Quattro “sì”, giudici in visibilio e pubblico a bocca aperta. Mentre lui, la sua, l’ha tenuta tutto il tempo chiusa, e lo stesso è riuscito ad animare il suo personaggio. Antonio Diana, di Villaricca, è attore per professione e ventriloquo per passione. La sua abilità nel dare voce ai pupazzi si è rivelata, recentemente, su una vetrina nazionale: “Tù sì que vales”, il programma di Canale 5 con Maria De Filippi, Gerry Scotti, Teo Mammucari, Rudy Zerbi in giuria, Sabrina Ferilli nel ruolo di rappresentante del tribunale popolare, Belén Rodríguez, Martín Castrogiovanni e Alessio Sakara in conduzione.
Un plebiscito per Diana: tutti ad applaudire e chiedergli come si fa, a parlare senza parlare, a far credere che sia quella prolunga di stoffa a esprimersi, ad animarla mentre si sta concentrati sulla voce che sale dall’interno.
Ma c’è altro e riguarda la coordinazione con l’oggetto che si è deciso di animare: «Ciò che si fa con la voce è la base, dopo viene il meglio: muovere il pupazzo, metterlo in linea con ciò che si sta dicendo, e nel frattempo cercare di non osservarlo per dare naturalezza a questo surreale colloquio». Roba da batterista, in pratica. Nel numero che ha fatto a “Tu si que vales”, ad esempio, c’è un pappagallo che si ribella a Diana e, dotato di animazione autonoma, sostituisce il suo “padrone” con Zerbi di cui diventa, a sua volta, il ventriloquo. Difficoltà, mille. E pure bere un bicchiere d’acqua, metafora della semplicità, diventa durissimo se mentre lo fai continui a parlare, come Diana ha dimostrato di essere capace davanti a una stupefatta De Filippi, la più curiosa tra i giurati delle sue gesta, mentre Scotti faceva complimenti a tutti e due, il ventriloquo e il volatile. Tra gli ingredienti della sua prova la napoletanità: quando il pappagallo decide di abbandonarlo intona “povero ventriloquo/ha perduto il pappagallo”, sulle note di “Povero gabbiano”, il pezzo cult di Gianni Celeste. Oppure, ma questo in tv non lo ha fatto, riesce a far parlare le sue creature come il governatore Vincenzo De Luca.
Ora è in semifinale, la prossima settimana viene trasmessa la puntata in cui torna a esibirsi: “Sarebbe un sogno andare avanti ma già così mi accontento. Posso farmi pubblicità e aumentare le domande per i miei spettacoli”. Diana da tempo è molto richiesto: feste, teatri di provincia, villaggi. «Ho uno show in cui faccio parlare 15 pupazzi, una storia completa». E contemporaneamente quanti se ne possono animare? «Io massimo 3, alcuni maestri anche di più». In ultimo, il rapporto col pupazzo: «A volte ho la sensazione che abbia una sua reale autonomia, tanto che il gioco in cui lo immergo è ben costruito». Dissociazione dalla propria creatura, fino a credere che abbia una sua intelligenza intrinseca: magari si rischia la sanità mentale, ma il divertimento e la magia sono assicurati.