Compagnia del cigno 2, Cotroneo: «La musica una passione per vivere»

Compagnia del cigno 2, Cotroneo: «La musica una passione per vivere»
di Titta Fiore
Venerdì 9 Aprile 2021, 07:43 - Ultimo agg. 18:15
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Amicizia, talento, passione, l'amore per la musica e la fatica di crescere. Tornano, dall'11 aprile su Raiuno, i ragazzi della «Compagnia del cigno», protagonisti della serie amatissima di Ivan Cotroneo ambientata nel conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. A guidarli, come sempre, l'inflessibile maestro Luca Marioni (Alessio Boni), per tutti «il Bastardo», un burbero dal cuore tenero che cerca di preparare i giovani musicisti del gruppo ad affrontare le difficoltà degli studi e le insidie della vita. Due anni dopo, i sette della Compagnia si preparano all'ingresso nel mondo accademico, dove la competizione diventa più serrata. E a complicare le cose, l'arrivo in conservatorio di un ex allievo, Teocom Kayà, diventato un direttore di fama mondiale, che era stato un vecchio amico di Marioni e di sua moglie Irene (Anna Valle).

Lo interpreta Mehmet Gunsur, già nel cast de «Il bagno turco» di Ozpetek, e la sua presenza acuirà i conflitti tra gli adulti e tra i ragazzi. Scritta dallo stesso regista con Monica Rametta, prodotta da Indigo e da Rai Fiction. «La compagnia del cigno» è stato uno dei grandi successi della prima rete Rai, con punte di share superiori al 30 per cento. Dice Cotroneo: «In un periodo particolare delle nostre vite una storia come questa che racconta l'importanza della condivisione e la necessità dell'impegno assume, per me e credo per tutti, nuovi e più profondi significati».


La Compagnia torna in un momento storico eccezionale, anche se nel racconto non c'è traccia della pandemia.
«La serie lancia attraverso la musica il suo messaggio di unione, di forza, di comunione. Non c'è la cronaca, però non abbiamo rinunciato a parlare della realtà del nostro paese e dei temi che ci sono cari, come quello dell'affidamento dei minori ai single o del consenso nelle storie tra ragazzi, tant'è che in questa seconda stagione racconteremo un episodio di grave manipolazione, quasi un plagio, ai danni di una delle protagoniste. E mostreremo madri sole alle prese con i problemi del quotidiano, e che cosa capita a una famiglia travolta da un caso di corruzione. Parleremo delle vite di ciascuno, nella loro quotidianità. Con la convinzione che, da soli, non si va da nessuna parte».


La serie tocca con leggerezza temi profondi, e si tingerà anche di atmosfere noir.
«Sì, ma la nostra idea di giallo ha molto a che fare con i sentimenti.

Nei nostri episodi si teme soprattutto per le sorti di qualcuno».


Che cosa hanno di speciale i ragazzi della Compagnia del cigno?
«Non si segnalano per fatti di cronaca, non fanno notizia, e questo ci piaceva molto. Studiano per passione e scommettono sul loro talento. Non sognano la popolarità, come tanti ragazzi di oggi, ma vogliono fare musica tutti insieme, entrando in un'orchestra. Mi sembra un'aspirazione commovente».


Come sono cambiati, due anni dopo il primo incontro?
«Ora sono più competitivi, devono lottare per una borsa di studio, per un posto in una formazione musicale. Il gioco si fa più duro e mette a rischio anche la loro amicizia».


Qual è l'aspetto più interessante di lavorare con un cast di giovanissimi?
«E stato bello mettere un gruppo di studenti del conservatorio di fronte a una platea molto ampia proteggendo, allo stesso tempo, il loro talento. E i ragazzi lo hanno capito benissimo. Quando si sono resi conto che la serie li rispettava come musicisti, e non solo come volti da cinepresa, il rapporto è diventato molto facile. Del resto, si tratta di giovani speciali, abituati a una disciplina ferrea, come gli atleti. Sono abituati anche a fidarsi».


La difficoltà più grande?
«Fare buon uso della loro fiducia».


Ora continuano a studiare al conservatorio?
«Sì, qualcuno si è già diplomato. La cosa sorprendente è che dopo la prima serie la loro stessa passione per la musica si è motivata. Stare sul set è diventata una specie di palestra. Erano più rilassati nella recitazione, ma sulle performance musicali si impegnavano allo spasimo. I ciak più numerosi li abbiamo battuti proprio per la scene di concerto».


Nel cast c'è anche una new entry napoletana.
«Si chiama Andrea Matacena, suona la viola ed è bravissimo. Abbiamo cercato con piacere una collaborazione con il conservatorio San Pietro a Majella, un'istituzione con una storia importante e gloriosa».


Nella serie teatri pieni e niente distanziamento.
«Abbiamo messo in scena la vita per come speriamo di riprenderla da qui a pochi mesi. Abbiamo tutti nostalgia dei teatri, del pubblico in sala. Girare quelle scene dopo il primo lockdown è stata un'emozione grandissima».

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