«Dopo la trasmissione gli ha telefonato papà Antonio, decano del teatro, per fargli i complimenti: «Quel che mi rende fiero di te è che sai distinguerti sempre, mi ha detto. Be', ricevere un complimento da quel padre è una gran gioia». Figlio d'arte, Maurizio Casagrande è stato promosso sul campo. Ospite, lunedì scorso, del debutto di «Made in Sud», autori e produttori hanno deciso di tenerlo in organico anche nelle prossime puntate per allietare il programma comico di Raidue, in onda nella prima serata di domani. In questi casi sono i picchi di ascolto a dettare le scelte. E, con Casagrande, la coppia Clementino-Lorella Boccia, la novità per ora più riuscita di questa decima edizione, funziona ancora di più.
Casagrande: «Mi trovo bene con loro; entrambi dimostrano in scena di essere i bravi ragazzi che sono.
1,4 milioni circa di telespettatori (share 8,2% e un più 3,7 rispetto alla prima serata del lunedì precedente): gli ascolti dell'esordio non sono negativi, ma forse in Rai si aspettavano qualcosa in più? Casagrande: «Non sono un esperto, ma la concorrenza interna della serie di Raiuno Nero a metà si fa sentire; tuttavia, la curva dell'audience, partita a circa il 4% e in crescita fino alla fine, è un ottimo segno per un programma-contenitore come il nostro». Far ridere, e far ridere bene, non è facile. Casagrande vanta una esperienza vasta ed eclettica al riguardo. Tra l'altro, quella al fianco di un maestro come Proietti nella miniserie «Il signore della truffa», del 2011. La sua lezione? «L'entusiasmo di un mestiere che diventa vita. Perché anche a tavola, tra amici, Gigi aveva la gioia di mostrarsi, divertirsi e divertire i presenti. Mai distacco, menefreghismo, sempre passione, partecipazione. Ecco, questo è una virtù che gli ho rubato».
«Made in Sud» resta un laboratorio. Cosa consiglia a chi sceglie di far ridere per professione? «Io amo la comicità di situazione, proprio quella che non va di moda. Soprattutto oggi, chi vuol suscitare riso deve riuscirci in 30, 40 secondi. Non di più. Forse è anche troppo. Dunque, ragazzi: talento, battute originali, sorprendenti, e tempi strettissimi, ritmo incalzante. Tutto si brucia quasi subito... Quanto a me, ho un ruolo diverso, io devo equilibrare ciò che serve per far ridere con ciò che piace». Progetti? «Forse un film; senza dubbio il teatro, che oggi significa A tu per tre, e cioè io in compagnia di una cantante e di una pianista, entrambe usate come attrici. All'Acacia è stato un successo». Un'ultima curiosità: come sta papà Antonio? «Convive alla grande con i suoi 91 anni. Ha un unico cruccio: avere 20 anni di meno, per essere ancora un pischello».