso, “Gomorra” è un modello virtuoso, anche per la scelta di affidare la supervisione artistica a Francesca Comencini e per l’attenzione a personaggi femminili come Patrizia. La serie è motivo d’orgoglio per tutta l’industria audiovisiva italiana e dimostra che in Italia ci sono i talenti necessari per produrre opere di alta qualità, ma anche un pubblico maturo e in grado di premiarli come meritano.

Questo aspetto del pubblico viene troppo spesso sottovalutato, mentre da parte di chi guarda ormai c’è una grande maturità e la richiesta di prodotti adeguati e di qualità».

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