Maria De Filippi: «Ho il terrore della malattia e della sofferenza. Il giorno in cui ho preso mio figlio Gabriele temevo di fargli schifo»

Maria De Filippi: «Ho il terrore della malattia e della sofferenza. Il giorno in cui ho preso mio figlio Gabriele temevo di fargli schifo»
Maria De Filippi: «Ho il terrore della malattia e della sofferenza. Il giorno in cui ho preso mio figlio Gabriele temevo di fargli schifo»
Martedì 15 Dicembre 2020, 15:44 - Ultimo agg. 16:09
5 Minuti di Lettura

Maria De Filippi è da 20 anni sulla cresta dell'onda con i programmi che hanno fatto la storia di Mediaset e della tv italiana. Tanti i successi professionali, ma il momento a cui ripensa spesso è tutto privato: quando ha adottato il figlio Gabriele. «Quando ho incontrato per la prima volta Gabriele (il figlio adottato con Costanzo, ndr): lui aveva 10 anni, io ero tesa come una corda di violino, era come andare a un esame a cui non ti puoi preparare. Pensavo: e se gli faccio schifo?», ha raccontato in un'intervista al Corriere della Sera. La conduttrice ha anche annunciato le novità dell'ultima edizione di "Amici" e confessato il suo incubo ricorrente.

Le sue trasmissioni continuano a riempire il palinsesto da anni, ma lei preferisce cambiare qualcosa a volte:  «Mi prendo sempre la libertà di cambiare qualcosa, di modificare i meccanismi come voglio. Ho unito i due troni a Uomini e donne perché così mi diverto di più. L’anno scorso ad Amici c’era la gara tra squadre, un meccanismo che stimolava la competizione tra i ragazzi che sicuramente appartiene più al serale che al pomeridiano.

Io stessa mi annoiavo un po’ e ho deciso di cambiare inserendo un meccanismo che si basa sull’individualità dei ragazzi, un meccanismo molto più aderente alla realtà del mercato discografico che coinvolge radio, produttori, registi di videoclip e a breve un direttore di compagnie di danza. La differenza vera è che non puoi fare copia-incolla sulle persone, le storie di vita non sono mai uguali, le vicende personali tirano sempre fuori qualcosa di diverso. I programmi li fanno le persone, così non c’è mai routine». 

E su Amici, a metà tra talent e reality aggiunge: «Era nato come esperimento, la prima edizione si presentarono in pochi, l’anno dopo i ragazzi erano 30mila. Pian piano è diventato sempre più talent, sono arrivate le case discografiche che prima non lo consideravano, si sono aperte le porte di Sanremo che prima erano sempre state chiuse, hanno cominciato a frequentarlo i cantanti che prima lo snobbavano. All’inizio i ragazzi erano tutti interpreti mentre ora sono tutti diventati cantautori, YouTube prima e TikTok poi hanno offerto loro la piattaforma dove potersi autoprodurre. La recitazione invece è stata una scommessa che ho perso perché in tv non si riusciva a renderla come volevo». 

De Filippi parla anche della scelta di prendere tra gli insegnanti Lorella Cuccarini, nota anche per le recenti posizioni sovraniste: «Intanto io la reputo una mia collega, non solo una prof di danza. Io penso che quelle prese di posizione siano state frutto di ingenuità che hanno dato luogo a equivoci. Per me quello che è successo deve rimanere fuori dal programma. L’ho sentita realmente interessata al progetto, è appassionata ma severa e rigorosa con i ragazzi: non premia mai chi non lavora come si deve». 

L'altra insegnante è Arisa, che tanti anni fa provò a entrare nella scuola: «Tra i 30mila ragazzi delle prime edizioni c’era anche Arisa e qualcuno la scartò alla prova telegenia, di cui ho scoperto l’esistenza solo a cose fatte. La telegenia è la più grande scemenza d’Italia, non ho mai lavorato guardando un monitor: se chi conduce guarda come viene in tv deve cambiare mestiere. E non mi sembra che la telegenia appartenga ai più grandi conduttori del mondo, come Letterman o Oprah Winfrey: loro piuttosto hanno superato la prova intelligenza». 

Alla domanda su qual è il programma in cui si riconosce di più spiega: «Amici è quello che mi dà soddisfazione, Tú sí que vales leggerezza e spensieratezza, Uomini e donne divertimento con gli amori di Gemma a 70 anni. C’è posta invece è quello che mi appassiona di più, perché la scelta delle storie è mia, perché mi misuro con quello che non conosco, con l’imprevisto di chi arriva ad aprire o meno la busta. Chi fa tv fa mediazione tra quello che succede in studio e quello che arriva a casa: C’è posta consente a chi lo conduce di non rimanere imbrigliato. Per questo preferisco il pomeridiano di Amici piuttosto che il serale, perché non mi sento ingabbiata in un meccanismo di gara dove il televoto padroneggia e se la mia attenzione di conduzione dura più tempo su un ragazzo che balla piuttosto che canta rischio di condizionare il risultato». 

Maria ha fatto anche Sanremo e ricorda le emozioni vissute: «La prima serata di Sanremo, perché ero terrorizzata, non ho mai avuto un panico così né alla maturità né alla laurea. Avevo la salivazione azzerata, continuavo a camminare con lo sguardo fisso e le labbra che si accartocciavano all’indentro. Ho scelto di non fare le scale non per la paura di cadere, ma per la certezza di cadere perché mi tremavano le gambe. Ero preparata su ogni autore di ogni canzone, anche se poi ho capito che non serviva a niente. Ho finito quella sera nella convinzione di tornare a Roma, talmente ero stanca. Se potessi la rivivrei in modo completamente diverso». 
Spazio anche all'incubo ricorrente e alle qualità del marito Maurizio Costanzo: «La malattia, ho il terrore della sofferenza per me e per le persone a cui tengo. Di Maurizio ruberei tanti talenti, a partire da quello di non smettere mai di essere curioso, sperimentare, mettersi in gioco. Io sono molto più cauta nelle mie cose, vado con la certezza di avere qualcosa sotto i piedi, lui invece non ha paura di buttarsi».

© RIPRODUZIONE RISERVATA