Il Commissario Ricciardi, stasera in tv l'ultimo episodio. E Maurizio de Giovanni ammette: «Che fatica scriverlo»

Lino Guanciale in una scena de Il Commissario Ricciardi
Lino Guanciale in una scena de Il Commissario Ricciardi
di Gennaro Morra
Lunedì 1 Marzo 2021, 13:22
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Ultimo appuntamento con le indagini del commissario Luigi Alfredo Ricciardi, il poliziotto bello e tenebroso chiamato a risolvere i casi di omicidio più difficili ed efferati. Andrà in onda stasera su Rai 1 alle 21.25 In fondo al cuore, il sesto episodio che chiude il primo ciclo di film tratti dai romanzi di Maurizio de Giovanni, un successo televisivo clamoroso, che ha portato sulla rete ammiraglia della televisione di Stato uno spettatore su quattro negli ultimi sei lunedì sera.

Ambientato nella Napoli degli anni 30, la saga de Il Commissario Ricciardi è nata nel 2007 dalla penna dello scrittore partenopeo. E in questa prima stagione televisiva sono stati trasposti in immagini i quattro libri iniziali (Il senso del dolore, La condanna del sangue, Il posto di ognuno e Il giorno dei morti), il sesto (Vipera) e il settimo, che è appunto In fondo al tuo cuore. Un romanzo che lo stesso Maurizio de Giovanni rivela che fece molta fatica a scrivere: «L'idea era di raccontare quattro stagioni seguendo le feste, e per l'estate ero in difficoltà – spiega lo scrittore in un post pubblicato su Facebook –. Perché se l'inverno ha il Natale, e se la primavera ha la Pasqua, estate e autunno non hanno la stessa esplosione di sapori e colori, di aspettative di bambini e potenza di tradizioni».

E prosegue: «Certo l'autunno ha San Gennaro, anche se dalle parti nostre il 19 di settembre è ancora estate piena, coi ragazzi che rubano i giorni per un altro bagno di mare, coi professionisti che tengono pronte le barche, coi ristoranti che hanno ancora i tavoli esterni in servizio permanente effettivo. Ma l'estate, al di là della povera festa dell'Assunta divorata dal ferragosto non ha.

E allora pensai, perché no? Ci può stare».

Ed ecco che nacque la storia che andrà in onda stasera: «Mi ritrovai a raccontare di un professore universitario che cadeva da una finestra, e cadde per otto cartelle e se non avessi pensato di non esagerare starebbe cadendo ancora. Raccontai di navi in partenza e di sogni in arrivo, di lontananze abissali e di eccessive vicinanze. E poi la storia, a tradimento e assai vigliaccamente, mi mise di fronte a un addio». Un commiato che costituì un blocco per il giallista: «Non riuscivo a superarlo. Non volevo scriverlo, quell'addio, e provavo a evitarlo, ma dopo due pagine me lo ritrovavo davanti, perché le storie fanno così, fingono di andare in una direzione e poi svolti un angolo e c'è un muro contro il quale vai a sbattere».

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Così questo settimo libro per de Giovanni rappresenta la storia della malinconia e del rimpianto: «E capii che non avrei scritto un romanzo delle feste per l'autunno, perché non c'era proprio niente da festeggiare. E ancora adesso, quando penso a questo romanzo, ho un groppo di nostalgia in gola. Un groppo bello, però. Perché ad amare qualcuno vale sempre la pena, anche se poi lo si perde». E conclude: «Il sesto e ultimo appuntamento col commissario Ricciardi, per voi. Per me In fondo al tuo cuore, il romanzo che mi ha insegnato a piangere ridendo».

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