Jovanotti: «In Colombia stavano per arrestarmi». Il cantante presenta la nuova docu-serie su RaiPlay

Sulla piattaforma streaming arriva "Aracataca", un viaggio in sella alla bicicletta dalle Ande all'Amazzonia

Jovanotti: «In Colombia stavano per arrestarmi». Il cantante presenta la nuova docu-serie su RaiPlay
Jovanotti: «In Colombia stavano per arrestarmi». Il cantante presenta la nuova docu-serie su RaiPlay
di Mattia Marzi
Venerdì 21 Aprile 2023, 15:49 - Ultimo agg. 23 Aprile, 13:53
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L’altra volta, tre anni fa, era partito in sella a una comune mountain bike. E anche se riuscì a percorrere tutto il tragitto che si era prefissato, quando tornò in Italia accusò il colpo: «Il manubrio mi aveva provocato un problema di sensibilità alle mani: facevo fatica persino a suonare la chitarra», ricorda Jovanotti. Stavolta l’eterno Ragazzo Fortunato del pop italiano è partito in sella a una bici progettata insieme a un amico ciclista per l’occasione: «Pesa 50 chili. Ha un manubrio diverso. E le ruote di una bici elettrica, difficili da bucare. È un incrocio tra una Gravel e una Mountain bike», dice Lorenzo Cherubini, fiero, mostrando il mezzo, come fosse un’invenzione uscita da chissà quale laboratorio, ai giornalisti radunati a viale Mazzini a Roma, dove stamattina ha presentato “Aracataca”, che poi non è altro che la seconda stagione della serie “Non voglio cambiare pianeta”, da lunedì 24 aprile in esclusiva su RaiPlay.

In sella alla sua creatura il 56enne cantautore romano ha percorso all’inizio dell’anno 3500 km - e 50mila metri di dislivello - dall’Ecuador alla Colombia, passando per le Ande e fino ad arrivare ad Aracataca, appunto.

Tra salite, discese, foreste, cascate, sentieri e autostrade. Il viaggio rivivrà in 22 episodi da 15 minuti l’uno in streaming sulla piattaforma Rai: «È un docu-trip. Gli episodi sono brevissimi, così RaiPlay ci ha potuto infilare in mezzo un po’ di pubblicità - sorride lui, ironico - è il racconto avventuroso di un musicista viaggiatore. Per me la bici è uno sport solitario, una forma di meditazione che consiglio a tutti e a tutte le età. Ti confondi con la strada. All’inizio è difficile, soprattutto se non sei allenato. Ma una volta scollinata la crisi, diventa un’esperienza totalizzante. Mi rendo conto di quanto questi ultimi tre anni abbiano cambiato per tutti la prospettiva, con la pandemia. Lo scopo di questo viaggio è di aggiornare il sistema operativo, riformattarlo».

Ad un certo punto Jova ha rischiato anche di essere arrestato: «Ho superato un confine in Colombia e nessuno ci ha timbrato il passaporto: i vigili, impegnati a monitorare una manifestazione di alcuni camionisti, mi hanno fatto passare senza controllarmi. Ad un certo punto mi sono chiesto: ‘Ma non avrò commesso un’irregolarità?’. Così ho chiamato un mio amico che ha un contatto alla Farnesina. Mi hanno messo in comunicazione con un colonnello di Bogotà: ‘È rischioso’, mi ha detto. Ci siamo dati appuntamento e mi ha aiutato a risolvere un problema rischioso», racconta Lorenzo. «Quando esci fuori dal seminato ti dicono: ‘Pensa a cantare’. Ma in un’epoca di passioni tristi, come molti la definiscono, questa mia passione è una forma di militanza. Cerco di stimolare passioni gioiose, di vitalità: l’incontro, la fatica. Viviamo al centro di un bombardamento di notizie e di informazioni continuo e abbiamo la sensazione che anche senza mai spostarci il mondo ci raggiunga. Ma raggiungere il mondo è necessario. Perchè se è il mondo a raggiungere te ti sopraffà, ti deprime, ti rende impotente rispetto al tuo potenziale di cambiamento. Invece muoversi verso il mondo per me è una speranza di cambiamento», riflette il cantautore.

La prima stagione, pubblicata su RaiPlay nel 2020, in concomitanza con il lockdown, nei primi 30 giorni totalizzò 5,5 milioni di visualizzazioni e 600mila ore di visione, come sottolinea Elena Capparelli, direttrice di RaiPlay. Nei 22 nuovi episodi, frutto di 70 ore di materiale video girato con il cellulare e un’action camera, si ascolta tanta musica, anche inedita. Ma non uscirà un disco: «Ho scritto un sacco di pezzi, che poi ho registrato volutamente in maniera rudimentale una volta tornato a Cortona, dove vivo. Però non è previsto un disco, per adesso. Quando torni da quei paesi lì cammini ballando il reggaeton: meglio staccare”, sorride Jovanotti. Che poi, a una domanda sulla possibilità di trasformare la docu-serie in un programma tv, risponde: “Non faccio più distinzione, ormai, tra piattaforme streaming e tv generalista: per me è tutto tv. Per come la vedo io, la distinzione oggi come oggi ha perso di senso». Chi porterebbe con sé in un’eventuale terza stagione di “Non voglio cambiare pianeta”? «Forse Biagio Antonacci: si allena e ha un fisico da far invidia. Anche Gianna Nannini è allenata: fa pilates. Eros? No, lui è pigro e vuole l’albergo figo. Scherzo, naturalmente: gli voglio bene, è un amico», risponde Jovanotti.

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